Buon compleanno, Parma Lirica

di Roberta Pedrotti

Lo storico circolo parmigiano festeggia il suo mezzo secolo di vita - e raccoglie fondi per rinnovare il palco - con la sfida di una produzione di Rigoletto nel parco di Villa Malenchini, alle porte della città.

PARMA, località CARIGNANO, 6 luglio 2022 - Avete letto Anche il buffo nel suo piccolo di Enzo Dara? Fra aneddoti e riflessioni, si snoda un'autobiografia che arriva ad Abbado e alla Scala, ma tiene sempre presenti le radici popolari, le piccole produzioni di provincia in cui muovere i primi (o gli ultimi) passi, il mondo dei circoli. Le pagine dedicate proprio alla melomania ruspante della bassa sono fra le più spassose, tenere, affascinanti del libro. Tornano alla memoria mentre si festeggiano i cinquant'anni di Parma Lirica, glorioso baluardo di quella tradizione che pulsa fra un piatto di tortelli e un concerto, un bicchiere di lambrusco e la serata nel loggione del Regio da non perdere e da commentare all'infinito. Una serata a Parma Lirica, fra locandine e foto storiche, fra i ricordi dei divi e dei melomani, è sempre un piacere.

Lunga vita, allora, al circolo, che festeggia il suo mezzo secolo con due anni di ritardo per ovvie ragioni, ma con ancor più entusiasmo. C'è qualche acciacco da sistemare, ma sono solo acciacchi materiali: il palco per i concerti in sede – ospiti ora i grandi di passaggio in città, ora giovani talenti agli esordi – ha bisogno di essere sostituito, qualche manutenzione è sempre necessaria (senza dire di spese e bollette) e la festa serve anche per raccogliere fondi. Per fortuna, la componente umana è il vero tesoro di un circolo come questo e per organizzare questa festa di compleanno il massimo impegno è profuso da tutti ben al di là di quanto elenca semplicemente la locandina. Si mette in scena Rigoletto, nel parco di Villa Malenchini alle porte della città; la presidente (e pianista) Cristina Bersanelli coordina il progetto artistico, la segretaria (e critica musicale) Patrizia Monteverdi firma la regia, la consigliera (e soprano) Gabriella Corsaro canta la parte di un'indispettita Giovanna. Questo, solo per fare tre nomi e indicare tre impegni, ma è ovvio che ciascuno si fa un po' factotum, e che tanti danno una mano, come i giovanissimi Samuele e Giacomo dietro le quinte. Una buona parte dello spettacolo, però, la fa anche il pubblico, il pubblico melomane della bassa, quello raccontato da Enzo Dara e che esiste ancora, con i suoi commenti salaci o naïf .

E non ci sono solo gli esseri umani. Avere il palco davanti a Villa Malenchini ha il vantaggio di un bel colpo d'occhio, di una scenografia già pronta, ma soprattutto si immerge in un parco, nella natura che ci offre il controcanto delle cicale al crepuscolo, quindi, man mano che la notte avanza, un assiuolo pascoliano intonatissimo che sembra voler duettare con Gilda.

Purtroppo, il pianista previsto Simone Savina è bloccato all'ultimo momento da un'indisposizione e l'eroico Stefano Conticello lo sostituisce prodigandosi in ogni modo per una coesione musicale che lo spazio aperto e le poche prove non rendono certo delle più facili. Ma non è la perfezione quel che si chiede in una produzione in cui, per citare La sonnambula, “tutto è il cuore”. Di certo, nel cast, colpiscono la giovane e possente voce del basso Adolfo Corrado come Monterone (lo vedremmo bene anche come Sparafucile) e il canto rigoglioso di Agostina Smimmero come Maddalena. Da riascoltare in altri contesti pure Raffaele Abete, il Duca, e Lucrezia Drei, Gilda. Devid Cecconi, Rigoletto, si lascia andare a qualche guasconata (quella corona tenuta “oltre ogni umana idea” al termine di “Sì, vendetta”). Fra veterani e non, il cast che generosamente si è offerto di sostenere Parma Lirica a titolo gratuito (forse anche per questo, in maniera affettuosa ma un po' irrituale, si chiama per i ringraziamenti finali anche l'agente della maggior parte di loro) è completato, con la citata Corsaro, da Francesco Ellero D'Artegna, Sparafucile, Angelo Lodetti, Marullo, Nicola Pamio, Borsa, Luca Bauce, Ceprano, Giulio Alessandro Bocchi, Usciere, e Silia Valente, interprete del paggio e della Contessa di Ceprano, vincitrice del premio Parma Lirica al concorso internazionale Gaetano Zinetti. Il coro dell'Opera di Parma è diretto da Gregorio Pedrini.

Sul piano scenico, la parte del leone la fanno i costumi forniti da Artemio Cabassi, in cui si condensa un po' il succo dell'operazione e del lavoro di un circolo: la generosità di chi li ha messi a disposizione, l'ingegno per reinventarli nel contesto, il volontariato e la professionalità. Così, è chiaro che sulla scena (citiamo anche il direttore di palcoscenico Tony Cremonese) l'importante sia prevenire gli – inevitabili – imprevisti e far filare tutto liscio il più possibile, ma si cerca anche di sfruttare lo spazio: Monterone interviene e maledice dalla finestra centrale della villa; dalla stessa canta lo spirito Gilda mentre Rigoletto stringe il sacco che già portava con sé dal primo atto (un presagio?).

Alla fine, si fa festa, perché è una festa, presente fra gli ospiti anche il neosindaco Michele Guerra. La festa dei melomani parmigiani, della buona volontà e dell'entusiasmo. Ancora, auguriamo cento di queste feste e soprattutto un nuovo palco per la sede cittadina, a ospitare grandi di oggi e di domani, o anche, semplicemente, il cuore degli appassionati. E se non ci credete, rileggetevi le pagine tenere e buffe di Enzo Dara.