Addio a una musicista

di Gina Guandalini

Un ricordo della musicista, poetessa, pianista, cantante e soprattutto docente e "riparatrice" di voci Anna Maria Bicciato, a un mese dalla scomparsa avvenuta il giorno di Ferragosto.

Il giorno di Ferragosto ci ha lasciato Anna Maria Bicciato. Una breve e feroce malattia l’ha portata via a 83 anni in un ospedale di Treviso, la città dove abitava e dove lavorava con studenti di canto e giovani in carriera. Nata a Padova, aveva studiato pianoforte e canto in quella città e nei dintorni, ricevendo consigli da Toti Dal Monte, da Bice e Iris Adami Corradetti e soprattutto da una docente meno universalmente famosa, Cecilia Sacchetti, che salvò da un nodulo le sue corde vocali grazie a vocalizzi “mirati”. Fu questo episodio che convinse la Bicciato a dedicarsi non solo all’insegnamento del canto, ma anche a curare le corde vocali “in panne” o in temporanea crisi. La sua scomparsa è da chi scrive considerata un ulteriore aggravamento della crisi, per così dire, “tecnologica” che investe il canto lirico da una trentina d’anni. Cantante, pianista, poetessa – Anna Maria Bicciato era grande amica e interlocutrice di Giuseppe Sinopoli e ha vinto due premi di poesia nell’ultimo decennio – resta nella storia dell’opera come insegnante e “pigmalione” di numerosi artisti.

Le doveva moltissimo il baritono muranese Antonio Salvadori, che con voce ricca e morbida ebbe una carriera internazionale negli anni Settanta e Ottanta; vocalizzi e consigli la nostra docente ha prodigato a Lucia Mazzaria nella prima fase della carriera, a Vladimir Chernov, a Filippo Fontana, a Manuel Lanza, a Carlo Malinverno, a Maurizio Muraro e a tanti altri. Nel 1977 un giovanissimo principiante con timbro di basso si presentò nel suo studio: era Roberto Scandiuzzi, che Anna letteralmente scoprì, forgiò e poi sposò. “Mi ha dato la chiave per accendere tutti i miei motori. Dietro la riuscita di un uomo c’è una grande donna”, ha dichiarato Scandiuzzi pochi giorni fa. “Grazie alla suaprofonda cultura e onestà intellettuale Anna riusciva a coltivare i talenti delle persone e a spingerle a credere nelle loro capacità. Cultura, ricerca di perfezione, dedizione e abnegazione sono stati i punti fermi della donna che mi ha permesso di riuscire nel lavoro e nella vita”. Sono parole impegnative e piene di gratitudine da parte di chi sotto la guida di questa accompagnatrice lungimirante ha debuttato nel 1981, era alla Scala con Muti un anno dopo, e l’anno prossimo sarà Pimen nel Boris a Parigi.

La figlia di Anna e Roberto, Diletta, è cresciuta tra partiture, libri, VHS e DVD che facevano della casa trevisana della Bicciato una vera e propria “grotta di Aladino” culturale. Con i cognomi delle due nonne, Diletta Rizzo Marin, ha portato avanti una carriera preziosa di soprano di coloratura, per poi passare a ruoli di mezzosoprano saggiamente scelti fino a pochissimi anni fa. Tra le qualità della madre che Diletta ha ricordato al suo funerale, erano “talento, passione determinazione e carattere. Ed è proprio grazie ad esse che è riuscita a creare e plasmare la sua vita, nell’arte e nella musica. Ultima di otto figli, in un dopoguerra senza tante risorse. Quel suo carattere, nostra croce e delizia , che ha fatto di lei , per tutti noi, una forza capace di chiamare a sé, nel suo universo creativo, allievi e affetti”.

Negli ultimi anni l’allieva di punta è stata il soprano Angela De Lucia, discendente del tenore Fernando, che oggi - sull’esempio Bicciato – si va trasformando in una valida docente della gestione corretta di fiato e fonazione.

Personalmente ricordo lunghe telefonate in cui discutevamo i cantanti sopravvalutati di oggi, la serie BBC Le avventure di Merlino, i ruoli giusti per sua figlia, Il pianista di Polansky, i dischi di Scimone e della Horne, le varie versioni cinematografiche di Piccole Donne, l’ultima conferenza di Alessandro Barbero (di cui mi pregò che le trovassi un indirizzo, per potersi complimentare con lui). Soprattutto tengo dentro di me il pensiero dell’intenso lavoro di collaborazione – effettuato di persona, Anna Maria Bicciato non era della generazione di Internet – alle sue memorie, che l’ho piano piano convinta a evolvere in un commosso tributo a sua madre e alla città di Padova. Mi auguro che quei fogli trovino un editore.