L'eccesso e il difetto

 di Gustavo Gabriel Otero

 

Si chiude la stagione del Colon con una produzione ricca (forse troppo) e curatissima di Hugo De Ana e un cast dove a fronte di ottimi colleghi sono proprio i due protagonisti, in misura e per motivi differenti, a deludere.

BUENOS AIRES, 25 novembre 2014 - Madama Butterfly chiude la stagione 2014 del Teatro Colón di Buenos Aires con un ottimo allestimento di Hugo De Ana, voci irregolari e una buona resa orchestrale.

Hugo De Ana, occupandosi di tutti gli aspetti visivi, ha fatto ricorso alla giustapposizione di elementi per delineare la cornice di quest'opera. Ai tratti necessariamente giapponesi ha unito un certo minimalismo nella concezione di tre cubi nei quali si sviluppa l'azione, un ampio fondale con vosta sul mare che si muta in farfalle e fiori, un pizzico di teatro nipponico (mescolando Kabuki, Bunraku e Nô), servi di scena vestiti come ninja e quant'altro, anche di barocco.

Il primo atto risulta poetico dall'inizio alla fine, mentre il blocco formato da secondo e terzo soffre una certa propensione all'eccesso. La recitazione è delineata con evidente profondità nella cura di ogni movimento o gesto ed è un peccato che la sovrabbondanza di farfalle e fiori, e la presenza di quasi tutti i personaggi nel preludio al terzo atto sovraccarichino senza necessità una messa in scena con buone idee. La scena del suicidio con l'aiuto di Suzuki è basato su distinti rituali giapponesi e in luogo del sangue la protagonista dispiega un nastro rosso, evidente tributo al teatro giapponese. Ancora, un ottimo lavoro, tradizionale senza rinunciare a elementi e tecnologie moderne che, anche se un po' carico, non delude.

Il soprano armeno Liana Aleksanyan - che sostituiva all'ultimo momento Patricia Racettte - non ha potuto dare a Cio Cio san tutto quello che le spetterebbe. La voce è piccina ma ben gestita, con alcuni problemi nel grave e acuti possenti. Ha cercato la via di una lettura introspettiva ma, infine, il peccato maggiore è stato il non aver commosso.

Il tenore James Valenti ha presenza scenica perfetta per Pinkerton: giovane, alto, bello, dagli atteggiamenti seduttori. Il problema è il suo canto. Si tratta anche nel suo caso di voce limitata, senza attrattive, a tratti calante, in difficoltà nell'aria del terzo atto. Ha deluso fino a suscitare le contestazioni di una piccola parte del pubblico.

Senza dubbio le voci migliori sono state quelle di Guadalupe Barrientos (Suzuki) e Igor Golovatenko (Sharpless). La prima ha esibito un notevole legato, bel timbro e una perfetta interpretazione, mentre Golovatenko possiede una voce importante che piega con duttilità rilevando ottime risorse. Sergio Spina è stato un Goro quasi, potente lo Zio Bonzo di Fernando Radó e corretti sia gli altri interpreti sia il Coro stabile. Il maestro Ira Levin ha ben condotto l'Orchestra del Colon. La sua visione è parsa precisa e accurata, tesa a realizzare un equilibrio fra buca e palco che, tuttavia, non si è sempre verificato.

Prensa Teatro Colón/Máximo Parpagnoli/Arnaldo Colombaroli 

Teatro Colón. Giacomo Puccini: Madama Butterfly Libretto di Luigi Illica e Giuseppe Giacosa. Hugo De Ana, regia, scene, costumi e luci. Liana Aleksanyan (Madama Butterfly), James Valenti (Pinkerton), Guadalupe Barrientos (Suzuki), Igor Golovatenko (Sharpless), Sergio Spina (Goro), Fernando Radó (Zio Bonzo), Fernando Grassi (Principe Yamadori), Gabriela Ceaglio (Kate Pinkerton), Mario De Salvo (Commissario Imperiale), Román Modzelwski (Ufficiale del Registro). Orchestra e Coro del Teatro Colón. Maestro del Coro: Miguel Martínez. Direttore e concertatore: Ira levin.