I colori dell'aurora

di Vincenza Caserta

Il nascimento dell’Aurora di Albinoni torna in scena con i Solisti Veneti a quarant'anni dall'edizione diretta da Claudio Scimone.

MASER (TV), 23 luglio 2022 - La storica Villa di Maser sabato 23 luglio si trasforma in un grande palcoscenico, pronto ad ospitare un’opera di Albinoni poco nota: Il nascimento dell’Aurora, con i Solisti Veneti diretti da Giuliano Carella e i cantanti Kaori Yamada (Dafne), Martina Barreca (Zeffiro), Francesca Lione (Flora), Federica Cassati (Apollo) e Luis Javier Jimenez Garcia (Peneo) con la regia di Aldo Tarabella. La storica fontana della Villa diventa buca d’orchestra, mentre le statue ornamentali evocano un neoclassicismo dall’aspetto familiare che invita già all’atmosfera pastorale dell’opera. L’immersione nel clima arcadico proietta immediatamente il pubblico sulla scena ed il dislivello su cui avviene la fusione tra orchestra e cantanti mette in rilievo non solo le reminiscenze bucoliche offerte dal paesaggio, ma anche la trasparenza dell’acustica. E magicamente il tempo viene annullato da un simile scenario, il pubblico è da subito coinvolto nell’Arcadia di ninfe e pastori. Albinoni introduce in un clima festoso in cui gli archi dei Solisti Veneti si amalgamano con varietà sonora e armoniosa sicurezza alla brillantezza del clavicembalo. Festosità diventa la parola chiave che domina la scena e il riferimento alla nascita della “sovrana illuminata” Maria Teresa d’Austria è chiaro.

Il contrasto tra le vocalità, scura quella di Apollo e luminosa quella di Flora, sottolinea la raffinatezza con cui i Solisti Veneti e Carella riescono a imprimere varietà con plastica padronanza, come è evidente nell’Aria di Zeffiro. Ogni disegno musicale diventa articolato e “parlante”, le voci sono sempre sostenute con gentilezza dagli strumenti nello spirito della “teoria degli affetti”. Nell’interazione tra i personaggi e l’orchestra si evidenziano gli ottimi interventi solistici di Lucio Degani ed Enzo Ligresti. Vanno inoltre citati al continuo il violoncello di Giuseppe Barutti, l’arciliuto di Fabiano Merlante e il clavicembalo di Roberto Loreggian, che brillano di luce propria. La scrittura affidata alla viola d’amore di Chiara Parrini è in simbiosi con quella dei cantanti.

I colori che compaiono visivamente sulla scena sono invece affidati ad una buona sintesi cromatica: il mantello avvolto nei colori della notte di Peneo; il colore verde che predomina nel costume di Dafne come chiaro riferimento alla sacra pianta dell’alloro; la brillantezza vocale di Apollo sottolineata da un costume dorato; Flora con il suo costume fiorito e i broccati ricorda Maria Teresa d’Austria; Zeffiro sembra sceso da una nuvola per il suo colore azzurro.

Molto suggestivi anche i giochi di luce che arricchiscono e rinnovano la scena in sintonia con Carella e i Solisti Veneti. Il finale è una vera esplosione di colori musicali.