Souvenir dall'Oman

 

Breve selezione dalla Fille du régiment portata dal Teatro Massimo di Palermo alla Royal Opera House di Muscat, con un intervento del sindaco di Palermo Leoluca Orlando.

 

COMUNICATO STAMPA

Si chiude con un grande successo la tournée del Teatro Massimo in Oman

Trionfo per il concerto con la Damrau, il 20 maggio l’Orchestra torna a Palermo

Il primo luglio a Firenze con “Il Volo”, poi a Taormina e Segesta, nel 2017 in Giappone

MUSCAT. È stato un trionfo il concerto dell’Orchestra del Teatro Massimo con il soprano Diana Damrau che ha concluso il 18 maggio la tournée del Teatro alla Royal Opera House di Muscat, nel Sultanato dell’Oman. Il concerto ha fatto seguito alle tre repliche di Fille du Régiment di Gaetano Donizetti con il soprano Desirée Rancatore, opera cui il pubblico ha tributato una standing ovation. Domattina l’Orchestra rientrerà a Palermo, preparandosi ai nuovi appuntamenti in Italia e all’estero: il primo luglio sarà a Firenze per il concerto de “Il Volo”, poi nei teatri di Taormina e di Segesta, il prossimo anno in Giappone.

La Royal Opera House di Muscat, un imponente ed elegante edificio monumentale da 80 mila metri quadrati, 1.100 posti e una struttura che comprende parcheggi, negozi, ristoranti ed aree espositive, inaugurato nel settembre 2011 con la Turandot prodotta da Zeffirelli, è stato il primo teatro d’opera ad aprire nella Penisola arabica, e svolge un ruolo importante di diffusione della cultura e della musica occidentale in Medioriente. La sua senior artistic manager è la palermitana Francesca Campagna.

Un grande successo – dice il sovrintendente Francesco Giambrone – con cui il Teatro Massimo è tornato ai grandi appuntamenti internazionali. Grazie alla Royal Opera House che ci ha invitato, grazie ai nostri artisti, grazie al pubblico e al Paese che ci ha accolto”.

Oltre all’opera, ospita concerti sinfonici, balletti, una stagione di musica jazz, una di world music, una di musica araba. Il Sultano dell’Oman ha anche istituito un’orchestra sinfonica, la Royal Simphony Opera, che fa repertorio sinfonico, e un’orchestra giovanile: gli insegnanti vengono tutti dall’Occidente, i componenti devono essere tutti omaniti o parlanti lingua araba.

Una grande attenzione verso l’Occidente, quindi, per un Paese dove la presenza di imprese italiane è più che triplicata nel corso dell’ultimo biennio. Si tratta prevalentemente di studi di architettura e di società di progettazioni e costruzioni che operano nel settore delle infrastrutture e che si installano nel Sultanato, in joint-venture con partner locali, come d’obbligo. Relazioni che il sindaco e presidente della Fondazione Teatro Massimo, Leoluca Orlando, ha voluto consolidare, con una fitta agenda di incontri con rappresentanti del mondo delle istituzioni, dell’imprenditoria, della cultura.