Nabucco, istantanee dalla compagnia alternativa

r.d.p.

BOLOGNA, 26 ottobre 2013 - La schiava creduta figlia di Nabucco rappresenta, fin dal debutto quando mise a dura prova i mezzi di Giuseppina Strepponi, uno degli scogli più ardui per qualunque allestimento della terza opera verdiana. Con grata sorpresa, invece, riscontriamo che nella produzione in scena al Comunale di Bologna in entrambi i cast il punto di forza è stato proprio il soprano protagonista. Dopo la prima interpretata da Anna Pirozzi, infatti, anche nella replica di Nabucco di sabato pomeriggio l'elemento di maggior spicco è stato senza dubbio Abigaille, in questo caso Maria Billeri. Questa si è dimostrata interprete dotata e intelligente, forte di una voce grande, ampia ed estesa in basso, ma soprattutto di un fraseggio convincente, musicale, di un accento sempre appropriato e incisivo. Anche la recitazione è efficace e l'artista nel complesso compensa una scarsa dimestichezza con le colorature che non la trova perfettamente a suo agio nella scrittura del primo Ottocento italiano (primo Verdi incluso). Questa scrittura mette allo scoperto anche qualche disomogeneità nella proiezione e un registro acuto decisamente meno facile e perentorio di quelli centrale e grave. Ne è un esempio la grande scena del secondo atto, in cui il recitativo e l'aria si scolpiscono e si espandono in interpretazioni rimarchevoli, mentre la cabaletta, pur d'intenzione impetuosa, non si mantiene alla stessa altezza e denuncia qualche difficoltà. Ottima, viceversa, la scena della morte.

Sebastian Catana ha voce sonora e scura che rende bene l'autorità del condottiero; non ha però i colori richiesti dalla scrittura verdiana, il fraseggio è monotono, l'accento non riesce a convincere, complice anche una certa goffaggine scenica. La bacchetta di Michele Mariotti tuttavia lo sostiene a meraviglia e permette alla sua vocalità di espandersi nei cantabili con buoni risultati e di superare le pagine più drammatiche senza troppa difficoltà.

Sergey Artamonov, Zaccaria, ha denunciato un'emissione piuttosto greve e qualche problema d'intonazione, specie in "Tu dal labbro dei veggenti".

Il resto del cast era invariato e si ricordano almeno la buona prova di Veronica Simeoni e quella più opaca di Sergio Escobar.

Orchestra e Coro (se si esclude qualche calo di resa nelle sezioni femminili) sono apparsi ancora migliorati rispetto alla prima e la guida di Mariotti ha rinnovato una forte tensione emotiva che ha coinvolto tutta la sala, artisti e pubblico. L'istante di silenzio commosso e incantato che ha preceduto gli applausi scroscianti per "Va' pensiero" ne è solo un esempio, e un suggello di una magnifica concertazione.

Al termine dello spettacolo tutta la compagnia e le maestranze hanno condiviso in proscenio lo striscione di protesta "Diamo VALORE alla Cultura" fra gli applausi ritmati di tutta la sala.

La recensione della prima