Musical e Far West
Prosegue, con la bacchetta idiomatica di Timothy Brock, il ciclo dedicato dal Teatro Lirico di Cagliari alla musica statunitense.
Cagliari, 4 ottobre 2025 - Dal palcoscenico alle praterie. Suona bene, a mio avviso molto più che l'esotico From Musical to the Wild West, il titolo scelto da 'Sardinia Opera' (aka Teatro Lirico di Cagliari) per la terza 'rotta sonora', una rotta con poche incognite e alcune conferme. Perché se di musical si vuol parlare, e di musical statunitense, spiace un po' non leggere i nomi di Richard Rodgers (magari con quella delizia che è The March Of The Siamese Children da The King and I), o Cole Porter (l'incantevole ouverture da Anything Goes...) o Irving Berlin. Tocca comunque ad un fuoriclasse come George Gershwin aprire la serata, con la sua ouverture da Of Thee I Sing; sua, ma non del tutto, perché si tratta dell'arrangiamento curato da Don Rose: non sarebbe il caso che anche per il caro, vecchio George si iniziassero ad usare anche in Italia le edizioni critiche?
Metti, per esempio un altro brano in programma, la Cuban Ouverture di Gershwin (che, a ben pensarci, non è né musical né Wild West. Ma tant'è.). F. Campbell Watson, che si occupò delle partiture di Gershwin dopo la sua morte, fece apportare alcune modifiche e cambiamenti alla partitura. E, in una nota nella partitura stessa, lo stesso Gershwin ci tiene ad indicare lo specifico posizionamento delle percussioni latino-americane tra cui bongo, claves, güiro, maracas "proprio di fronte alla posizione del direttore d'orchestra". Qui a Cagliari le percussioni restavano sul fondo del palcoscenico, in alto. Restituire l'autentico suono e le volontà del compositore; non solo per Bach, Mozart o Donizetti, ma anche per Gershwin. In attesa che accada.
Il programma includeva anche, di Aaron Copland, Rodeo: Four Dance Episodes (perché non il Danzon cubano, che avrebbe fatto dittico con Gershwin ?), e Appalachian Spring (già ascoltata a Cagliari nell'aprile 2024, direttore Cem Mansur). La musica di Rodeo venne originariamente creata per un balletto da Agnes de Mille (nipote del più famoso Cecil B.); l'Orchestra del Lirico (che gode in questa serie di concerti di un particolare stato di grazia) rende perfettamente la 'prestanza fisica' della coreografia e i ritmi elastici della partitura. Merito anche di Timothy Brock al suo debutto cagliaritano, un direttore specializzato nell'accompagnamento musicale di film muti (Keaton, Lubtsch, Murnau, Lang...) e nel repertorio della prima metà del XX secolo; ha restaurato Nuova Babilonia di Šostakóvič, Cabiria di Pizzetti/Mazza e, su invito della Fondazione Chaplin, la partitura originale di Tempi Moderni. Già noto in Italia, dove ha diretto, tra gli altri, West Side Story e Carousel a Bologna, Lady, Be Good! a Napoli e Palermo, al Maggio Fiorentino con Fantasia di Disney, al Ravenna Festival, alle Terme di Caracalla. Brock nei due Copland offre una lettura brillantemente idiomatica; spiace che non si sia colta l'occasione per aggiungere il Ranch House Party con il suo pianoforte honky-tonk, inserito tra Corral Nocturne e Saturday Night Waltz, pagina extra ma di indubbio gusto 'americano'.
Appalachian Spring fu scritta nel 1944 per la compagnia di danza di Martha Graham, e fu l'opera che avrebbe reso Copland il primo compositore statunitense ad ottenere riconoscimenti internazionali, come il Pulitzer e il premio del New York Critic's Circle. L'Orchestra del Lirico ne ha restituito una esecuzione essenziale ed elegante, con la giusta dose di sfumature, mentre Brock ha saputo dosare senza eccessi un certo sentimentalismo che appare in filigrana, come nei malinconici passaggi iniziali degli archi (splendidamente resi nella loro sonora impalpabilità) e nell'assolo di Simple Gifts.
La smagliante ouverture dal Candide di Bernstein concludeva il programma. Terza opera per Broadway dopo West Side Story e Peter Pan, Candide debuttò il primo dicembre 1956 e si concluse brevemente dopo 73 recite (dalla sua prima esecuzione Candide è stata rivista almeno sei volte, producendo diverse versioni, con un cospicuo numero di autori coinvolti, dalla librettista originale Lilian Hellman a Hugh Wheeler, che riscrisse l’intero libretto per la nuova versione del 1973, fino agli interventi di Dorothy Parker, John Latouche, Stephen Sondheim, lo stesso Bernstein e sua moglie Felicia). Indubbiamente l'Ouverture è la più allegra ed accessibile tra le pagine orchestrali di Bernstein, sebbene sia collegata ad un musical (o comic operetta) che ha impiegato decenni per trovare il suo pubblico (personalmente ne ricordo una splendida esecuzione del'Orchestra Verdi di Milano diretta da Giuseppe Grazioli con Davide Livermore nel ruolo del narratore e quella alla Scala, nel 2007, con la regia discussa ma efficace di Robert Carsen), e Brock e l'orchestra cagliaritana hanno perfettamente aderito allo spirito spumeggiante della partitura.
Serata quindi di deciso successo, preceduta ancora una volta da una lettura di un comunicato di solidarietà da parte dei professori d'orchestra al popolo di Gaza; nello stesso giorno, l'Orchestra Sinfonica Siciliana, a Palermo (che curiosamente aveva in programma l'Appalachian Spring di Copland, la Porgy and Bess: Symphonic Picture for orchestra ed una più sostanziosa sinfonia, la seconda, di Ives) ha aderito allo sciopero per Gaza, annullando il concerto.
Due ultime considerazioni strettamente personali: per un Wild West made in Usa, personalmente avrei amato ascoltare (anche) una delle suites di Ferde Grofé, come la Death Valley Suite (1949) o la più celebrata Grand Canyon Suite (1931). Inoltre, nel mazzo di compositori statunitensi proposti, continua a restare sconosciuto per il pubblico italiano Marc Blitzstein (1905 – 1964). Bello sarebbe che una sua rivalutazione partisse da Cagliari. Per andare davvero 'Oltre'...
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