Sinestesie di sé

di Roberta Pedrotti

Stangalino-Schulze
Sine Nomine
romanzo
p. 224
ISBN: 978 88 96988 67 1
Diastema editrice 2020

Sara Elisa Stangalino-Schulze ha un bel curriculum accademico internazionale, al suo attivo svariate pubblicazioni su musica e letteratura fra XVII e XVIII secolo, l’ultima sulla ricezione della Didone metastasiana in Germania. E ha scritto un romanzo, un romanzo dove di musica ce n’è senz’altro molta e non solo barocca, non solo quella connessa alla trattatistica esoterica - tenete a mente giusto tre parole chiave: clavicembalo, Smetana, Samson - ma più che come fulcro, come elemento di un mosaico , come rapporto di sinestesia che caratterizza tutta la scrittura, la costruzione stessa del racconto, talora con ekphrasis ricercate che paiono guardare a Wilde e ai simbolisti. D’altra parte, ai simboli l’autrice tiene moltissimo, è evidente ad ogni pagina, senza che tutto debba essere spiegato, anzi: tanto meglio, si direbbe, se qualcosa rimane in sospeso, lo scopo del racconto non è il finale, ma la ricerca. 

Tutto ha inizio, infatti, da un racconto antico, storico e fantastico, che non ha né principio né fine, un frammento su cui sognare nell’infanzia e con cui crescere poi facendolo crescere e germogliare con noi, arricchendolo di nuove esperienze, sensazioni, conoscenze. Ci si innamora di una fiaba, di un’idea e la si coccola prima di addormentarsi godendosi quel brivido, quel fascino, aggiungendo particolari, cercando un finale, un nodo decisivo che però non arriva mai soddisfacente. Di tutte le storie che abbiamo cullato da piccoli, mai che ci sia stato verso di concludere degnamente nella nostra fantasia. Però, sono cresciute con noi, le abbiamo rese sempre più complesse e adulte, anche oscure, le abbiamo fatte incontrare con ciò che incontravamo sul nostro cammino, diventano parte di noi, un’immagine di noi stessi, intreccio indissolubile di realtà concreta e dimensione onirica, di introspezione e azione, simbolo etimologicamente inteso come unione di più elementi. Almeno, è questo il cammino che ci sembra di riconoscere (e in cui ci riconosciamo: ogni romanzo può essere un romanzo diverso a seconda degli occhi di chi legge) nel comporsi man mano di tutti i tasselli alla ricerca di un quadro finalmente completo. Di più, ovviamente, non si può dire senza rischiare di rovinare la lettura con fastidiose anticipazioni. Si può dire che, al di là delle vicende che il lettore potrà seguire, un nucleo possibile è proprio questo, comune anche con l’attività musicologica e filologica: la vita come un’inesauribile esplorazione dell’altro e di tutte le possibili connessioni, la costruzione di un racconto, l’impossibile scoperta di sé.