Il diavolo, la cornamusa e la regina

di Giuseppe Guggino

In prima italiana in lingua originale, debutta stasera al Teatro Massimo di Palermo Švanda, dudák ossia Švanda il suonatore di cornamusa, opera popolare in due atti e cinque quadri di Miloš Kareš musicata dal compositore ceco Jaromír Weinberger e rappresentata per la prima volta al Teatro Nazionale di Praga il 27 aprile 1927.

Si tratta di un’interessantissima proposta sia per la godibilità intrinseca del lavoro sia per il fatto di essere una vera e propria rarità, giacché dopo una prima assoluta praghese accolta piuttosto tiepidamente il 27 aprile 1927, non è più stata rappresentata a Praga a partire già dal 1933 ed è circolata (in lingua tedesca) esclusivamente negli anni ’30 (a Vienna, Londra e New York) prima di cadere nel più totale oblio; le riesumazioni dopo gli anni ’30, infatti, si contano sulle dita di una mano e annoverano solo un’edizione radiofonica del 1958 (di molto scorciata) in versione ritmica italiana che trasforma il protagonista in pifferaio, eseguita dai complessi della RAI di Milano guidati da Nicola Rescigno con una trentenne Leyla Gencer, prima della ripresa moderna in forma scenica (con la regia di un debuttante Damiano Michieletto) nel 2003 al festival di Wexford, seguita da occasionali riproposizioni ad Augusta (2007) e Zittau (2012), e dall’allestimento di Axel Köhler, prodotto dalla Semperoper dresden che, a partire da stasera, si potrà gustare a Palermo per tutta la prossima settimana.

La gestazione dell’opera fu piuttosto travagliata, giacché la prima prevedeva un prologo, un epilogo e una scena per il tenore (a fine del secondo quadro) che poi furono tagliate o quantomeno rifuse in un discorso musicale più conciso; anche la partitura in versione “definitiva” presenta numerosi piccoli tagli indicati dallo stesso compositore, peraltro sempre praticati nelle riprese moderne (intervengono su ripetizioni o inutili prolissità) senza per questo sfigurare la bellezza dell’opera che, invece, stupisce proprio per la leggerezza del discorso musicale, perfettamente acconcia ad una storiella di contadini, ladri-gentiluomini e innocui diavoli danzanti che adesso raccontiamo proponendo un ascolto integrale.


 

Ouverture Ascolta

La corposa ouverture di più di 10 minuti inizia con il tema della cornamusa di Švanda

che sfocia in un articolato canone in cui Weinberger può sfoggiare l’erudizione contrappuntistica acquisita a Lipsia sotto la guida di Max Reger

su cui si innesta il tema, seguito da un passaggio modulante (sempre un tono sopra), che racconta - mediante continue ripetizioni – di una partita di carte all’inferno

nonché il motivo della polka con cui Švanda conquisterà i favori della regina cuordighiaccio

per via dei suoi sviluppi assolutamente imprevedibili. Innumerevoli riprese per quinte della cellula della cornamusa introducono un meraviglioso motivo popolare di Dorotka (che sarà il vero asse portante di tutta l’opera)

la cui risposta,

con gli innumerevoli avvitamenti armonici del suo sviluppo, costituisce il grandioso finale dell’ouverture (ma anche, come si vedrà, quello dell’opera), prima di un ripasso di tutti gli altri temi.

2: Ascolta Il primo quadro del primo atto si apre con ripetizioni cellulari un po’ janacekiane sulle quali due lanzichenecchi cercano infruttuosamente il bandito Babinský a casa di Dorotka (soprano); in realtà i momenti in cui Weinberger sembra denunciare riferimenti a Leóš Janáček (il maggiore operista ceco del ‘900) sono estremamente limitati alle situazioni di “azione”, mentre per il resto prevale un respiro cosmopolita del discorso musicale che guarda eterogeneamente all’800, alla musica popolare, al jazz e a Debussy come qui:

3: Ascolta Da un albero,dove si era nascosto, balza fuori il baldanzoso bandito-gentiluomo Babinský (tenore)

che inizia a fare il galante con l’indefessa e spaventata Dorotka, informandosi sulla sua situazione sentimentale e cavandone una risposta appassionata sul suo amore per Švanda, da poco a lei congiunto:

e di cui decanta la fama di formidabile suonatore di cornamusa, che nel frattempo sopraggiunge.

4: Ascolta Ne nascono de ritmi di danza su cui Švanda interloquisce con l’ospite,

5: Ascolta che esprime le sue ironie sul matrimonio, irritato dall’idillio dei due giovani coniugi:

e accenna alle gesta del terribile brigante Babinský, suscitando la curiosità del padrone di casa.

6: Ascolta Subito soddisfatta con questa ballada strofica di attacco tipicamente slavo ma con ammiccamenti ritmati alla musica di Kurt Weill

in cui si apprende che questo ladro-gentiluomo che ruba ai ricchi per dare ai poveri, questa sorta di Mackie Messer (e vale la pena notare che Die Dreigroschenoper sia posteriore esattamente di un anno a Švanda), firma le sue imprese lasciando nella scena del crimine un polsino di cui queste terzine ritmate sono la traduzione sonora

7: Ascolta Švanda è suggestionato dai luoghi immaginari del racconto ascoltato,

8: Ascolta mentre Dorotka non ha altri pensieri se non il conforto rassicurante del focolare domestico, ritratto da questa bellissima melodia popolare

9: Ascolta In realtà il racconto delle qualità di Švanda suonatore di cornamusa accende nel bandito l’idea di poter riportare la pace alla Regina a cui ha sottratto scettro e gioielli, e propone l’impresa allo sprovveduto personaggio che accetta, sottraendolo a sua moglie, alla quale lascia il polsino, oltre che la sua firma musicale.

10: Ascolta Sopraggiunge la povera Dorotka e capisce subito di essere stata gabbata dall’ospite, sparito assieme al marito, che altri non era se non il terribile Babinský.

11: Ascolta, Interludio I Il vivace interludio che porta al quadro della Regina Cuordighiaccio, su un tappeto vorticosissimo certo non immemore dell’ouverture di Ruslan i Ludmila di Glinka, propone una danza slava e un valzer

12: Ascolta Apre il quadro della Regina Cuordighiaccio, una vigorosa impennata pucciniana, seguita da un lugubre ostinato melodico che pare uscito dall’Amour des trois oranges (di cui Weinberger aveva certamente percepito l’eco negli Stati Uniti, dove risiedette dal 1920 al 1926) in cui l’ipnotico incedere è rotto da figure ritmiche irregolari discendenti

13: Ascolta Su combinazioni armoniche dissonanti in scala discendente la Regina (mezzosoprano) scambia con lo Stregone (basso) nerissimi propositi per il futuro.

14: Ascolta Entrano Babinský e Švanda con la sua cornamusa (il tema dell’inizio ouverture) e la danza si impadronisce del regno, tanto che la Regina riguadagna il sorriso al ritmo di Polka (anch’esso già ascoltato in ouverture)

Il brano è di così sicuro effetto che godette di una fortuna autonoma rispetto all’opera, tanto che Mitropoulos lo incise in un disco Columbia (in aggiunta all’Apprenti sorcier di Dukas). La Regina chiede al suonatore di cornamusa di presentarsi

15: Ascolta È l’occasione per Švanda di sfoderare i suoi bravi couplets.

16: Ascolta Su una polonaise di sapore čaikovskiano la Regina si scioglie

seguono successive modulazioni del tema fino a che, alla ripresa della sola orchestra al completo, Švanda bacia la Regina esattamente nel momento in cui, trafelata,….

17: Ascolta …. sopraggiunge Dorotka, a cui non resta che intonare una tristissima romanza

18: Ascolta La Regina apprende da Švanda che Dorotka è sua moglie, ed entrambi sono condannati a morte, mentre lo Stregone si preoccupa di far nascondere sotto chiave le cornamusa.

19: Ascolta Distrutta, la Regina torna nel suo stato di prostrazione e, circolarmente, il quadro si chiude con l’apatico ostinato melodico che lo aveva aperto.

20: Ascolta Nel terzo quadro le campane suonano a morto nel luogo dove avverrà la decapitazione dei nostri due malcapitati, con il coro che salmodìa sul tema della romanza di Dorotka

21: Ascolta La fanfara introduce il Giudice (tenore) che legge la sentenza

a cui Švanda, con il tema della romanza di Dorotka, controbatte chiedendo di voler suonare la sua cornamusa, ottenendo dalla Regina la concessione.

22: Ascolta Il tempo di cercare la cornamusa è l’occasione di un fugace duettino tra Dorotka e Švanda.

23: Ascolta La cornamusa non si trova, perché occultata dallo Stregone, quindi si procede con la decapitazione; ma il Boia (tenore), che si ritrova in mano una scopa anziché la scure, è colpito da una crisi di balbuzie.

24: Ascolta Con tempismo imperfettibile, risuona il motivo-firma della ballada di Babinský, l’artefice della sostituzione della scure con la scopa, e lo si vede entrare con una cornamusa in mano per Švanda; all’ordine di cattura per Babinský risponde Švanda con un’ammaliante Odzemek, a cui segue un’altra danza popolare boema,

25: Ascolta il Furiant, dal taglio energico e vorticosamente stringente

sul quale Babinský sfila le chiavi della città al custode, e i tre si dileguano, asserragliandosi nella cinta muraria.

26: Ascolta Dorotka, al sicuro, può ora recriminare con Švanda, dando luogo ad un duettino che potrebbe essere uscito dalla penna di Bernstein;

27: Ascolta ma le recriminazioni sono interrotte al ritmo di valzer da Babinský

28: Ascolta Švanda giura di non aver mai baciato la Regina dichiarandosi pronto a sprofondare all’inferno qualora mentisse e, spergiuro, sparisce all’istante.

29: AscoltaSu un tappeto orchestrale impressionista

Dorotka biasima la propria gelosia, suscitando la compassione di Babinský, che le professa il suo amore.

30: Ascolta È l’unica volta nell’opera che Babinský intona la canzone del focolare domestico di Dorotka, fermissima nel non voler scordare il suo Švanda.


 

Atto II

31: Ascolta Sebbene la tradizione operistica ceca abbondi di viaggi all’inferno o comunque di riferimenti diabolici tra Il diavolo e Caterina di Antonín Dvořák e Il muro del diavolo di Bedřich Smetana (da cui Weimberger mutua solamente l’uso di ballabili), il riferimento per questo inizio di secondo atto all’inferno sembra essere più il primo dei due Viaggi di Mr. Brouček di Janáček tenuti a battesimo sei anni prima dallo stesso direttore di Švanda, Otakar Ostrčil, e con lo stesso primo interprete (il baritono Václav Novák che sulle linee di canto janacekiane dell’oste Wǘrfl aveva espresso pareri personali non esattamente lusinghieri)

ricorrendo a ripetizioni ossessive delle stesse cellule ritmico-melodiche. Il Diavolo (basso) vuole assolutamente che Švanda suoni qualcosa per allietare la sua noia fatta di solitarie partite a carte;

32: Ascolta ma Švanda non ne vuole sapere così è il Diavolo a strappargli la cornamusa e cimentarsi in questa Polka “distorta”, cioè accompagnata per dissonanze (emblema del diavolo in musica dai tempi del tritono di Tartini)

33: Ascolta Švanda, provato dall’ascolto, riprende la sua cornamusa; il Diavolo gli chiede il motivo per cui non vuole suonare attraverso una figurazione “ingolfata”

34: Ascolta e Švanda risponde dispiegando la medesima figurazione che diventa la sua aria, rimpolpata da un nostalgico corno inglese in organico (dove, curiosamente, non c’è traccia di cornamuse)

35: Ascolta Il diavolo allora gli propone un patto che viene suggellato da un sol acuto su “Dorotka, la vita darei per te!” che in realtà non tarda a rivelarsi una beffa con cui Švanda vende la propria anima, contrassegnata dalle scalette di semitoni discendenti (allusione al Capriccio diabolico di Paganini) della ridda di diavoli e da un valzerino vagamente mahleriano.

36: Ascolta Ma risuona la salvifica “firma” di Babinský che trascina Diavoli e Diavolesse in un coro da musical. Il nostro bandito e il Diavolo si scambiano complimenti di sincera reciproca stima;

37: Ascolta Babinský apprende quanto accaduto a Švanda e, notando il mazzo di carte, propone al Diavolo una partita su un tema già ascoltato in ouverture

ne segue l’accordo su cosa giocarsi: uno scherzo di vorticosa impostazione contrappuntistica che strizza l’occhio al quinto movimento della Symphonie fantastique di Berlioz

38: Ascolta Inizia la partita a carte su atmosfere popolari Yiddish (e l’ebreo Weimberger si mostra estremamente autoironico in epoca di montanti antisemitismi); ovviamente il Diavolo perde e il Famulo (tenore) porta la notizia che qualcuno ha rubato tutto il tesoro dell’inferno, che altro non sarebbe se non la posta giocata da Babinský.

39: Ascolta Ognuno si autocompiace o recrimina in questo quartetto

dove alla fine Babinský cede al Diavolo la refurtiva, accontentandosi di avere solamente l’anima di Švanda.

4: Ascolta Il Diavolo ringrazia Babinský per la generosità offrendogli eterna amicizia e chiedendo ancora una volta a Švanda un po’ della sua musica,

41: Ascolta che, stavolta, si concede in una fuga

II interludio 42: Ascolta Questo secondo interludio è sulla danza slava e il valzer del I interludio in versione più stringata.

43: Ascolta Si ritorna finalmente nella fattoria di Švanda dalla quale avevano avuto inizio tutte le disavventure e, con procedimento inverso rispetto alla romanza del focolare di Dorotka, risentiamo prima tutto lo sviluppo e, infine, dopo il solito tema della cornamusa,

44: Ascolta la grandiosa ripresa che conclude l’opera con l’immancabile lieto fine.


 

Nota discografica

1948 (live)

Schwanda, der Dudelsackpfeifer (in tedesco)

Schwanda - Karl Schmitt-Walter

Dorota - Betina Brucker

Babinský - Karl Friedrich

Königin - Christa Ludwig

Magier - Josef Lindlar

Teufel - Wolf Heide

Chor und Sinfonie-Orchester des Hessischen Rundfunk Winfried Zilling  

 

10 Ottobre 1958 (live)

Svanda il pifferaio (in italiano) (ascolta)

Svanda - Scipio Colombo,

Dorotka - Leyla Gencer,

Babinski - Aldo Bertocci,

La regina - Gertrude Ribla,

Lo stregone - Melchiorre Luise,

Il diavolo - Paolo Montarsolo

Il giudice - Adriano Ferrario

Il boia - Mario Carlin

Il famulo del diavolo - Enzo Guagni

Orchestra Sinfonica della Rai di Milano Nicola Rescigno.

1981 CBS-SONY (in studio)

Schwanda, der Dudelsackpfeifer (in tedesco)

Schwanda - Hermann Prey

Dorota - Lucia Popp

Babinský - Siegfried Jerusalem

Königin - Gwyndolyn Killebrew

Magier - Alexander Malta

Teufel - Siegmund Nimsgern

Münchner Rundfunkorchester Heinz Wallberg.

 

2003 Naxos (live)

Švanda, dudák (in ceco)

Švanda - Matjaz Robavs

Dorotka - Tatiana Monogarova

Babinský - Ivan Houpenitch

Královna - Larisa Kostyuk

Černokněžík / Čert - Alexander Teliga

Wexford opera chorus, Belarussian National Philharmonic Orchestra Julian Reynolds.

   

2012 Profill (live)

Švanda, dudák (in ceco)

Švanda - Christoph Pohl

Dorotka - Marjorie Owens

Babinský - Ladislav Elgr

Královna - Tichina Vaughn

Černokněžík - Tilmann Ronnebeck

Čert - Michael Ede

Pekelny hejtman / Kat / Sudi - Simeon Esper

Chor der Sachsische Staatsoper Dresden und Sachsische Staatskapelle Dresden Constantin Trinks.

 

Delle edizioni citate purtroppo è letteralmente introvabile l’unica in studio (in lingua tedesca) con Lucia Popp, mentre tutte le altre seguono (con tagli più o meno estesi) la seconda versione dell’opera, privata di prologo ed epilogo. Molto riuscita sotto tutti i punti di vista è l’edizione RAI, sebbene i tagli (che riguardano sia le strofe dei cantabili che gli interi interludi orchestrali) omettano circa 30 minuti di musica. Viceversa l’edizione proveniente dal festival di Wexford, sebbene più lunga, è da evitare come la peste per via di solisti modesti, di un’orchestra piuttosto sgangherata e di un coro sotto della soglia di dilettantismo. L’edizione che abbiamo seguito per gli ascolti è l’ultima indicata, quella di Dresda (i files fanno riferimento alla serata a suo tempo radiotrasmessa dall’emittente MDR e non al cd in commercio dall’aprile scorso) che si avvale del suono a dir poco favoloso della Sachsische Staatskapelle Dresden oltre che di un buon baritono, di un soprano sufficiente (lo stesso impegnato nelle recite palermitane) e di un tenore molto in affanno. 

Si segnala, per la ripresa palermitana, la qualità della nuova traduzione a firma di Emanuele Bonomi, proposta nel programma di sala (di cui si raccomanda caldamente l’acquisto), che riesce a restituire in lingua italiana la scansione ritmica e le rime del testo originale in ceco.