Bravo, sir John

Gustavo Gabriel Otero

Il teatro Colón di Buenos Aires ha proposto una nuova produzione di Falstaff con un cast vocale irreprensibile, un protagonista di autentico rilievo internazionale, un allestimento che non si è innalzato al di sopra della mediocrità e una bacchetta professionale ma senza prendere il volo. 

Per questa nuova messa in scena di Falstaff il Teatro Colón ha convocato tre artisti di talento ma che non hanno mai lavorato in squadra e pertanto hanno sortito un risultato sconnesso. La scenografia di Juan Carlos Greco è parsa incoerente, non particolarmente bella o piacevole ma assolutamente funzionale. La taverna è spoglia, in legno chiaro e questa medesima struttura si muta rapidamente in spazi aperti o nella casa di Ford. Alcune proiezioni poco brillanti nel finale hanno tentato di conferire maggior sostanza a un lavoro di illuminazione - del medesimo Greco -  che non è parso più che semplicemente efficace.

Ben realizzati i costumi di Aníbal Lápiz; il movimento scenico ideato da Arturo Gama routinier e senza troppe nuove idee. Nulla ha infastidito, ma nemmeno nulla di memorabile salvo l'espediente - già utilizzato in migliaia di occasioni - di far mutare abiti e fondali negli ultimi istanti. I cantanti lasciano le loro vesti e indossano capi quotidiani di oggi, mentre la scena gira per mostrare la parte posteriore. Un buon coup de théâtre in un allestimento quasi senza teatro. Roberto Paternostro, a capo dell'Orchestra Stabile, ha realizzato una lettura corretta, con evidente professionale impegno, ma mediocre e senza slancio. Se la parabola qualitativa per quanto riguarda i cantanti negli ultimi anni si sta innalzando, il ritorno sul podio di Paternostro è un evidente passo indietro. Senza dubbio alcuno il meglio stava nelle voci. Ambrogio Maestri è il Falstaff di questa generazione. La sua resa del personaggio è perfetta, ammirevole anche sotto il profilo strettamente vocale. Il suo canto è infatti poderoso e ben timbrato in tutta l'estensione: fraseggia con sottigliezza, stile e intenzioni perfette e accurate. Un vero lusso per la scena del Colón, che torna in qualche modo a presentare i migliori interpreti del momenti nei ruoli a loro più congeniali. Il resto del cast non è impallidito di fronte all'abbagliante qualità di Maestri. Così Fabián Veloz ha cantato un Ford impeccabile, Barbara Frittoli come Alice ha esibito una linea di canto eccellente e ha destato il desiderio di ascoltarla nuovamente. Elisabetta Fiorillo non ha deluso come Mrs. Quickly, Guadalupe Barrientos è stata una Meg di solidi mezzi e come d'abitudine Paula Almerares ha prestato le sue belle qualità alla giovane Nannetta. Il Fenton di Emanuele D’Aguanno ha tutto ciò che il ruolo richiede e molto efficaci i ruoli minori, appannaggio di Sergio Spina (Caius), Gabriel Centeno (Bardolfo) e Gustavo Gibert (Pistola). Il coro, preparato da Miguel Martínez, ha adempiuto con efficacia ai suoi brevi interventi.

 

Buenos Aires, 19/09/2014. Teatro Colón. Giuseppe Verdi: Falstaff. Libretto di Arrigo Boito. Arturo Gama, regia. Juan Carlos Greco, scene e luci. Aníbal Lápiz, costumi. Ambrogio Maestri (Falstaff), Fabián Veloz (Ford), Bárbara Frittoli (Alice Ford), Paula Almerares (Nannetta), Elizabetta Fiorillo (Quickly), Emanuele D’Aguanno (Fenton), Guadalupe Barrientos (Meg Page), Sergio Spina (Caius), Gabriel Centeno (Bardolfo), Gustavo Gibert (Pistola). Orchestra e Coro Stabili del Teatro Colón. Maestro del Coro: Miguel Martínez. Maestro concertatore e direttore: Roberto Paternostro.