Oltre la nota

di Roberta Pedrotti

F. P. Tosti
Songs from far away
Vittorio Prato baritono
Vincenzo Scalera pianoforte
Libro/CD Illiria 2020

Cantare e mettere per bene una nota dietro l'altra, legandole dove si deve, seguendo scrupolosamente tutte le indicazioni scritte, articolando parola per parola. E poi? E poi c'è tutto il resto, ché eseguire non è nulla, se non un punto di partenza. Non lo è a teatro, dove il canto deve essere tutt'uno con il gesto, l'azione e il contesto; non lo è men che meno nello spazio ristretto e condensato della romanza da camera. Anzi, se sulla scena, nello spazio ampio di una recita e con scrittura spesso più appariscente qualcuni riesce a fare il furbo e cavarsela anche rimanendo in superficie, poche cose possono essere tediose come la romanza compitata come scaldavoce dalla melodia facile.

Cosa significhi non limitarsi a cantare lo racconta benissimo questo omaggio a Francesco Paolo Tosti pubblicato da Illiria, una delle case discografiche più raffinate in circolazione, dedita ai progetti più che al mercato, sicché nel mercato stesso si ritaglia (speriamo) il proprio spazio peculiare. Al centro abbiamo venti song in lingua inglese, pezzi emblematici dello straordinario successo riscosso oltre Manica dal compositore di Ortona, ma non frequentate al pari delle romanze su versi dannunziani. Il piatto è ricco, anche perché l'immersione nei salotti vittoriani dove spopolava il raffinato dandy abruzzese è accompagnata dalla sensibilità e dalla straordinaria esperienza di Vincenzo Scalera al piano e dal canto baritonale di Vittorio Prato. Con loro, il grado zero, il punto di partenza dell'interpretazione subito garantito e superato: in Prato il belcanto, l'emissione franca, morbida e timbrata, la tecnica affinata al punto da diventare naturalezza, la cura musicale forgiata in un repertorio vasto e raffinato come negli studi di clavicembalo, l'abitudine a cantare sulla parola ben articolata conducono direttamente a un porgere della melodia e del testo che va oltre il facile effetto del pezzo accattivante. Il garbo misurato di Scalera fa da ideale pendant con una sincerità d'espressione che non rinnega atmosfere salottiere un po' demodé, ma le fa vivere autentiche, sentite, non scontate né leziose nell'affetto con cui spolvera il piano dove le amiche provano un fascio di musiche e “dolce e fiorita si schiude alla breve romanza di mille promesse la vita”. Da questa sincerità, sostenuta dall'affabile colore baritonale, emerge anche la qualità migliore della musica di Tosti, in cui la comunicativa immediata può basarsi su un'apparente semplicità, su un'economia di mezzi, ma non sulla banalità, come testimonia l'efficacia dei una melodia discorsiva ben articolata nel ritmo poetico anche in lingua inglese. E, alla fine, di demondé non c'è proprio nulla, pur rimanendo fedeli all'atmosfera di un'epoca.

A questo bel sentire che anima le note tostiane si sposa il livello più alto di un'interpretazione, il fine ultimo ma anche l'origine stessa dell'espressione artistica: l'andare al di là delle note infilate per bene una dopo l'altra. Qui lo si mette nero su bianco e il CD diventa qualcosa di più di un CD. Vittorio Prato racconta anche con le parole quel che poi racconta cantando: un rapporto stretto con Tosti nel legame con la propria terra d'origine e nell'amore per il viaggio, nel movimento perpetuo in nome della musica; paralleli biografici, rispecchiamenti, percorsi di vita; un'idea della musica, del canto, dell'arte che è esperienza, ricerca, evoluzione, anche debolezza. Proprio ora che viaggiare fisicamente diventa più difficile, soggetto a mille limitazioni, è il momento di riflettere sul viaggio interiore, su cosa significhi interpretare e vivere. Potrebbe sorprendere ritrovare tutto questo rispecchiato nell'alta società vittoriana che si diletta di musica e stravede per un dandy giunto da terre di pastori – “Settembre, andiamo. È tempo di migrare” – ma, forse, ci eravamo abituati a non guardare oltre le “buone cose di pessimo gusto”. Per fortuna, invece, c'è chi guarda oltre: gli artisti.