L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Musica e natura

 di Stefano Ceccarelli

Il secondo degli appuntamenti in cartellone per il ciclo “Estate a Santa Cecilia” è diretto da Daniel Harding e vede l’esecuzione di La Mer di Claude Debussy, seguito dal balletto completo di Daphnis et Chloé, capolavoro di Maurice Ravel.

ROMA, 18 gennaio 2025 – Composizioni impalpabili, seducenti, figlie della migliore avanguardia francese, accostabili alle correnti dell’impressionismo, come pure del simbolismo, La Mer di Debussy e Daphnis et Chloé di Ravel, eseguite l’una dopo l’altra, creano un gioco di specchi, anelando ad un impalpabile evocazione di elementi naturali. Scritte a pochi anni di distanza, sono testimonianze di un medesimo milieu sperimentale, seducente ed estetizzante. Il concerto inizia con l’esecuzione de La Mer. Al netto di un suono orchestrale splendido – e tale si manterrà tutta per tutta la serata –, brillante, pieno, la direzione di Daniel Harding ha forse dato il meglio di sé in Ravel, meno in Debussy. Il problema in La Mer è legato al gusto del britannico per una direzione ordinata, che mira a strutturare, contenere: Debussy, al contrario, andrebbe lasciato cantare, esaltando maggiormente dinamiche e colori. La lettura di Harding ne esce, a tratti, priva di emozioni (si pensi al finale della prima sezione, poco verticalizzato, dove dovrebbe immaginarsi un’assolata marina). Salvi molti passaggi cromatici, che abbondano nella seconda sezione, “Jeux de vagues”, e che si lasciano apprezzare, la medesima tendenza emerge anche nell’ultima parte (“Dialogue du vent et de la mer”), dove il compositore immagina l’agitazione marina durante una tempesta, che risulta poco incisiva.

Decisamente migliore, al contrario, l’esecuzione della più lunga composizione di Maurice Ravel, Daphnis et Chloé. Balletto che causò non pochi attriti fra il compositore ed il più celebre impresario d’inizio secolo scorso, Sergej Pavlovič Djagilev, all’interno dei cui celebri Ballets Russes la composizione venne eseguita, Daphnis et Chloé trae ispirazione dall’omonimo romanzo greco di Longo Sofista. Harding, rispetto a quanto mostrato in Debussy, ha mano molto più rilassata e larga, donando una convincente lettura della sublime partitura di Ravel, come si percepisce fin dall’incipitaria “Introduction et Danse religieuse”, che apre la I parte, e che dispiega già in maniera altamente evocativa il coro – splendida la performance di quello ceciliano. Il gesto di Harding si fa più tenero, morbido, senza perdere rigore ed abbrivio, che per lui sono elementi essenziali: come esempio può citarsi proprio la “Danse légère et gracieuse de Daphnis”, dal carattere spiritoso, guizzante, o il finale della I parte, la “Danse lente et mystérieuse des Nymphes”, simbolista, arcana. Molto più netto ed incisivo, Harding trascina il pubblico in due brani rutilanti come la “Danse guerrière” (che divide a metà la II parte) ed il finale III, il Baccanale, nel quale il direttore inanella begli effetti di crescendo, donando vividezza alla trascinante energia bacchica trasfusa in questo pezzo. Splendido, infine, l’indimenticabile “Lever du jour” che apre la III parte, fra i pezzi più belli mai scritti da Ravel, una pura estasi sonora, screziata dai vapori dei legni. Il pubblico applaude calorosamente, segno che il concerto è piaciuto.

Leggi anche:

Roma, concerto Harding / Santa Cecilia, 05/06/2025

Roma, concerto Harding/Bell/ Santa Cecilia, 17/04/2025

Roma, concerto Harding, 12/04/2025

Roma, Concerto Harding, 21/03/2025


Vuoi sostenere L'Ape musicale?

Basta il costo di un caffé!

con un bonifico sul nostro conto

o via PayPal

 



 

 

 
 
 

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.