La voce nel silenzio

di Roberta Pedrotti

Il Museo del violino di Cremona permette di percepire il rapporto fra la cultura materiale e artigianale dello strumento e la sua voce artistica e inafferrabile.

CREMONA, gennaio 2023 - Mi riesce difficile immaginare un ambito in cui l'ingegno umano, fra studi teorici e sapienze empiriche artigianali, sia arrivato a un livello di complessità e perfezione come quello della creazione di strumenti musicali. Ci sono, è vero, gli strumenti medici, i mezzi di trasporto, le apparecchiature scientifiche, ma si tratta di prodotti con un specifica utilità pratica, ormai quasi esclusivamente demandati a una progettazione ingegneristica. Invece, lo strumento musicale è qualcosa che più senso concreto non serve a procurarci il cibo, a ripararci dalle intemperie, a preservare la nostra salute e integrità fisica. La musica è indispensabile perché, in fin dei conti, non “serve a niente”, e quindi ci permette di sentirci esseri umani al di là della mera sopravvivenza. Ancor più, quelle vibrazioni dell'aria che vivono giusto il tempo di essere innescate e di raggiungere i nostri timpani, hanno ispirato una cultura materiale immensa, calcoli analisi e progetti quanto l'ineffabile personale sentire dell'artigiano e del musicista.

Tutto questo si percepisce anche di fronte allo strumento muto, ché muto non è mai. Passeggiando in centro, fra le botteghe dei liutai approdati da tutto il mondo, entrate nel Museo del violino di Cremona, entrate nella sua Sala dei tesori: l'allestimento sapiente commuove, perfino, perché aggirandosi fra le pareti cremisi e le bacheche ben illuminate si percepisce in ogni strumento una storia, una voce unica e irripetibile plasmata non solo dalle mani del liutaio, ma anche dalla tecnica e dalla sensibilità di chi, di volta in volta, lo ha suonato. Questi strumenti sono vivi perché una volta usciti dalla bottega le fibre e i pori del legno, le pennellate di vernice, le corde vibrano e cambiano nel suono che producono. Ciascuno con le sue minute differenze, una cassa più o meno bombata, il taglio di una F, lì sospeso a mezz'aria ha qualcosa da raccontare perfino nel silenzio. E non ci sono solo i tesori, né solo violini. Ci sono viole, violoncelli e contrabbassi, ci sono gli strumenti più antichi – o le loro riproduzioni – e tanti altri fino ai più recenti vincitori dei premi di liuteria. Testimoni di una cultura materiale ma non cristallizzati come reliquie, giacché il Museo organizza regolarmente audizioni nel suo auditorium per poter ascoltare alcuni pezzi della collezione, così come possono capitare prestiti per concerti o incisioni. Chi ha visto l'opera A sweet Silence in Cremona [leggi la recensione: Cremona, A sweet Silence in Cremona, 08/05/2022] ricorderà come, nel 2019, al centro era stato imposto il più rigoroso silenzio proprio per registrare le voci di alcuni strumenti del Museo.

D'altra parte, alla materia poetica, all'artigianato e all'arte, alla sostanza fisica dell'oggetto e alla natura effimera del suono, si abbina la tecnologia. Non solo si può osservare la riproduzione di una bottega di liuteria, non solo si possono sperimentare postazioni d'ascolto immersive, ma sono state implementate numerosi pannelli e monitor interattivi per ascoltare o esplorare la storia e la struttura dello strumento, tutti i suoi elementi.

In una decina di sale si combina l'aspetto didattico, sia storico sia tecnico, sia quello puramente emotivo, si legge, si tocca, si ascolta, ma si percepisce anche qualcosa di immateriale che vibra per simpatia anche nel silenzio, evocando non solo la manualità, ma anche la mitologia di violini e liutai diabolici, o comunque in possesso di misteriosi talenti e saperi. Sospesi fra speculazione teorica, cultura materiale e attimo fuggente, percepiamo quanto tutta questa inutilità pratica sia essenziale, “più del pan che mangio, più dell'aria che spiro”.

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