Puccini e Mascagni al Coccia

Il dittico Suor Angelica - Cavalleria rusticana sarà in scena al Teatro Coccia sabato 14 e domenica 15 dicembrecon la direzione Daniele Agiman e la regia Gianmaria Aliverta.

Le opere saranno introdotte sabato 14 dicembre alle 19.45 e domenica 15 dicembre alle 15.15 da DUE CHIACCHIERE SU… con il direttore del Teatro e il cast artistico

Domenica 15 dicembre alle 16 nuovo appuntamento anche con LA DOMENICA PORTA I GRANDI A TEATRO: opera laboratorio per i bambini al Piccolo Coccia con Cristina Bersanelli. Ingresso 5,00 euro.

Per informazioni e biglietti www.fondazioneteatrococcia.it – 0321233201


Sabato14 dicembre 2019 ore 20:30

Domenica 15 dicembre 2019 ore 16:00

SUOR ANGELICA

CAVALLERIA RUSTICANA

direttore Daniele Agiman

regia Gianmaria Aliverta

scene Francesco Bondì

costumi Sara Marcucci

luci Elisabetta Campanelli

Orchestra Filarmonica Pucciniana

Coro Ars Lyrica

Maestro del Coro Chiara Mariani

Coro Voci bianche della Fondazione Teatro Goldoni

Maestro del coro di voci bianche Laura Brioli

Nuovo allestimento

Coproduzione Teatro Goldoni Livorno,

Teatro Coccia di Novara e Teatro Sociale di Rovigo

Suor Angelica

Opera in un atto di Giovacchino Forzano

musica di Giacomo Puccini

Edizioni Casa Ricordi, Milano

Suor Angelica Marta Mari / Elena Memoli

La Zia Principessa Anastasia Boldyreva / Antonella Di Giacinto

La Badessa Lucrezia Venturiello

La Suora Zelatrice Elena Caccamo

La Maestra delle novizie Eva Maria Ruggieri

Suor Genovieffa Giulia De Blasis

Suor Osmina Veronica Niccolini

Suor Dolcina Laura Esposito

La suora infermiera Veronica Senserini

Prima novizia Valentina Saccone

Seconda novizia Laura Scapecchi

Prima cercatrice Isabel Lombana Mariño

Seconda cercatrice Sofya Yuneeva

Prima conversa Sabrina Sanza

Seconda conversa Galina Ovchinnikova

Cavalleria rusticana

Melodramma in un atto

libretto di Giovanni Targioni-Tozzetti e Guido Menasci

dall’omonima novella di Giovanni Verga

musica di Pietro Mascagni

Edizioni Casa Musicale Sonzogno di Piero Ostali, Milano

Santuzza Donata D’Annunzio Lombardi / Marika Franchino

Turiddu Aquiles Machado / Rosolino Claudio Cardile

Alfio Sergio Bologna / Matteo Jin

Mamma Lucia Anastasia Boldyreva / Antonella Di Giacinto

Lola Marta Mari / Elena Memoli


Suor Angelica

Verso la fine del Seicento, per aver avuto un figlio al di fuori del matrimonio, la nobile Angelica è stata costret#ta dalla famiglia alla clausura e per sette anni ha atte#so invano una qualunque visita. Giunge inattesa la Zia Principessa, ma solo per farle firmare un atto di rinuncia al patrimonio. Angelica chiede notizie del figlio, di cui ha molta nostalgia e, senza pietà, la Zia la informa che è morto, lasciandola nella più cupa disperazione. Angelica decide di suicidarsi e, dopo aver distillato il veleno dai fiori, lo ingerisce. Al rimorso che la coglie subito dopo, la Madonna risponde con un miracolo: accompagnata dalla musica proveniente dalla cappella, in segno di perdono appare sospingendo un bimbo.

Cavalleria rusticana

Giorno di Pasqua in un paese della Sicilia orientale. Tu#riddu canta una serenata a Lola: prima di partire per la guerra le ha giurato amore eterno ma lei, durante la sua assenza, ha sposato Alfio. Turiddu, di ritorno, per ven#dicarsi ha iniziato a corteggiare Santuzza e, con la pro#messa di sposarla, l’ha sedotta, ma non può dimenticare l’antico legame. Santuzza se ne accorge e cerca Turiddu per comprendere il suo comportamento. Confida i suoi timori anche a Lucia, madre del giovane, svelandole ciò che prova come donna disonorata e abbandonata. Turid#du è insensibile a Santuzza che decide di rivelare tutto ad Alfio. I due rivali s’incontrano in piazza dopo la messa e si lanciano una sfida: il duello avrà luogo dietro l’or#to. Turiddu, che si finge ubriaco, saluta con commosse parole la madre, a cui affida l’affranta Santuzza, e va ad incontrare Alfio: poco dopo dall’orto giunge l’urlo di una donna: «Hanno ammazzato compare Turiddu!».


Dittico Suor Angelica

Cavalleria rusticana

di Daniele Agiman

Ciascuno di noi vive lo spazio che gli è dato... ed ognuno è chiamato, come individuo e come membro di una comunità, a plasmare i luoghi vissuti ed abitati per renderli il più possibile luoghi di aggregazione, attraenti e coinvolgenti: luoghi aperti all’altro. Ma spesso, troppo spesso, i luoghi che abitiamo diventano luoghi chiusi, spazi dove non è possibile vivere la relazione ma solo subire una dolorosa condizione di isolamento...

Se dovessi dire cosa avvicina così tanto ed in maniera emozionalmente così forte (pur con linguaggi musicali e drammaturgici assai lontani) Cavalleria e Suor Angelica, non avrei dubbi: la scelta, da parte di Mascagni e Puccini, di rappresentare due luoghi, un paese ed un convento, dove relazioni costruttive e “vere” sono proprio impossibili...

Il convento di Suor Angelica non trasuda trascendenza, non è un luogo dove si rinuncia all’orizzontale (il mondano, il terrestre) per cercare di accedere al verticale (il divino); è piuttosto un luogo di ribellioni, piccole (suor Osmina che grida il suo “non è vero!”, Genovieffa e Dolcina, piccole fanciulle a cui restano semplici desideri, toccare un agnellino, mangiare un dolcetto....) e grandi (Suor Angelica, nascosta dentro una corazza di umiltà per nascondere il suo grande desiderio, avere notizie del figlio.. e, ancora, il suo gesto estremo: il suicidio).

Ma nelle mani sapienti di Puccini le categorie assolute, bene o male, morale o immorale, sono stravolte: la trasfigurazione finale dell’opera sembrerebbe raccontarci del perdono della peccatrice da parte di Dio, in un modo che rimanda al Faust ed a Goethe... a meno che la scena finale dell’opera non sia semplicemente una allucinazione della protagonista...

E il paese di Cavalleria? Una Sicilia che più claustrofobica non si può: luogo dove norme di comportamento, convenzioni, regole, diventano rigidità, omertà, nessuna possibilità di scegliere in piena libertà di coscienza; un condizionamento sociale che porta le persone a trasformarsi in maschere, sorta di marionette che non vivono la vita, ma la subiscono. Ed ecco perché la sensazione che ancora oggi ha chi assiste al capolavoro di Mascagni è soprattutto quella di personaggi senza speranza, schiacciati da un destino che li sovrasta e condiziona; da qui una sconvolgente vicinanza tra il capolavoro di Mascagni e la grande tradizione tragica di Eschilo e Sofocle: destino e necessità, Moira ed Ananke, guidano le vicende degli uomini.

Il coro, attonito e sgomento (altro grande punto di contatto tra tragedia classica e partitura di Mascagni) assiste allo svolgersi della vicenda dove nessuno è libero di scegliere il proprio destino; ma con una unica, fondamentale differenza, che rende cavalleria il primo vero capolavoro della modernità nella storia dell’opera, ben prima di Strauss o Berg: il Fato non è espressione della volontà del Divino, ma è il risultato delle scelte degli uomini, il luogo, appunto, ove convenzioni ed “usi” non lasciano spazio al libero arbitrio. Persone che sono chiamate a recitare ruoli, ed a nascondersi dietro una maschera: ce lo ha raccontato assai bene un grande siciliano, Pirandello...la maschera, troppo spesso, nasconde un mistero e, talvolta, l’orrore...


Introduzione al Dittico

di Gianmaria Aliverta

Un dittico particolare quello che andrà in scena a Novara: il massimo capolavoro di Mascagni, affiancato all’opera più raffinata e amata da Puccini.

L’idea è di farle vivere una nell’altra al fine di creare un’unica storia: lo spettatore verrà accompagnato in un viaggio tra passione, fede, pregiudizio e oppressione dal senso di colpa. Un viaggio alla scoperta della società matriarcale del Sud Italia, guidato da una forte personalità femminile in grado di decidere della vita e della morte di uomini e donne. È la donna infatti che decide chi deve vivere e chi deve essere punito, anche con la morte, specie se oltraggia il suo onore.

Suor Angelica e Cavalleria rusticana diventano quindi un’opera sola che – nello sfondo di una terra intrisa di religiosità cattolica che non di rado sfocia nella superstizione – narra la storia di figli strappati alle madri e poi uccisi (davvero o per finta) e di madri che si piegano al volere di donne più forti. Una storia forte che costringerà a porsi domande anche nei giorni successivi.

Lo spettacolo inizia con la vicenda di Suor Angelica per poi fare un balzo a sette anni prima, con Cavalleria rusticana, dove capiremo quali sono i peccati che Suor Angelica ha commesso e che è costretta a espiare rinchiudendosi in un convento di clausura, così come comprenderemo i motivi che le costeranno la sottrazione del figlio avuto da una relazione extra coniugale.

I personaggi delle due opere viaggiano sullo stesso filo narrativo, diventando i protagonisti della stessa storia. Come la Zia Principessa che scopriremo essere la stessa mamma Lucia, nonché Suor Angelica che nella mia lettura altri non è che la giovane Lola. Stesso parallelismo ho voluto per le scene (di cui parlerà più diffusamente lo scenografo Francesco Bondì): in Cavalleria vediamo frontalmente il sagrato della chiesa e il suo interno, in Suor Angelica la stessa chiesa vista da una prospettiva laterale diventa il convento di clausura.

Come a chiudere un cerchio, Suor Angelica sarà costretta ad espiare i suoi “peccati” nello stesso luogo in cui li ha commessi, proprio lì dove si è lasciata travolgere dalla passione.


 

La scena di Suor Angelica e Cavalleria rusticana

di Francesco Bondì

Suor Angelica

La Chiesa ha sempre custodito – o nascosto – segreti che hanno disegnato inesorabilmente il destino degli uomini. Così la vicenda di Suor Angelica si snoda fra le trame delle grate che evocano l’intreccio narrativo del dramma che separa la protagonista dal mondo. Questo è uno spazio che racconta una vita nascosta che a sua volta nasconde un’altra vita: un segreto a cui è stato negato il sole della verità e che la Chiesa ha sapientemente ammantato di grazia. Così nasce l’idea di ambientare la vicenda di Suor Angelica in uno spazio chiuso e oppresso dallo sguardo vigile, e forse anche giudicante, dei santi Pietro e Paolo, vegliardi di un mondo che volge lo sguardo all’altro mondo e custodi di vite che, sembrano dire, possono raggiungere il mondo reale solo attraverso il loro canto.

Cavalleria rusticana

Lo sguardo e la prospettiva visiva si allargano in Cavalleria rusticana. La piazza, lo spazio sacro e la luce rappresentano rispettivamente la società, la famiglia religiosa e i valori morali. Tre ordini ascendenti scanditi dagli effetti di due delle tre virtù teologali che compaiono sulla scena: a sinistra la Carità e a destra la Fede.

La Fede evoca la fedeltà e la Carità evoca l’amore, inteso come passione cieca. La ricerca della verità, il dubbio del tradimento e l’incertezza dell’esistenza umana sono concetti che si annidano nelle pieghe dei velluti e nella tela della “Deposizione”, quest’ultima desunta dalla tradizione pasquale palermitana, e insieme attendono l’azione scenica della revelatio, in cui la macchina scenica barocca, nella retorica della meraviglia, restituisce da un lato un’immagine apologetica della Chiesa che incensa se stessa, dall’altro evoca il tentativo umano di dare una forma concreta al mistero della Resurrezione, estetizzando l’invisibile con l’esclusivo obiettivo di dominare una comunità contadina attraverso il potere manipolante e manipolato dell’immagine divina.


DANIELE AGIMAN

Daniele Agiman è tra i direttori d’orchestra italiani più attivi a livello internazionale. In Corea del Sud e Giappone è ospite regolare delle più prestigiose istituzioni, in particolare in campo operistico. Ha diretto in Francia, Germania, Svizzera, Austria, Romania, Ucraina, Russia, Georgia, Turkmenistan, Corea del sud, Giappone, Cina, Sudafrica, Argentina, Cipro, Uzbekistan; nel dicembre 1992 ha debuttato al Konzerthaus di Vienna ed al Brucknerhaus di Linz, su invito della Wiener Kammerorchester. Invitato da tutte le più importanti orchestre italiane (Orchestra della Toscana, Pomeriggi Musicali, Filarmonica Marchigiana, Sinfonica Abruzzese, Solisti Aquilani, etc) e nei più prestigiosi teatri (Teatro Regio di Torino, Teatro delle Muse di Ancona, Regio di Parma, Comunale di Modena, Lauro Rossi di Macerata, Teatro Lirico di Cagliari, Pergolesi di Jesi; Teatri Comunali di Belluno, Corridonia, e Taranto in occasione delle rispettive riaperture) e stagioni concertistiche (Messa di Gloria di Puccini per il Macerata Opera Festival, Rossini Opera Festival a Pesaro), Madama Butterfly per il Festival della Valle dei Templi di Agrigento.

Si ricordano tra gli incarichi ufficiali ricoperti:

• Direttore Musicale della Stagione Lirica autunnale del Palazzo dei Congressi di Lugano negli anni

1995/1998 (Bohème, Barbiere di Siviglia, Traviata, Rigoletto)

• Direttore Musicale e Consulente Artistico per l’Opera Italiana del Teatro di Stato di Taegu (Corea del Sud), della Kyushu City Opera (Giappone) e del Kansai Nikikai Opera Osaka (Giappone).

• Direttore Ospite Principale della Shizuoka Symphony Orchestra dal 2006 al 2009

• Direttore Principale dell’Orchestra Sinfonica G. Rossini di Pesaro dal 2009 Avendo vinto il Concorso Nazionale del Ministero della Pubblica Istruzione, dal 1999 è titolare della cattedra di Direzione d’Orchestra presso il Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano. Dal marzo 2007 è Professore Onorario di Direzione d’Orchestra presso l’Università Kurashiki Sakuyo in Giappone.

GIANMARIA ALIVERTA

Nato a Borgomanero nel 1984 è un regista lirico. Studia canto Lirico tra Milano, Trapani e Bergamo per poi spostarsi definitivamente sulla regia lirica. Nel 2011 ha fondato l’associazione VoceAllOpera che ha come finalità la divulgazione dell’opera lirica in contesti inusuali, dando per primo la possibilità di debutto ad artisti che ora calcano i più importanti palcoscenici internazionali. Per VoceAllOpera ha firmato la regia di L’elisir d’amore di G. Donizetti, Il barbiere di Siviglia di G. Rossini, Rigoletto di G. Verdi, La traviata di G. Verdi, Il trovatore di G. Verdi, Il barbiere di Siviglia di G. Paisiello, La bohème di G. Puccini, La Voix humaine di F. Poulenc e Cavalleria rusticana di P. Mascagni, La Cenerentola di G. Rossini, Gianni Schicchi di G. Puccini. Nel mese di luglio 2015 viene scritturato dal Festival della Valle d’Itria a Martina Franca realizzando una suggestiva riduzione drammaturgica, oltre a scene e regia, del capolavoro monteverdiano L’incoronazione di Poppea. Successivamente ha firmato le regie del dittico La Voix humaine / Il diario di uno scomparso (Poulenc-Janacek) presso il Teatro La Fenice di Venezia. Nel 2016 realizza l’allestimento di Hänsel und Gretel di Humperdinck all’Opera di Firenze e, Don Pasquale di Donizetti a Taranto e Mirandolina di Martinů sempre per La Fenice. Nel corso del 2017 inaugura il Mazurski Festival di Mrągowo in Polonia con La bohème di Puccini e il Paisiello Festival di Taranto con Il barbiere di Siviglia di G. Paisiello, cura la regia de La traviata di G. Verdi ad Osaka e tiene alcune Masterclass in Austria e in Sicilia. A novembre inaugura la Stagione 2017/2018 del Teatro La Fenice di Venezia con una nuova produzione di Un ballo in maschera di Verdi sotto la direzione di Myung Whun Chung. Nel 2018 fonda ad Antigua “Antigua Opera Society” di cui è direttore Artistico, portando per primo al mondo l’opera lirica nei Caraibi; sempre nello stesso anno è finalista candidato al premio “International Opera Awards” di Londra nella categoria esordienti. Torna al festival del Maggio Musicale Fiorentino con una nuova produzione di La Dafne di Marco da Gagliano, sotto la direzione di Federico Maria Sardelli, nei Giardini di Boboli presso la Grotta del Bontalenti. Successivamente realizza l’allestimento e drammaturgia per un particolare Barbiere di Siviglia con musiche di Rossini e Paisiello con la partecipazione di Elio (delle Storie tese), per il Festival della Valle d’Itria a Martina Franca.

Torna in Giappone per una nuova produzione de Le nozze di Figaro di W. Mozart. Nel 2019 realizza un suggestivo allestimento di Rigoletto di G. Verdi a Milano per VoceAllOpera, prosegue l’attività ad Antigua e a maggio sarà ospite al Guanzhou Opera House in Cina per una ripresa di Un ballo in maschera di G. Verdi. Successivamente sarà impegnato in una rielaborazione di Carmen di G. Bizet e a ottobre nell’inaugurazione della stagione 2019/2020 del Teatro di Livorno con il Dittico Suor Angelica e Cavalleria rusticana di Puccini e Mascagni, riproposto a dicembre al Teatro Coccia di Novara, nello stesso mese sarà anche alla Fenice di Venezia per Pinocchio.


 

Domenica 15 dicembre 2019, ore 16:00 – Piccolo Coccia

LA DOMENICA PORTA I GRANDI A TEATRO

SUOR ANGELICA – CAVALLERIA RUSTICANA

Laboratorio di Didattica tenuto da Cristina Bersanelli. Percorsi per bambini dai 6 ai 10 anni organizzati durante le recite d’opera della domenica che permetteranno ai più piccoli di andare a Teatro con mamma, papà, i nonni… e mentre i “grandi” siedono in poltrona, i piccoli con Cristina Bersanelli, attraverso giochi ritmici, pozioni, drammatizzazione delle scene, trucchi di palcoscenico, gioco delle carte dell’opera, costruzione delle case dei protagonisti e del Bingo della lirica, potranno condividere in famiglia la passione per l’opera.

Costo 5,00 euro