Cartoline animate dal Giappone

di Antonino Trotta

Proposta nello spettacolo che Alvis Hermanis firmò nel 2016 per inaugurare la stagione della Scala, Madama Butterfly andata in scena al Teatro Carlo Felice di Genova riscuote un enorme successo: alla magnifica concertazione di Fabio Luisi si somma l’ottima prova sostenuta dal cast, in cui spicca Fabio Sartori nei panni di Pinkerton.

Genova, 28 gennaio 2024 – Duemila posti son duemila posti e al Teatro Carlo Felice di Genova un tutto esaurito è un segnale non di poco conto. D’altro canto, basta buttar un occhio alla locandina e le ragioni di una simile affluenza sovvengono alla mente con banale ovvietà. Se non bastasse il titolo, Madama Butterfly, già garanzia di successo al botteghino, la possibilità di rigustarsi una prima scaligera accarezzati dal bel sole genovese e senza la necessità di ipotecarsi un rene dev’essere sembrata un’occasione imperdibile ai più.

Ecco allora aprirsi il sipario sulla magnifica casa/scatola a soffietto che Alvis Hermanis ideò per Sant’Ambrogio 2016. L’impianto scenografico, fisso e cangiante grazie a pannelli mobili e proiezioni – curate da Ineta Sipunova – dal sapore didascalico, regala allo sguardo continue suggestioni visive e al tempo stesso erge una sorta di teca in cui Butterfly, bambola orientale prima, bambola occidentale poi, vive quasi imprigionata. Come la maggior parte degli spettacoli che hanno inaugurato la Scala negli ultimi anni, anche quest’allestimento di Hermanis non prende le distanze dal racconto convenzionale, ma l’opulenza che si vede in scena offre, in tutta onestà, ammiccanti motivi di distrazione: stupendi, ad esempio, sono i costumi di Kristìne Jurjàne, soprattutto quelli del coro – una spesa simile è possibile solo alla Scala –, così come affascinanti risultano anche le coreografie di Alla Sigalova che animano il Balletto Fondazione Formazione Danza e Spattacolo “For Dance” ETS durante alcuni passaggi come il coro a bocca chiusa e dell’ingresso della geisha.

Se lo spettacolo mantiene le promesse, Fabio Luisi, alla guida dell’Orchestra del Teatro Carlo Felice, in gran spolvero, va oltre le già altissime aspettative. Plastica, sfumata, ricercata, equilibrata, intensa, la sua concertazione di Butterfly fa tesoro ed amplifica ogni segno in partitura per dar vita ad una narrazione di straordinaria efficacia drammatica. Priva di manierismi, priva di esasperazioni, ovunque carica di pathos, la lettura di Luisi assorbe e fa da cassa di risonanza al testo, catalizzando in più e più punti l’attenzione del pubblico. Encomiabile, infine, c’è parsa anche la sinergia col palcoscenico, guidato, ripreso e ispirato in svariate occasioni.

Il cast, infine, vanta tra le sue file alcuni pezzi da novanta. Su tutti, Fabio Sartori, nei panni del generale della marina, conquista per l’imponenza dello strumento che non teme né fatica né acuti. Ci propone un Pinkerton dal canto baldanzoso e sicuro: mancherebbe qui e là qualche migliore sfumatura sonora, tuttavia il fraseggio ben curato sa risarcire l’orecchio per queste piccole carenze. Lianna Haroutounian, Cio-Cio-San, non lascia segni indelebili pur cantando, dall’inizio alla fine, bene o molto bene: grazie alla rotondità nei centri e alla pienezza in acuto, fa meglio negli ultimi due atti che nel primo, dove l’espressione meriterebbe più delicatezza e meno artificiosità. Vladimir Stoyanov affronta Sharpless con la solita eleganza e professionalità, messa tutta al servizio del console che finalmente emerge nella commossa nobiltà che lo caratterizza. Manuela Custer crea una Suzuki che convince vocalmente e intenerisce scenicamente per l’affettuosa premura con cui attenziona la povera protagonista. Piacciono molto anche i comprimari: Manuel Pierattelli è un ottimo Goro, Luciano Leoni un sonoro zio Bonzo, Paolo Orecchia un validissimo Yamadori. Corretti Alena Sautier (Kate Pinkerton), Claudio Ottino (Commissario Imperiale), Franco Rios Castro (ufficiale del registro), Luca Romano (Yakusidé), Maria Letizia Poltini (la madre di Cio-Cio-San), Mariasole Mainini (la zia) ed Eleonora Ronconi (La cugina). Ottima, infine, la prova dl Coro del Teatro Carlo Felice, istruito dal maestro Claudio Marino Moretti.

Duemila persone applaudono incessantemente per quasi otto minuti, non si poteva immaginare chiusura migliore per questa fortunata produzione.