Stupore vivaldiano

di Gustavo Gabriel Otero

Philippe Jaroussky debutta al Colon di Buenos Aires con un recital straordinario, che conferma una fama ben meritata di autentico astro del canto barocco senza alcuna posa divistica.

BUENOS AIRES, 3 novembre 2014 - Nell'ambito della stagione 2014 del Mozarteum Argentino si è esibito, nella sala del Teatro Colón, per la prima volta a Buenos Aires il controtenore francese Philippe Jaroussky accompagnato dall'Ensemble Artaserse in una serata che si è rivelata un autentico Festival Vivaldi della più alta qualità.

Sebbene la carriera, le incisioni e i premi ottenuti dal giovane cantante possano far pensare a un artista con atteggiamenti da divo, la realtà è tutto il contrario. Ha fatto il suo ingresso con estrema semplicità e si è seduto, umilmente, in mezzo all'Ensemble Artaserse, che nella prima parte del programma ha proposto due concerti del compositore italiano che si sono fusi, senza soluzione di continuità, con le due opere d'ispirazione religiosa previste.

L'Ensemble Artaserse, composto da otto violini, due viole, due violoncelli, un contrabbasso, una tiorba, più organo o clavicembalo secondo le occasioni, ha aperto la serata con il Concerto per archi e continuo in Do minore (RV 120) di Antonio Vivaldi, reso con intonazione squisita e perfetti chiaroscuri barocchi. Immediatamente Jaroussky ha sgranato con solida emissione e impeccabili intenzioni lo Stabat Mater (RV 621).

Il Concerto per archi e continuo in Re Maggiore (RV 123) è servito da apripista per il Mottetto per soprano, archi e basso continuo in Sol minore (RV 629) Longe mala, umbrae terrores, sempre di Antonio Vivaldi, in cui si è potuta apprezzare la potenza vocale di Philippe Jaroussky, che ha riempito di suono perfettamente gestito l'immensa sala del Teatro Colón - spazio di acustica squisita, come risaputo, ma di dimensioni disumane per la musica barocca - e ha destato meraviglia per acrobazie, salti e ornamentazioni,

Dopo la pausa sono seguite quattro arie d'opera, in due coppie separate dal Concerto per due violini in La minore (RV 522), ammanito con impeccabile rifinitura stilistica dall'Ensemble Artaserse, con l'impeto distinto del suo concertino Alessandro Tampieri.

Con una omogeneità di registri sorprendente e fraseggio raffinato sono passate dalla gola privilegiata di Jaroussky "Se in ogni guardo", da Orlando finto pazzo (RV 727) e "Vedro con mio diletto", da Giustino (RV 717), per concludere con due estratti dall'Olimpiade (RV 725) "Mentre dormi" e "Con questo ferro indegno ….Gemo in un punto e fremo": un'autentica lezione di colorature, agilità, ornamentazioni e chiaroscuri perfetti.

Dopo l'ovazione, son giunti i fuori programma, sempre di Vivaldi, coerenti con la seconda parte del concerto: "Sento in seno" da Giustino e il finale - come ha spiegato lo stesso Philippe Jaroussky in perfetto spagnolo, dopo aver espresso la gioia del debutto al Colón - in linea con i pezzi religiosi della prima parte"Cum dederit" del Nisi Dominus. Impeccabile sigillo aureo per una serata indimenticabile. 

foto Liliana Morsia