Sassonia, atto II: intrecci sacri

di Roberta Pedrotti

Un programma che intreccia il Requiem di Mozart con brani di Arvo Pärt è l'occasione non solo per riflettere sull'insolita combinazione, ma soprattutto per apprezzare la qualità del Dresdner Kreuzchor e della Dresdner Philharmonie.

DRESDA, 17 maggio 2025 - Pochi minuti a piedi separano la Semperoper dal Kulturpalast. Una, la casa della Sächsische Staatkapelle, l'altra, la sede della Dresdner Philharmonie; l'orchestra statale e quella cittadina, per semplificare i riferimenti amministrativi; lo storico teatro ottocentesco più volte distrutto e risorto, il palazzo della cultura eretto negli anni '60 del secolo scorso, al tempo della DDR, oggi un moderno e accogliente auditorium all'interno, all'esterno ancora decorato con il trionfo del socialismo reale.

Sembrano due mondi, vicini, diversi, complementari, come capita spesso qui sulle rive dell'Elba. Due mondi di grande qualità: basta sfogliare il programma della Philharmonie, il cui direttore principale entrante è sir Donald Runnicles, per farsene un idea, basta venire a un concerto per constatarlo nel concreto.

Questa sera, per un programma tutto sacro, c'è anche l'occasione di ascoltare il Dresdner Kreuzchor: sette secoli di storia per una formazione di giovani fra i nove e i diciannove anni dalle cui fila in passato sono usciti solisti come Peter Schreier e René Pape, direttori e compositori come Karl Richter, Hartmut Haenchen e Udo Zimmermann, musicisti, politici, accademici. Ascoltare questi giovanissimi tenori e bassi, questi bambini soprani e contralti nel Requiem di Mozart è un'esperienza che spiazza e affascina, sia perché, assuefatti alle voci femminili adulte, non siamo abituati a questo tipo di sonorità (che, pure, poteva essere familiare all'autore), sia perché il livello musicale e vocale è altissimo. Certe note tenute, filate e intrecciate a nitidissime polifonie, angeliche figurazioni di squisita finezza lasciano davvero sbalorditi, anche per l'amalgama e l'equilibro con l'orchestra, tersa nel suono e forbita nello stile sotto la direzione dello stesso Kantor Martin Lehmann.

Disorienta solo un po' l'orecchio italiano la pronuncia del latino alla tedesca, probabilmente anch'esso più affine a ciò che effettivamente ascoltava Mozart e tuttavia non perfettamente omogeneo nei fonemi fra coro e vari solisti, da cui intendiamo influenze locali, forme ora affini alla pronuncia restituta ora a quella ecclesiastica. Per morbidezza d'emissione, sensibilità di fraseggio e chiarezza di dizione si fa preferire il soprano Katharina Konradi, ben affiancata dal contralto Marie Henriette Reinhold. Un po' meno incisivi per l'eloquio latino non particolarmente fluido risultano i pur corretti Patrick Grahl (tenore) e Krešimir Stražanac (basso).

Altra particolarità del concerto è la scelta di intrecciare il postumo e incompiuto Requiem mozartiano ad alcune pagine di Arvo Pärt, celebrandone così i novant'anni. Quando ci aspetteremmo l'attacco del Dies irae dopo il Kyrie ecco che appare Fratres (1991); dopo il Lacrimosa abbiamo un intervallo e quindi il Benedictus e l'Agnus Dei sono separati da Peace upon You Jerusalem (2002) e Cantus in Memory of Benjamin Britten (1977); l'epilogo è affidato a Da pacem Domine (2006). Per certi versi la scelta intriga, perché costringe a mantenere vigile l'attenzione di fronte all'inconsueto inaspettato e a cercare nuove connessioni; tuttavia, interrompere la continuità del Requiem rischia in più punti di risultare dispersivo e ottenere l'effetto opposto. Dal punto di vista simbolico, l'intreccio testuale fra l'estrema riflessione sulla morte di un genio illuminista e gli appelli alla pace di un contemporaneo ha senz'altro un valore che non lascia indifferenti e seguendo le parole intonate dai formidabili Kreuzianer è difficile nascondere un moto profondo di turbamento e commozione. Sebbene non persuasi dell'opportunità dell'incastro Mozart/ Pärt, si esce dal Kulturpalast intenti a riflettere su ciò che si è sentito, ammirati da come lo si è sentito. E, per fortuna, quei piccoli formidabili musicisti, compunti e perfetti angeli sul palco, si riconoscono dietro le quinte, da lontano, a ridere, giocare e scherzare dopo il concerto come normalissimi bambini e ragazzi.

Leggi anche:

Dresda, Roméo et Juliette, 16/05/2025

Viaggio, non solo musicale, a Dresda

Dresda, concerto Gatti/Staatskapelle, 31/08/2024

Dresda, Benvenuto Cellini, 30/08/2024

Dresda, Der fliegende Holländer, 29/08/2024