Passione islandese

di Inga María Leifsdóttir

Anche la capitale islandese, dotatasi di un nuovo e moderno teatro, ospita stabilmente una stagione lirica grazie alla Íslenska óperan, fondata negli anni '80. La partecipazione del pubblico è calorosissima e per la prima dell'opera Ragnheiður, composta dal connazionale Gunnar Þórðarson e interpretata da un agguerrito cast locale, l'entusiasmo e l'affluenza sono stati tali da imporre - come avveniva nell'800 per i titoli di maggior successo - un aumento delle recite previste.

RYKJAVÌK 29 marzo 2014 - Fondata all'inizio degli anni '80 e situata nella capitale Reykjavìk, Íslenska óperan / The Icelandic Opera, una compagnia relativamente rispetto ad altri di lunga tradizione in Europa, ha presentato nella sua nuova e moderna sede del teatro Harpa il debutto assoluto dell'opera Ragnheiður del compositore islandese Gunnar Þórðarson con libretto di Friðrik Erlingsson.

L'opera è basata su fatti storici avvenuti in Islanda a metà del XVII secolo e il titolo Ragnheiður corrisponde al nome della figlia diciottenne del vescovo di Skálholt, all'epoca l'uomo più potente della chiesa del paese. La storia verte sulla relazione amorosa clandestina fra Ragnheiður e il suo giovane istitutore Daði: la situazione si complica quando nel 1661 il vescovo impone alla figlia di giurare di fronte a tutta la comunità di essere vergine, e quando, però, nove mesi più tardi ella dà alla luce un figlio viene condannata a morte dal suo stesso padre. In questo intreccio di amore, destino e tragedia si sviluppa la trama, il cui soggetto è uno degli eventi più intimamente toccanti della storia islandese.

L'opera ha suscitato una tale affluenza di pubblico da rendere necessaria l'aggiunta di varie recite. La musica di Þórðarson è commuovente, caratterizzata da un terso linguaggio romantico, e la partitura ha sortito un ottimo effetto grazie anche al libretto, bello e insieme tragico, e all'esecuzione appassionata e intrigante diretta dal maestro finlandese Petri Sakari, sul podio dell'orchestra e del coro islandesi.

La partitura era stata presentata in forma oratoriale nella chiesa di Skálholt, nel sud del paese, nell'agosto del 2013. Oggi, per l'esordio teatrale, la scena minimalista ideata Greta Reynisson era costituita da due pareti sul fondo che si aprivano, si chiudevano o formavano un triangolo in uno spazio ridotto, e in questo punto l'intelligente gestione delle luci realizzava un contrasto di oscurità che rendeva claustrofobica e ancor più coinvolgente emotivamente l'azione, ben gestita dal regista Stefán Baldursson. Gli abiti d'epoca sono stati disegnati da Þórunn S. Þorgrímsdóttir. Più di cento artisti sono stati coinvolti sulla scena e la locandina, nutritissima, comprendeva i migliori cantanti islandesi, come il soprano Tóra Einarsdóttir, assai apprezzata nel ruolo principale, raggiante per canto e presenza; il tenore leggero Elmar Gilbertsson come Daði, e l'autorevole basso Vidar Gunnarson come Brynjólfur, vescovo Skálholt.