Un poeta, un principe, un mago

di Luigi Raso

Jan Lisiecki debutta a Napoli nella stagione dell’Associazione Alessandro Scarlatti con un programma tutto dedicato a Chopin.

NAPOLI, 16 marzo 2023 - “Vi presento Lazinski, il maestro polacco, nipote e successore di Chopin.. un poeta del pianoforte, un principe del sentimento, un mago..”: la presentazione da parte della contessa Olga Sukarev del fantomatico pianista polacco Boleslao Lazinski all’inizio dell’atto II di Fedora di Umberto Giordano, anche giocando sull’assonanza dei cognomi, sembra calzare perfettamente su Jan Lisiecki.

Giovanissimo (classe 1995; canadese figlio di polacchi, lanciato in una brillante carriera internazionale da quando di anni ne aveva quindici), per essere presentato per la prima volta a Napoli dalla Stagione dell’Associazione Alessandro Scarlatti sceglie un programma integralmente dedicato a Fryderyk Chopin, autore del quale è riconosciuto interprete di riferimento.

E tornando alle raffronto ipotetico con il pianista Lazinski della Fedora di Giordano, nel corso dell’articolato recital pianistico - uno dei concerti più attesi e di maggior pregio della ricca, interessante e stimolante stagione dell’Associazione Scarlatti - Jan Lisiecki conferma di aver anche gli altri predicati nominali attribuiti da Olga Sukarev a Boleslao Lazinski: “un poeta del pianoforte, un principe del sentimento, un mago”.

Il programma scelto dal pianista canadese si fonda su due pilastri del repertorio di Chopin, compositore affine per le comuni origine polacche e culturali a Lisiecki: i dodici Studi op. 10 eseguiti in alternanza con undici Notturni, scelti a mo’ di gioco di rimandi e specchi. Il programma è una costruzione ‘architettonica’, sviluppata attorno all’alternanza di tonalità e atmosfere: infatti, seguendo contrapposizioni tra maggiori e minori, dal do maggiore dello Studio op. 10 n. 1 si giunge al do minore dello Studio op. 10 n. 12: ad ogni studio corrisponde, sulla base di strette relazioni tonali, il rimando a un Notturno.

Il risultato finale è suggestivo: a quel saggio ricco di ispirazione e cantabilità di pianismo chopiniano che è il corpus degli Studi op. 10 vengono contrapposte, in un’ottica di contrasto poetico e assecondando correspondances interne, i bozzetti poetici dei Notturni.

È un labirinto di emozioni quello costruito da Lisiecki, nel quale entra egli stesso in punta di piedi; lentamente accompagna gli ascoltatori e, dopo il viaggio, si esce insieme emozionati e ammirati della originalità della struttura del ciclo musicale.

Sì, perché è già il primo binomio Studio in do maggiore op. 10 n. 1 - Notturno in do minore op. post. a fornirci un’idea vivida del pianismo di Jan Lisiecki.

Tocco sopraffino, cura maniacale delle articolazioni interne dei brani, dei richiami interiori, “legato vellutato”-secondo la appropriatissima definizione del critico del New Yorker, Alex Ross -, ricerca della tinta espressiva e puramente sonora più confacente a ciascun brano; e poi c’è l’ampia gamma dinamica che il pianista canadese sfoggia: si va dalle sonorità più tenui dei sussurri dei Notturni fino a quelle telluriche e travolgenti degli Studi, dalla quella cupa del Notturno op. 48 n. 1 a quella magmatica dello Studio op. 10 n. 12

Insomma, un poeta del pianoforte, un principe del sentimento il quale, bandendo del tutto gli eccessi di languido sentimentalismo che per troppo tempo hanno offuscato la concezione interpretativa e umana di Chopin, ci restituisce un’interpretazione che coniuga perfettamente poesia, emozioni, pulizia, controllo e rigore interpretativi.

Da un parte, dunque, si ammira il virtuosismo pianistico degli Studi op. 10 è affrontato da Jan Lisiecki con dinamiche incalzanti, agogica sempre calibrata sulla temperie espressiva del singolo brano, in modo da restituire ai dodici brani una compiutezza e una poeticità lontana da ogni forma di meccanica ostentazione, dall’altra, si viene conquistati dal complesso e irrisolto panorama poetico e di emozioni dei Notturni, analizzati da Lisiecki con un abbandono ben ‘controllato’ all’intensità di emozioni che questi brani trasudano. Lisiecki si dimostra attento a cercare il massimo grado di intensità emozionale da estrarre da ciascun Notturno: in Chopin, superando quel limite, si rischia di cadere in sentimentalismo a buon mercato. Lisiecki invece possiede già una spiccata maturità d’interprete: individua quel limite e, gestendo il suo pianismo, non supera mai quel confine: evita, dunque, di illanguidire e dilatare l’agogica, non perde mai di vista l’armonico ‘respiro’ interno del brano, trae sonorità, nel peso e nel colore, adeguate al Notturno e Studio interpretato. ‘Emozionare controllando’ potrebbe essere il motto del pianismo chopiniano di Lisiecki.

L’interessante programma del recital è eseguito come se fosse stato concepito da Chopin come un corpus unico e compiuto, tanto è coesa, nel rispetto e nell’esaltazione della originaria contrapposizione dialettica tra i brani, l’interpretazione di Lisiecki: si percepisce la presenza di un ininterrotto filo di Arianna che lega l’alternanza Studio-Notturno e che ci aiuta a districarci nel labirinto ordito dal pianista

Al termine, gli Studi e i Notturni escono tanto legati intimamente tra loro che provare a descrivere l’esecuzione di qualcuno rischia di incrinare l’unitarietà interpretativa di Lisiecki.

Il concerto è stato registrato, in audio e video, dai tecnici dell’etichetta discografica Deutsche Grammophon: il pubblico, particolarmente attento, quasi ipnotizzato dalla lunga poesia pianistica declamata da Jan Lisiecki, al termine scioglie le proprie emozioni in un calorosissimo applauso e richieste di bis. Lisiecki ne concede uno: una struggente e delicatissima esecuzione del Notturno in si bemolle maggiore op. 16 del compositore, pianista e politico polacco Ignacy Paderewski brano ed esecuzione particolarmente apprezzata dal folto pubblico presente.

Liesicki? Un mago..