Lo sguardo su Bruckner

di Roberta Pedrotti

Oksana Lyniv dirige la Quinta di Bruckner ad apertura della stagione sinfonica del Comunale di Bologna e delle celebrazioni per il bicentenario del compositore.

BOLOGNA, 14 gennaio 2024 - Duecento anni dalla nascita di Bruckner. L'omaggio è d'obbligo (lo è stato fin dal capodanno viennese, naturalmente declinato nello spirito del Neujahrskonzert) ed è impegnativo, perché il compositore austriaco è di quelli che non fanno sconti, esigono fatica, duro lavoro dai musicisti, non reggono facilmente esecuzioni medie o mediocri. Ci sono pagine che riescono quasi sempre a salvarsi, quelle di Bruckner esigono totale dedizione e quest'anno le occasioni per rendercene conto di persona saranno senz'altro molte.

A Bologna si comincia subito con l'inaugurazione della stagione sinfonica e si viaggia in sicurezza, ché la formazione della direttrice musicale del Teatro Comunale è di forte matrice tedesca e trova nel tardo romanticismo il suo ambito d'elezione. Oksana Lyniv getta sulla sterminata Quinta sinfonia uno sguardo d'insieme che il gesto sempre netto e rigoroso – solo nell'Adagio del secondo movimento ammorbidito a mani nude – traduce in una lettura compatta, unitaria, capace di resistere alle forze potenzialmente disgreganti di una scrittura che è, sì, frammentaria nel trattamento tematico, ma strettamente coesa nel gioco interno di rimandi. Lyniv punta dritta alla meta con forza, anche di fronte al peso oggettivo del cimento (la breve pausa per un'accordatura intermedia è comprensibile compromesso), che non nega e semmai dispiega con perentoria ampiezza e solenne vigore, debitamente mosso nell'alternanza dei tempi contrastanti, che si compenetrano l'un l'altro come i diversi pesi e colori delle diverse sezioni, di soli e assieme. In questo, però, pare che Lyniv cerchi, più dello scintillìo di timbri diversi, l'unità di sfumature d'una medesima tinta, quasi gli stessi fiati si animassero fra ombre severe. L'orchestra risponde bene, concentratissima, e ha proprio nell'Adagio del secondo movimento il suo momento migliore, quando può abbandonarsi a un lirismo più disteso nel controllato digradare delle nuance dinamiche. Queste servono anche a ricaricare l'energia che poi si accumulerà inesorabile verso il finale, nel quale la direttrice ucraina procede ferma e sicura senza lasciarsi impensierire da quale possibile, fisiologico segno di stanchezza.

Un pubblico numeroso, attentissimo, al termine tributa copiosi applausi e suggella così felicemente l'apertura di una stagione sinfonica all'insegna di Bruckner.