L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Turrita per Azzaroni e Liguori, con le note di Schubert e Debussy

 

Sabato 20 ottobre 2018, ore 16.45

via Guerrazzi 13, Bologna

CONSEGNA DELLA TURRITA DI BRONZO

AL PROF. LORIS AZZARONI E ALLA SIG.RA MARIA TERESA LIGUORI

E CONCERTO IN SALA MOZART

Sabato 20 ottobre alle ore 16.45 in Sala Mozart il Sindaco di Bologna Virginio Merola consegnerà la Turrita di bronzo al Prof. Loris Azzaroni,Presidente dell’Accademia Filarmonica,e alla Sig.ra Maria Teresa Liguori Bubani, rappresentante del Fondatore e Presidente dei Cavalieri della Regia Accademia Filarmonica, per il costante impegno dedicato alla realizzazione delle numerose e prestigiose attività dell'Accademia Filarmonica di Bologna, dell'Orchestra Mozart e dell'Accademia dell'Orchestra Mozart. A seguire,alle ore 17.00, un nuovo appuntamento della rassegna "Il sabato all’Accademia 2018": il Trio Dmitrij, costituito da Henry Domenico Durante, violino, Francesco Alessandro De Felice, violoncello, Michele Sampaolesi, pianoforte, eseguirà musiche di Debussy e Schubert.

BIGLIETTI: ridotto under 30 8 euro - ridotto 16 euro - intero 20 euro

Sabato 20 ottobre i biglietti sono in vendita presso la Sala Mozart, a partire dalle 16.15. Nei giorni precedenti la biglietteria è presso Bologna Welcome, in Piazza Maggiore n.1/E, aperta dal martedì al sabato, dalle 13 alle 19. Tel. 051 231454. Biglietti in vendita anche sul sito www.vivaticket.it

Info: www.accademiafilarmonica.it

Il programma del concerto:

Claude Debussy (1862 - 1918)

Trio in Sol maggiore

Franz Schubert (1797 - 1828)

Trio n. 2 in Mi bemolle maggiore op. 100, D. 929

TRIO DMITRIJ

Riconosciuto “per le notevoli doti artistiche, la completa formazione interpretativa e stilistica e per il raro affiatamento collettivo” (P. N. Masi), il Trio Dmitrij è presente dal 2007 nel panorama musicale cameristico in Italia e all’estero, con una longevità che appartiene al mondo musicale solo a poche formazioni.

Diplomato col> massimo dei voti e la Lode presso il Corso di Perfezionamento di Alta Formazione in Musica da Camera dell’Accademia di S. Cecilia di Roma sotto la guida di Carlo Fabiano, e perfezionatosi dal 2010 al 2012 con il leggendario Trio di Trieste presso la Scuola Superiore Internazionale di Musica da Camera di Duino, il Trio si è recentemente dedicato alla Musica da Camera originale di Franz Liszt presentando il CD “Franz Liszt Chamber Music for Violin, Cello, Piano” (MAP Classics, 2016) in prima assoluta mondiale nel 2011, in diretta su RAI Radio 3 per la trasmissione “Piazza Verdi”, riscuotendo unanimi apprezzamenti dalla critica: “una scrupolosa interpretazione del giovane e talentuoso Trio Dmitrij” (Amadeus); “i componenti del  Trio Dmitrij si impegnano con animo nella non facile decifrazione di tutti questi pezzi” (Classic Voice); “convincente la lettura da parte del  Trio Dmitrij, in grado di donare dignità e piena autonomia a queste trascrizioni” (Audiophile Sound).

Ospite d’importanti istituzioni con l'esecuzione integrale dei trii di F. Schubert,

D. Šostakovič e F. Liszt, sì è esibito presso il Conservatorio "F. Guerrero" di Siviglia (Spagna), il Chamber Music Summer Festival di Rovinij (Croatia), Mantova Chamber Music Festival, Regia Accademia Filarmonica di Bologna, Auditorium Museo Revoltella di Trieste, Teatro Rossini di Pesaro, Auditorium Parco della Musica di Roma, A.S.A.M. di Siracusa, Accademia Filarmonica di Messina, Auditorium “L. Repaci” di Palmi etc. I suoi membri hanno tenuto concerti in Italia, Francia, Spagna, Germania, Austria, Belgio, Paesi Bassi, Turchia, Canada, U.S.A., Cina e Giappone.

Nel 2016 il Trio pubblica una trascrizione della Jazz Suite n.1 di D. Šostakovič (Isuku Verlag, Monaco di Baviera). L’opera, accolta con entusiasmo dal pubblico, è proposta in occasione del recital di debutto al Parco della Musica di Roma (diretta streaming Euroclassical). Nel 2018 il Trio registra un CD contenente l'integrale delle opere per trio di D. Šostakovič (Map Classics), compositore dal quale l'ensemble trae il proprio nome. Nel 2019, in occasione dei 10 anni di attività, eseguiranno a Palermo il Triplo concerto di Beethoven con l'Orchestra Sinfonica Siciliana presso il Teatro Politeama.

Note al programma di sala di Guido Giannuzzi

IL GIOVANE DEBUSSY E UNO SCHUBERT MATURO

Nell’estate del 1880, Claude Debussy compie i suoi diciotto anni ed è fresco di studi al Conservatorio; raccomandato dal suo professore di piano, Antoine Marmontel, si ritrova a Fiesole, ospite di Nadežda von Meck, la facoltosa protettrice di Čajkovskij. La facoltosa mecenate russa ha bisogno di un insegnante che dia lezioni di pianoforte ai suoi figli e che li accompagni durante gli spostamenti della famiglia. Debussy entra così nella cerchia familiare dei von Meck e ogni sera, diletta la famiglia della nobildonna, in compagnia del violoncellista Piotr Danilchenko e del violinista Ladislas Pachulski: si costituisce, così, un trio di eccellenti musicisti, il cui repertorio spazia dalla musica russa ai trii di Beethoven e Schubert.

La situazione è sicuramente di grande stimolo per il giovane Debussy, che intraprende la composizione del Trio in Sol per violino, violoncello e pianoforte. Se immediata e irrorata di spirito giovanile è la musica di questo trio, e semplice risulta essere stata anche la sua genesi, assai più complicata è la sua storia editoriale: l’opera fu a lungo considerata persa - se non distrutta dallo stesso Debussy - e, tra parti autografe conservate a New York e il prezioso lascito di Maurice Dusmenil, pianista, allievo di Debussy, morto nel 1974, la prima edizione del trio venne pubblicata solamente nel 1986.

Nell’ascoltare questa composizione, ci si presenta davanti un mondo concretamente romantico, dove si possono cogliere echi di Schumann e fin quasi di Brahms, ma di certo non ci immagineremmo che l’autore possa essere Debussy: Harold Schonberg, famoso critico musicale del New York Times, invitava i lettori a scommettere con gli amici su chi fosse l’autore, garantendo sull’esito fallimentare delle risposte.

Quando nell’agosto del 1828, pochi mesi prima di morire, fu chiesto a Schubert a chi fosse dedicato il Trio n. 2 in Mi bemolle maggiore op. 100, la risposta fu: “l'opera non è dedicata a nessuno, se non a chi la apprezzerà. Sarà la dedica più proficua”, testimonianza di uno spirito già pienamente romantico, capace di rivolgersi a un pubblico ideale (idealizzato?), capace di entrare in sintonia con gli intenti dell’Autore direttamente su un piano spirituale e assoluto. Chi aveva posto la domanda era l’editore Probst, che fece penare Schubert nel cercare di ridurre le dimensioni di questo trio, certamente anomale per una composizione di camera: il confronto tra le due edizioni - essendo l’originale, più lunga, ormai ristabilita nella prassi - dimostra l’abilità di Schubert di preservare integralmente il senso del proprio fare, anche accettando questa “mutilazione”.

Il successo del trio fu immediato, fin dalla prima esecuzione organizzata dal Musikverein di Vienna e da una replica, il 26 marzo del 1828, per l’anniversario della morte di Beethoven. Stupisce, una tal entusiastica accoglienza, perché il pubblico viennese aveva dimostrato, con gli ultimi capolavori dello stesso Beethoven, di non essere in grado di accettare complessità e pregnanza nella musica da camera, ma di preferire ancora, in quest’ambito, l’aspetto più legato al virtuosismo e all’intrattenimento.

Infine, breve divagazione: agli amanti del cinema - >che ancora non lo sapessero - non sfuggirà che il tema del secondo movimento è uno dei temi principali e ricorrenti come un leitmotiv del film Barry Lyndon, capolavoro del regista statunitense, naturalizzato britannico, Stanley Kubrick.


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