L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Suoni dal Nord

di Sergio Albertini

Un bel concerto che mette in luce le qualità dell'orchestra ben diretta da Jaume Santonja chiude una stagione con ancora molti nodi in sospeso per il futuro, in attesa di un rilancio di cui il Lirico ha necessità impellente.

CAGLIARI, 21 giugno 2025 - Si chiude la stagione concertistica del Lirico di Cagliari. Si chiude in un clima ancora sospeso, senza la conferma ministeriale del nuovo Sovrintendente, e quindi senza alcun anticipo della stagione estiva, e in attesa della presentazione della nuova stagione operistica. Si chiude il 21 giugno, festa della Musica, senza che ci sia stata alcuna manifestazione ufficiale promossa dalla Fondazione. Si chiude con un programma Sibelius ed Elgar, quest'ultimo autore caro a Cagliari (in questa stessa stagione è stata proposta la sua prima Sinfonia, diretta da Alpesh Chahuan; i Sea Pictures e le Enigma Variations nel 2023), ed è una gran prova dell'Orchestra del Lirico, rilucente in ogni sua sezione. Sul podio, per la quarta volta a Cagliari, dopo due concerti e un'opera (leggi la recensione), Jaume Santonja: gran bel sentire, gran bel dirigere.

Il Concerto di Sibelius, per aprire: quell'incipit calmo, a tratti gelido, come l'acqua quieta del lago che il compositore vedeva dalla sua casa a Järvenpää (pianissimi impalpabili funestati dall'invadente rumore dei climatizzatori che han fatto da basso continuo a tutta la serata) alla grinta zingaresca del finale (ottimo Filippo Gianfriddo con il suo ritmo martellante e incalzante ai timpani). Sibelius aveva coltivato sogni da violinista, e si sente appieno in questo suo concerto (è stata eseguita, come di consueto, la versione riveduta); solista Fabrizio Falasca, spalla stabile dell'orchestra. Una esecuzione spontaneamente lirica, con una espressiva cadenza nel primo movimento; ma (lo strumento era o un Guarnieri del 1727 o un Rugeri del 1690, non ci è dato da sapere) il volume è debole, si stacca poco dalla massa orchestrale, soprattutto nel finale che richiede potenza e slancio (e magari un abbandono selvaggio, come nella registrazione di Mutter e Previn). Come bis, di Tarrega, Recuerdo de l’Alhambra nell'arrangiamento ed edizione di Ruggiero Ricci.

Virtuosismo orchestrale da capogiro, quello dell'Orchestra del Lirico nella Seconda Sinfonia in mi bemolle maggiore op.63 di Elgar; Santonja è bacchetta sicura, dal gesto netto, senza teatralità, efficace. I colori, il fraseggio, le dinamiche tirate fuori dalla compagine cagliaritana sono un rilucente caleidoscopio: ora una melodia degli ottoni e degli archi gravi, ora un arpeggio discendente dei violini, ora l'assolo lamentoso dell'oboe (Andrea Saccarola), ora il tremendo glissando si tromba (Luigi Corrias). Il terzo movimento è affrontato da Santonja con un approccio severo e quasi rallentato, fino a quel crescendo delle insistenti terzine di percussioni. Accoglienza festosa del pubblico non numeroso per una chiusura di stagione.

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