L’Ape musicale

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Toscanini e verso la Scala nel XX secolo

Gli ultimi anni dell’Ottocento scaligero vedono una serie di interventi di ristrutturazione accompagnati da emergenze sociali ed economiche che portano il teatro così come ci è noto a un periodo di chiusura dal 1897 al 1898: per un anno e mezzo funzionò, con un numero ridotto di elementi orchestrali, come auditorium per alcuni concerti (fra cui si segnalano la prima italiana della sinfonia Dal nuovo mondo di Antonín Dvořák diretta da Leandro Campanari del 14 novembre 1897 e il concerto del 22 marzo 1898 per celebrare il cinquantesimo anniversario delle Cinque Giornate di Milano diretto da Pietro Mascagni), ma soprattutto come sala da ballo e persino palestra per gare di scherma. La crisi del teatro venne superata anche grazie al mecenatismo culturale: il duca Guido Visconti di Modrone, già presidente della Banca Lombarda, si propose come presidente di una “Società anonima per l’esercizio del Teatro alla Scala” disposta a gestirlo senza scopo di lucro per tre anni. La Scala ritrovò così la solidità finanziaria.

Il 26 dicembre 1898 ebbe luogo lo spettacolo di riapertura del Teatro alla Scala: I maestri cantori di Norimberga di Richard Wagner (in italiano) dal grande Arturo Toscanini, estimatore di Verdi come dei grandi autori d'oltralpe e delle nuove generazioni italiane rappresentate da Mascagni, Boito e Puccini, che debutta alla Scala nel 1889.

Rispetto alla prassi di libertà concessa agli interpreti nei confronti della partitura, Toscanini si dedica a un’attenta analisi delle opere per porgerle al pubblico con un’esecuzione che fosse il più rigorosa e rispettosa possibile dell'autore, si prodiga per ottenere luci più basse e maggiore attenzione durante lo spettacolo, l'abbassamento dell'area destinata all'orchestra (buca o golfo mistico) rispetto alla platea, sul modello dei teatri wagneriani. Non mancarono tuttavia scontri e perfino accuse di arbitrarietà mossegli dall’editore Giulio Ricordi: il contrasto con Ricordi, che voleva impedire al direttore di intervenire sul libretto del Trovatore verdiano per ripulirlo da consuetudini stabilitesi nel tempo, col figlio di Visconti di Modrone e le visioni gestionali e musicali spesso contrastanti con le posizioni di Toscanini, lo portarono, come Verdi prima di lui, a lasciare la Scala polemicamente nel 1903.

Dopo un effimero rientro nel 1907 e le dimissioni di Toscanini nel 1908, il teatro subì altre importanti modifiche, in particolare furono eliminati ventiquattro palchi per far posto all'attuale prima galleria (nel 1891 importanti lavori già avevano riorganizzato il loggione nell'attuale seconda galleria) e il teatro si dotò della buca per l’orchestra, già voluta dal Maestro e messa in opera dal sovrintendente Gatti Casazza.

Dopo la Grande Guerra vi fu il ritorno, seppur non definitivo, di Toscanini alla Scala, che vi diresse, fra l'altro, il Falstaff inaugurale della stagione 1921/22, la prima come Ente Autonomo, e la prima assoluta della postuma pucciniana Turandot (25 aprile 1926). Nel 1931, il direttore, in seguito a un’aggressione subita dinnanzi al Teatro Comunale di Bologna per essersi rifiutato di eseguire Giovinezza e la Marcia Reale decise di abbandonare l’Italia. In seguito alla caduta del fascismo la penisola si riempì di manifesti inneggianti a Toscanini, che inaugurò la nuova Scala, ricostruita dopo un bombardamento del 1943,  l’11 maggio 1946.

Arturo Toscanini è certamente una delle figure di maggior rilievo della storia teatrale milanese: nel 1957 il Teatro alla Scala omaggiò il suo storico direttore, scomparso quell’anno, con l'esecuzione a porte aperte, diretta da Victor de Sabata, della marcia funebre dall'Eroica di Beethoven, inaugurando una tradizione che si ripeterà per lo stesso De Sabata, per Gavazzeni e per Abbado.

Nel 1982 nacque la Filarmonica del Teatro alla Scala per volontà di Claudio Abbado mentre nel 1996 fu costituita la Fondazione Teatro alla Scala.

Il Novecento ha portato parzialmente alla luce il volto scaligero odierno, che dobbiamo ai lavori di ristrutturazione e restauro che ebbero luogo dal 2002 al 2004.

La Scala non è solo un edificio: la sua storia, costellata di lotte, gioie, trionfi e difficoltà, dimostra che l’istituzione incarna un incondizionato amore per la musica e la cultura. La Scala non è un semplice teatro, è un simbolo. [segue]


 

 

 
 
 

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