Passo dopo passo

di Roberta Pedrotti

Sotto la pioggia, l'anno musicale inizia a Como guardando al futuro, con la finale del 74° Concorso Aslico, alla ricerca di voci emergenti e degli interpreti per Luisa Miller (in scena nel 2023) e Die Zauberflöte (nel 2023 per Opera educational e quindi, nel 2023/24, in edizione completa in stagione).

COMO, 8 gennaio 2023 - Tutti aspettano il verdetto finale: senza vincitori non sarebbe un concorso. Guai, però, a pensare come se fosse una gara e il risultato una sentenza: è la fotografia di un momento, di quel che l'artista ha da offrire, del confronto con quel che hanno da offrire gli altri concorrenti, della percezione che ne hanno in giuria. Alla fine, se le cose funzionano bene, il risultato è equilibrato, non condanna chi non è arrivato in fondo o torna a casa a mani vuote (anzi, può darsi che un percorso senza medaglie arrivi anche più lontano, se ci sono intelligenza e perseveranza), offre un'occasione a chi è premiato, e con essa la responsabilità di farla fruttare.

Sono diciassette i finalisti del 74° concorso Aslico, e li ascoltiamo in una sola aria, ma basta per capire le logiche che hanno guidato la giuria nelle varie selezioni e, dove si potrebbe essere un po' meno convinti, ci risponde quasi telepatico il presidente Dominique Meyer a spiegare che, appunto, loro hanno sentito almeno cinque brani da ciascuno nel corso di diverse giornate e qualcuno “ha cantato ancor meglio ieri!”

Eccoli, dunque, i premiati, fra due categorie, opere a concorso e voci emergenti. Per la Luisa Miller di Verdi arrivano in finale due soprani, in confronto diretto su “Tu puniscimi, o Signore... A brani, a brani, o perfido”: Alessia Panza, 24 anni, vince e colpisce per l'ampiezza della voce e la lucentezza del timbro, dall'espansione teatralissima, ma alle doti naturali unisce sicurezza tecnica e musicale, nonché efficacia espressiva. Pure assai brava e coinvolgente, Caterina Meldolesi, 26 anni, ha la sola sfortuna di trovarsi in una sfida fra voci di prima qualità, e la sua non è meno ricca e sonora, leggermente più scura: a lei, giustamente, l'idoneità a seguire corsi e preparazione dell'opera (e, chissà, ci auguriamo di poterle ascoltare entrambe). Per noi, senz'altro, la fortuna di godere di queste giovani voci già importanti e decisamente promettenti, sulla scia della coetanea Martina Gresia appena applaudita in Norma, sperando di vederle sempre crescere negli anni. Curiosamente, i soprani più leggeri non mancano ma entusiasmano meno. La svizzera Nicole Wacker, 27 anni, vince la parte della Regina della notte per Die Zauberflöte, ma risulta idonea anche l'italiana Letizia Bertoldi, che con i suoi 22 anni può senz'altro far intravedere futuri, interessanti sviluppi. Si aggiudica inevitabilmente Sarastro il ventisettenne albanese Xhieldo Hyseni, rara voce di vero basso senza bisogno o brama d'infagottare e scurire la voce, così come fra i possibili Papageno si impone facilmente un vivace Pasquale Greco.

Nella categoria voci emergenti il tenore ventiquattenne Lorenzo Martelli viene premiato dalla giuria e dal pubblico: il suo Lamento di Federico va a segno per il trasporto governato da un accurato studio musicale sulla parola. Il mezzosoprano cinese Aoxue Zhu, 28 anni, suscita grandissimi applausi con “O ma lyre immortelle” per la qualità del legato, l'omogeneità dell'emissione e del timbro in tutta l'estensione, l'eleganza ispirata del fraseggio. Yuri Strakhov, baritono ventenne ucraino, ha mezzi promettenti che questo premio speriamo gli permetterà di affinare e mettere in luce al meglio.

Poi, c'è chi non ha vinto e, come ribadisce sempre a ragione Meyer, non si tratta di una condanna, ma di un'esperienza, perché un concorso è una tappa, un'opportunità (anche di crescere e correggersi), non un punto d'arrivo. Intanto, notiamo in tutti un ammirevole impegno nell'articolare il testo con chiarezza, anche in chi, non madrelingua, può non avere dizione perfetta. D'altra parte, si apre sempre il discorso spinoso della scelta dei brani giusti: a volte un pezzo difficile e appariscente può essere un'arma a doppio taglio, perché venirne a capo può essere un ottimo risultato per un giovane cantante, ma non basta per conquistare la giuria e il pubblico se non lo si domina con assoluta, spavalda sicurezza. Meglio dimostrare di cesellare con gusto un pezzo meno esposto, ma con il rischio di lasciare dubbi su qualche limite da nascondere... Il segreto è sempre nell'equilibrio nel dosare tutti gli elementi che offrano il ritratto migliore di sé. Qui, di sé, ciascuno dà qualcosa, e se oggi non frutta un premio, potrà approdare a miglior fine domani, e in ogni caso per ogni giovane aspirante artista - arrivino o meno le medaglie lungo il cammino, arrivi o meno una grande carriera – il tempo consacrato alla musica non sarà mai sprecato.

La ventiquattrenne Maria Stella Maurizi canta con buona impostazione e molto garbo, anche se il suo “Come scoglio” può maturare una maggiore incisività; la ventisettenne turca Ecem Aicasoy affronta a testa alta “Martern aller Arten” ma non trasmette molto di più, mentre il venticinquenne Paolo Nevi, ascoltato in “Firenze è come un albero fiorito”, dimostra qualità promettenti, da affinare e consolidare. Un po' chiaro, ma pulito nell'emissione il ventiseienne irlandese Rory Green come Papageno, mentre Maurizio Bove resta un po' in ombra nelle difficoltà di “Come un'ape né giorni d'aprile” (pezzo che agli scogli tecnici unisce una componente scenica ardua da sostenere senza i molteplici pertichini). Lucia Tumminelli, 26 anni, è una Liù trepida ed emozionata, come pure fa trasparire emozione il Tamino del ventisettenne Massimo Frigato, impegnato nell'aria del ritratto. La ventiseienne Chiara Guerra, infine, canta bene, la voce è di qualità, ma non imprime all'aria dei gioielli del Faust la brillantezza necessaria per emergere. Perché qui sta il punto: si presuppone che tutti coloro i quali arrivino alle fasi finali di un concorso sappiano cantare correttamente e che se si verifica un incidente sia per l'emozione che li tradisce o perché non in prefetta forma. Poi ci deve essere un qualcosa in più che fa dimenticare di essere in un concorso, una scintilla che fa capire che ci troviamo di fronte a un artista. Qualcuno quella scintilla la sa far brillare subito, qualcuno ha bisogno di prendere confidenza con il palco, di acquisire sicurezza, esperienza, di conoscersi e prendere le misure: a questo, anche, servono i concorsi. E a Como, oltre ai premiati, abbiamo sentito molte persone che magari in questo concerto non sono riusciti a far faville portando alla ribalta tutto il meglio di sé, ma che di certo in questa occasione avranno compiuto un passo in più per trovare la forza e la consapevolezza per farlo un domani. In bocca al lupo.

Alla fine, foto, lacrime, abbracci per tutti, con l'eroica pianista Hana Lee, che ha accompagnato tutti i concorrenti nelle selezioni e nelle fasi finali, e la giuria: Dominique Meyer (Presidente) Sovrintendente e Direttore Artistico del Teatro alla Scala, Milano, Fabrizio Maria Carminati Direttore Artistico del Teatro Massimo Bellini di Catania, Andrea Cigni, Sovrintendente e Direttore Artistico della Fondazione Teatro Amilcare Ponchielli di Cremona, Katrin König, Casting Director del Salzburger Landestheater, Giovanna Lomazzi, Casting Manager del Teatro Sociale – AsLiCo di Como, James Meena, Direttore Artistico di Opera Carolina di Charlotte (NC), Fortunato Ortombina, Sovrintendente e Direttore Artistico della Fondazione Teatro La Fenice di Venezia, Frédéric Roels Directeur dell'Opéra Grand di Avignone,Giovanni Vegeto, Direttore Generale del Teatro Sociale – AsLiCo di Como. Ma, come è facile aspettarsi, il teatro è pieno di addetti ai lavori e di pubblico, in attesa di ritrovarci per riascoltare questi e altri giovani di valore guardando sempre avanti.

https://studio.youtube.com/video/6sbIW1CwBdg/edit