Debutto al femminile

di Irina Sorokina

La scala di seta di Rossini per la prima volta in scena al Filarmonico di Verona trova felice realizzazione grazie a un cast convincente, a un'ottima direzione e all'allestimento ben curato da una squadra tutta al femminile

Verona, 27 marzo 2022 - Sembra l’8 marzo, Festa della Donna festeggiata in ritardo, la nuova produzione del Teatro Filarmonico di Verona. Scorrendo i nomi che formano il team creativo della Scala di seta rossiniana, troviamo nomi femminili per tutti i ruoli: Stefania Bonfadelli, regia, Serena Rocco, scene, Valeria Donata Bettella, costumi, Fiammetta Baldiserri, luci, e non possiamo che esserne contenti. Il nome stesso dell’operina rossiniana, o, precisamente, farsa comica in un atto su libretto di Giuseppe Maria Foppa, è al femminile. Appare strano, ma la graziosa creazione del Cigno di Pesaro non fu mai messa in scena al teatro veronese: l’attuale produzione cerca di colmare questa lacuna e lo fa con successo.

Il nome stesso dell’operina spinge la regista e la scenografa a cambiare l’ambientazione. Dorvil, il giovane sposato in segreto dalla protagonista Giulia,usa la scala di seta per salire in camera della sposa: da qui prende spunto l’idea di ambientare l’azione in un negozio di stoffe e spostarla negli anni ’30 del secolo scorso, un’operazione delicata che non reca danni all’opera del giovane Rossini. Serena Rocco “costruisce” un esercizio commerciale elegante e spazioso, dove il buon gusto trionfa senza escludere le possibilità di gioco, intrigo e equivoco, tutti piuttosto innocenti. Preferisce linee semplici e colori non sgargianti, in perfetta sintonia con i costumi semplici di Valeria Donata Bettella che stanno molto bene ai cantanti e con le luci essenziali di Fiammetta Valdiserri.

Di buon gusto la regia di Stefania Bonfadelli, nel passato uno dei soprani di coloratura più in vista della sua generazione. Pensiamo che proprio il fatto di calcare in prima persona il palcoscenico, la porti creare uno spettacolo tradizionale nel senso buono della parola, garbato e intelligente, lavorando in modo profondo sui personaggi per costruire relazioni credibili che oscillano dal romantico al comico. Nelle mani della regista, Giulia, Dorvil, Dormont, Blansac, Germano non perdono le caratteristiche formali di ragazza, giovane amante, tutore noioso, corteggiatore vanitoso, servo scemo, ma acquistano una simpatica vivacità grazie a dettagli personalizzati come “costringere” due ragazze a lavorare nel negozio di proprietà del tutore in qualità di sarte e quindi, in qualche modo sentirsi “sfruttate”, conferire al giovane sposo Dorvil tratti di mediocrità e al tutore Dormont un evidente nervosismo. Questi dettagli risultano fondamentali per il successo di tutti i cantanti attori.

Il cast giovane – a eccezione dell’ormai mitico Carlo Lepore nel ruolo di Blansac - appare molto adatto al compito e altrettanto affiatato. Alla sua guida il giovane soprano Eleonora Bellocci come Giulia, che abbiamo ascoltato al Filarmonico esattamente un mese fa nei panni di Gilda in Rigoletto, con esito positivo. Disegna una Giulia decisamente grintosa dotata di buon senso e capacità di organizzare le cose, se non di comandare, senza mai perdere un’incantevole femminilità, e canta con uguale grinta, sfoggiando voce sana, squillante e ben appoggiata e una solida tecnica. L’aria molto impegnativa “Il mio ben sospiro e chiamo” non ha segreti per lei.

La parte dell’amante di Giulia, Dorvil, è affidata al giovane tenore veneto Matteo Roma, che appare in perfetta sintonia con la Bellocci per quanto riguarda la tecnica e la grinta con cui affronta la scrittura rossiniana tutt’altro che facile e canta con disinvoltura “Vedrò qual sommo incanto”.

Il basso napoletano Carlo Lepore, un punto di riferimento nel panorama attuale noto per le sue interpretazioni del repertorio mozartiano e rossiniano, fa di Blansac (cui viene affidata, da un'idea di Alberto Zedda, l'aria di baule rossiniana "Alle voci della gloria") qualcosa di simile alla ciliegina sopra la torta al cioccolato con cui paragonare il ruolo del pretendente alla mano di Giulia. Attore consumato, trova per l’uomo indesiderato mille sfumature. Il suo Blansac è una specie di gigante buono, che si considera irresistibile, gioca sul proprio fisico imponente, fa di tutto per mascherare la media età e si impegna in moine varie. Come non ammirarlo? E, alla fine, come non innamorarsi di lui? E come non godersi la voce di Lepore, così nobile e ben timbrata, la sua musicalità, la sua dizione e il suo accento?

Nel cast di alta qualità non si perde, anzi, si distingue particolarmente il giovane Emmanuel Franco nel ruolo di Germano. Sfrutta a favore del personaggio il proprio fisico un pochino goffo, possiede un'ottima mimica e non ha la minima paura di mettersi sotto un tavolino coprendosi con un telo… in poche parole, combina dei guai a non finire, ma lo fa con una simpatia unica. Una vera bestia da palcoscenico! Ottime anche l’interpretazione vocale e la musicalità.

Buone parole per Caterina Piva nel ruolo di Lucilla che dà un tocco personale al ruolo, disegna una ragazza avvenente e spiritosa, sta molto bene in scena e sfoggia una voce gradevole, morbida e di bel colore.

Completa il cast Manuel Amati, Dormont capace perfettamente di stare al gioco e conferire il suo personaggio dei tratti isterici che lo rendono indimenticabile.

Alla guida dell’orchestra della Fondazione Arena di Verona Nikolas Nägele, un giovane direttore d’orchestra venuto da Radolfzell am Bodensee, piccola città sul lago dalle sponde morbide e ospitali divise tra l’Austria, la Germania e la Svizzera che in estate ospita il celebre Bregenzer Festspiele. Attira subito l’occhio per il gesto bello ed espressivo, stacca con energia il primo accordo della sinfonia, seguito dallo scorrere in modo fluido del celebre tema. Si sente a proprio agio sia nella sfera buffa sia in quella lirica, è portato alla dolcezza e all’umorismo sottile. Ama senza dubbio il canto e i cantanti ai quali fornisce un accompagnamento attento e ricco di nuances.

Una calorosa accoglienza da parte del pubblico e grandi applausi a tutti gli interpreti, il direttore d’orchestra e la squadra al femminile che ha messo in scena lo spettacolo.