Domenica a Napoli con Maurizio di Giovanni

Italiani. Ricordo di Benigno Zaccagnini

Dal rapimento di Aldo Moro agli spettacoli di burattini in ospedale, la vita di Benigno Zaccagnini si snoda tra i palazzi romani e gli ambulatori infantili della Romagna. In occasione dell’anniversario della sua nascita Rai Cultura gli rende omaggio con il documentario “Benigno Zaccagnini. La mitezza della politica”, in onda sabato 17 aprile alle 12.00 su Rai Storia per il ciclo “Italiani”. Benigno Zaccagnini, detto “l’onesto Zac”, è un protagonista della prima Repubblica. Parlamentare per dieci legislature - dall’Assemblea costituente del 1946 alla morte nel 1989 – è segretario della Dc dal 1975 al 1980, durante gli anni delle Brigate rosse e del rapimento dell’amico e maestro Aldo Moro, durante il quale sostiene a malincuore la linea della fermezza. Non dimentica però mai la Romagna e l’attività di medico pediatra, sua professione prima di entrare nella Resistenza. Per anni coniuga gli impegni nella capitale con gli spettacoli della “Compagnia dei tre dottori”, partecipando in prima persona alle rappresentazioni coi burattini in ospedali, asili e scuole. Per dedicarsi alla sua terra natale rinuncia perfino a incarichi nelle istituzioni, il caso più famoso è il suo rifiuto a correre per la Presidenza della Repubblica nel 1971, dopo il settennato di Saragat.

Passato e Presente. La fine di Gheddafi

È il 20 ottobre 2011. Presso Sirte, non lontano dal luogo dove è nato, si conclude dopo 42 anni di dittatura l’avventura umana e politica di uno dei leader arabi più discussi e controversi della storia: il colonnello libico Muammar al-Gheddafi. Un nome che tradotto dall’arabo vuol dire: “colui che edifica”. A “Passato e Presente”, in onda sabato 17 aprile alle 20.30 su Rai Storia, Paolo Mieli ne parla con il professor Giorgio Del Zanna 
Dal colpo di stato del primo settembre 1969, realizzato quando ha solo 27 anni, Gheddafi percorre come un turbine la scena politica internazionale tra disegni politici irrealizzabili e conflitti militari, soprattutto con gli Stati Uniti di Ronald Reagan. Dittatore spietato o folle visionario? Punto d’equilibrio nel complesso quadro geopolitico africano e mediorientale o tiranno e istigatore del terrorismo internazionale? A quasi dieci anni dalla conclusione del suo regime e dalla sua fine cruenta è possibile pronunciare un giudizio storico su Gheddafi?  

Il Cinema Italia di Rai Storia. Uova di garofano

Un uomo torna con suo figlio sui luoghi della sua infanzia, nella campagna bresciana. Attraversando le stanze abbandonate della sua vecchia casa, riaffiorano i ricordi di quanto vissuto sullo sfondo del fascismo e della Seconda Guerra Mondiale. È il film di Silvano Agosti “Uova di garofano”, in onda sabato 17 aprile alle 21.10 su Rai Storia per il ciclo “Cinema Italia”. Tra gli interpreti, Alain Cuny, Lou Castel, Federico Zanola, Elisa Murolo. Il film ha vinto il Ciak d’oro per il montaggio. 

Documentari d'autore. Quando i tedeschi non sapevano nuotare

Il Po è un confine, più di ogni altro confine geografico, e innumerevoli battaglie si sono decise nell'attraversamento di questo fiume, in particolare nella Seconda Guerra Mondiale: storie rilette da “Quando i tedeschi non sapevano nuotare” di Elisabetta Sgarbi, in onda sabato 17 aprile alle 22.50 su Rai Storia per il ciclo “Documentari d’autore”. La voce narrante è di Toni Servillo, mentre le musiche sono firmate da Franco Battiato. 
La Resistenza ai tedeschi ha assunto lungo il Po, un carattere decisivo. Negli ultimi mesi del 1944, sino al marzo 1945 il Po ha visto le truppe naziste e della Repubblica Sociale Italiana scontrarsi con le truppe canadesi, inglesi, americane, brasiliane e partigiane. I paesaggi del Po - dal Monferrato al suo Delta - furono in quei mesi un teatro di guerra. Teatro di guerra, ma anche teatro di storie. Di sangue, certo, ma anche di amori fugaci e amicizia, storie di solidarietà e di passioni. Per ogni segmento di Po, nomi illustri fanno da guida con le loro storie e i loro ricordi: Umberto Eco e Giampaolo Pansa, per il Po tra Torino e il Monferrato; Ermanno Olmi per il Po di Mantova; Roberto Pazzi per il Po di Ferrara e del Polesine. 

A "Domenica Con" la Napoli di Maurizio de Giovanni

“Napule è mille culure”, mille colori, cantava Pino Daniele. Gli stessi che – rendendo omaggio anche al cantautore partenopeo – lo scrittore Maurizio de Giovanni sintetizza nel palinsesto da lui scelto e commentato per i telespettatori – domenica 18 aprile dalle 14 alle 24 su Rai Storia – nella “Domenica Con”, lo spazio curato da Giovanni Paolo Fontana ed Enrico Salvatori. Una città, ma anche un modo di essere che de Giovanni – autore di romanzi come “I bastardi di Pizzofalcone”, “Il commissario Ricciardi o “Mina Settembre”, diventati serie tv Rai di successo – declina tra cinema e musica, storia e letteratura, cronaca e documentari. A partire dallo spettacolo “Cicerenella” del 1966 con Nino Taranto che apre la sua programmazione, seguita dalle pagine storiche del sogno della Repubblica Napoletana del 1799, ricostruita da “Passato e Presente”.
Alle 15.50 è la volta del ritratto della prima giornalista italiana, Matilde Serao, mentre alle 16.45 arrivano Eduardo, Peppino e Titina de Filippo nel film “Ferdinando I re di Napoli”, nel quale - dopo diverse vicissitudini - i tre fratelli si ritrovano a lavorare insieme,
Al termine, Maurizio de Giovanni non dimentica le ombre della sua città e propone “Diario civile: l’estate sta finendo”, una riflessione sul mondo della criminalità organizzata e, insieme, un omaggio a Giancarlo Siani, il giornalista ucciso dalla camorra. 
Spazio, poi, alla Napoli raccontata dallo scrittore nei suoi romanzi, attraverso frammenti di fiction e backstage, e a quella che ha fatto dell’ironia la sua chiave di lettura del mondo, incarnata da Luciano De Crescenzo, protagonista di una puntata di “Italiani”.
In serata, dopo le 20, ancora la musica: Pino Daniele e “sua” Napoli nel documentario “Nero a metà”, ma anche altre canzoni di ieri e di oggi, interpretate da Renato Carosone, Roberto Murolo, Nino d’Angelo, Maria Nazionale, Edoardo Bennato, Clementino, Rocco Hunt.
In prima serata, invece, de Giovanni fa raccontare la città a chi napoletano non è nel viaggio fatto di vicoli e di note, di storie popolari e di folclore, del film “Passione”, firmato da John Turturro, mentre la “Domenica con” si chiude ancora al cinema con un volto simbolo di Napoli e della napoletanità: Totò, nel film “I ladri”.