Sei troppo bella, Tosca

di Gabriele Cesaretti

 

Secondo titolo in cartellone al Teatro Pergolesi di Jesi, Tosca riscuote un franco successo nell'allestimento di Massimo Gasparon ispirato alla Roma di Caravaggio e Bernini e con la direzione avvincente di Antonio Pirolli, vero punto di forza dello spettacolo. Pubblico entusiasta, alla fine, anche per la protagonista, Dimitra Theodossiou, e per il tenore Alejandro Roy.

JESI, 9 novembre 2014 - La Stagione Lirica del Teatro Pergolesi di Jesi organizzata dalla Fondazione Pergolesi Spontini si era aperta, a ottobre, con una controversa produzione di Don Giovanni nello spettacolo di Graham Vick [leggi la recensione delle recita di Brescia] che ha attraversato e sta attraversando tutt'ora i teatri italiani: la regia aveva diviso il pubblico e non erano nemmeno mancate delle polemiche per la scelta di non impiegare in buca la Form – Orchestra Filarmonica Marchigiana (presenza storica al Teatro Pergolesi) in favore de I Pomeriggi Musicali, che ha fornito una prova non del tutto soddisfacente: il battibecco tra la Form e la Fondazione era culminato in un doppio volantinaggio in occasione del debutto del capolavoro mozartiano, peraltro salutato dal pubblico della prima con una certa freddezza e qualche sparuta contestazione.

Il clima è stato decisamente più sereno e rilassato per il secondo allestimento: la ripresa della pucciniana Tosca siglata da Massimo Gasparon, uno spettacolo nato per lo Sferisterio di Macerata nel 2008 e l'autunno successivo riadattato, con grande intelligenza, per gli spazi più intimi e raccolti del Teatro Pergolesi. A distanza di sei anni lo spettacolo torna a ricreare una Roma caravaggesca e cupa, secondo le intenzioni dello stesso regista: “L'opera è ambientata in una Roma trionfante e tetra, decadente e splendente allo stesso tempo; ho rivisto la Roma del Caravaggio con i suoi chiaroscuri di forte drammaticità; la Roma del Bernini e del Borromini, marmorea e funebre.” Il colpo d'occhio del “Te Deum”, che allo Sferisterio occupava la quasi totalità dell'enorme palcoscenico areniano, è virato a Jesi impiegando il coro in platea, con uno spettacolare effetto di stereofonia, accentuato ancor più da un'esecuzione precisa come è stata quella del Coro Lirico Marchigiano “V. Bellini”. Resta, questo di Gasparon, uno spettacolo più elegante che drammaturgicamente accurato, dato che sembra difficile immaginare Tosca a passeggio per Roma nel I Atto (che, in fondo, si svolge in pieno giorno) con un abito prezioso e lussuoso in nulla inferiore a quello indossato per la Cantata di Gala della sera stessa, ma si tratta di peccati veniali di fronte alla bellezza dell'insieme, che anche il pubblico saluta con caldi applausi e qualche sospiro di sollievo negli intervalli.

Punto di forza della serata la concertazione sensibile di Antonio Pirolli che, benché al debutto jesino e in questo coadiuvato da una Form molto concentrata e precisa, ha compreso le particolarità della particolare acustica del Pergolesi, assai percussiva, operando cambiamenti nella disposizione degli strumenti in buca e tenendo sotto controllo il più possibile le sonorità nei momenti di maggiore parossismo: il risultato è stata una lettura avvincente e coinvolgente che, però, non cadeva mai nell'accumulo di decibel fine a se stesso ma dimostrava di saper conquistare il pubblico nella tensione narrativa senza perdere per strada il necessario sostegno alle voci schierate sul palcoscenico.

Il cast sul palco è sembrato assemblato con cura, anche se non immune da difetti. Tosca è Dimitra Theodossiou, che con questo personaggio tornava sulle tavole del palcoscenico che la aveva vista poco più che debuttante interpretare il Ruy Blas di Filippo Marchetti nel 1998 e Liù in Turandot (suo unico altro ruolo pucciniano) l'anno successivo: la sua incarnazione della diva romana non è affatto immune da molti dei vezzi che il soprano greco ama inserire nelle sue interpretazioni, come note frequentemente spoggiate nei pianissimi (spesso a rischio rottura) e una gestione dei fiati piuttosto eccentrica e non sempre condivisibile (“un fruscio / di vesti”), ma il temperamento d'interprete non è male (soprattutto se tenuto a freno nei momenti più rischiosi) nella creazione di un personaggio fortemente fragile e molto femminile. Le cose migliori sono venute nel II e III Atto, dato che la donna innamorata del I resta ancora un aspetto del personaggio parzialmente irrisolto nell'interpretazione della Theodossiou, che coglie comunque un caloroso successo personale.

Il successo è condiviso con il Cavaradossi di Alejandro Roy, già protagonista a Jesi anche nel 2008 e, come allora, applauditissimo e festeggiatissimo dal pubblico, anche se l'emissione si è fatta più pesante e l'imitazione di Franco Corelli (già evidente sei anni fa) più accentuata: negli spazi raccolti del Pergolesi, tuttavia, la voce suona voluminosa rispetto al deludente Alfredo maceratese del 2009 e gli acuti colpiscono per la sicurezza e la spavalderia, benché lo squillo non sia adamantino, qualità assai apprezzate dal pubblico.

Lo Scarpia di Thomas Hall presenta una vocalità interessante unita, però, a un'emissione che, a volte, indulge in note francamente brutte che sono sembrate tali, però, più per una scarsa padronanza dell'articolazione della lingua italiana che per qualche difetto d'appoggio.

Notevole il sonoro Cesare Angelotti di Fabrizio Beggi mentre è parso assai misurato e coinvolgente il Sagrestano di Paolo Orecchia, al pari dello Spoletta di Saverio Pugliese e dello Sciarrone di Giacomo Medici. Completavano il cast il carceriere di Gianni Paci e il pastorello di Ilaria Frenquelli.

Al termine successo caloroso per tutti, con punte di entusiasmo per Roy e Theodossiou, ma andrà anche sottolineato il generale apprezzamento che ha coinvolto l'iniziativa “Con l'opera si mangia”, che ha visto i ristoratori jesini proporre piatti a tema con il capolavoro pucciniano, che fossero pizze o cocktail: un'idea da ripetere.

foto Binci