Il ponte sul Bosforo

 di Roberta Pedrotti

 

Rimskij Korsakov, Balakirev, Ippolitov-Ivanov, Erkin

Scheherazade, Islamey, Schizzi caucasici (Suite n. 1, schizzi 2 e 4), Köçekçe

direttore Sascha Goetzel

Borusam Istanbul Philharmonic Orchestra

CD Onyx 4124, 2014

Registrato a Istanbul, 11-15 febbraio 2014

Ricapita in mano un cofanetto fiabesco, un piccolo gorgo marino di cartone al cui centro sta un enigmatico volto di donna orientale. Volta la carta e il viso femminile, l'occhio del ciclone, si iscrive in una pupilla, da cui s'irradia un'iride castano dorata. Non sembra ricapitare in mano per caso, in questi giorni in cui la Turchia torna tristemente alla ribalta delle cronache internazionali, non solo per il recentissimo attentato di piazza Sultanahmet, forse il più eclatante in un quadro di crescente tensione interna e internazionale. Oggi, riascoltare questo CD, ricordo d'uno splendido viaggio musicale nella capitale d'Oriente, sembra un monito a scriverne per raccontare qualcosa di diverso dagli estremismi e dalle repressioni, a raccontare come l'anima di Istanbul sia e possa essere un'altra, aperta, moderna, incline alla laicità, e che si esprima anche attraverso la musica.

“Per oltre duemila anni Istanbul è stata un punto d'incontro fra Oriente e Occidente, passato e modernità, tradizionalisti e liberi pensatori; cuore pulsante di creatività, intense sperimentazioni, pluralità imperante e libertà artistica. La città è divisa dal Bosforo, visto da molti come confine fra Asia ed Europa. In termini di placche tettoniche, tuttavia, l'Eurasia è un unico continente.”

Così si esprime, nelle note di copertina Sascha Goetzel, nato a Vienna, formazione è violinistica, ereditata dal padre già in forza ai Wiener. Il cursus honorum che l'ha condotto sul podio di tutto rispetto e lo ha portato dalla stagione 2008/9 a ricoprire la carica di direttore artistico e principale della Borusan Istanbul Philharmonic Orchestra, familiarmente detta BIPO, frutto del mecenatismo del gruppo industriale Borusan Holding e protagonista di un festival musicale di altissimo profilo internazionale (fra le collaborazioni, Sokolov, Perahia, Mullova, Faust, Garanca, Borodina, Florez, Alagna, Hampson, Terfel), oltre che ospite di importanti istituzioni fuori dai confini turchi. Goetzel ne proclama l'obbiettivo di farsi “ambasciatrice di musiche tratte da differenti tradizione – mosaico multiculturale in cui ogni piccola tessera è delicatamente posata, nel più gran rispetto della sua vicina, apportando un contributo unico a quel che la circonda.” Così, quei confini appaio fatti per essere attraversati in una continua esplorazione fra scambi fecondi: “La cultura europea è segnata da influenze che si estendono ben più a est di quanto non s'immagini. La musica e l'arte attraversano le frontiere, indipendentemente dal passato culturale o dalla storia politica”.

Tali e tante sarebbero le stratificazioni e le compenetrazioni di culture e tradizioni del Corno d'Oro da fare di questa città il potenziale modello per un'Europa moderna con l'incontro delle diverse anime della greca Bisanzio, rifondata dall'imperatore romano Costantino e custode, dopo la caduta dell'Urbe, della civiltà classica, principale patriarcato ortodosso dopo lo Scisma d'Oriente, conquistata ed eletta capitale del proprio impero dall'illuminato Maometto II. Non è solo un ponte e un punto di passaggio, ma un luogo di incontro creativo e costruttivo: chi transita da Istanbul lascia un segno, e Istanbul lascia un segno in chi l'attraversa: un tesoro che deve essere tutelato.

Il programma di questa incisione prova a farsene simbolo e interprete proponendo tre lavori di compositori russi diversamente ispirati alle culture che s'incontrano e si fondono intorno alla Turchia seguite dall'opera di un autore turco che rilegge la propria tradizione guardando a Occidente.

Sotto la guida sicura del proprio direttore principale, la BIPO dimostra il suo valore e il solido livello tecnico raggiunto senza rinunciare alla personalità di un colore particolare, capace di accogliere fra gli strumenti occidentali anche timbri peculiari dell'area ottomana. Un esperimento curioso, ma affascinante e significativo, che arricchisce ulteriormente le suggestioni esotiche e il gioco coloristico della Scheherazade di Rimskij-Korsakov inserendo fra le percussioni darbuka, def, bendir e kudüm, ma soprattutto il qânun in luogo dell'arpa. Mentre all'antico liuto orientale oud è riservato un assolo a intercalare fra il primo e il secondo movimento, il qânun intona una melodia tradizionale fra il terzo e il quarto: una scelta particolarmente suggestiva se si pensa che a questo tipo di cetra turca si associavano poteri magici, ipnotici e che era suonato solo da donne: cosa potrebbe evocare meglio l'affabulatrice delle Mille e una notte? Segue Islamey di Balakirev nella versione orchestrale di Lyapunov e si dipanano atmosfere ispirate alle terre armene e tatare, alla Crimea e alla Colchide antica. Fra le sponde del Mar Nero, il Caucaso, la Georgia affondano le radici anche gli Schizzi caucasici di Ippolitov-Ivanov, nei quali, oltre alle percussioni già citate, viene introdotto l'antichissimo flauto ney per evocare la zurga (antenato arabo dell'oboe) che l'autore ha cercato di imitare con il corno inglese. Aromi orientali, esotici, antichi che non suonano come arbitrii, quanto come sottolineature di una rete di suggestioni, influenze, scambi senza i quali non solo la musica, ma tutta la civiltà umana sarebbe più povera e non avrebbe saputo progredire.

È allora quasi naturale che al trio di slavi innamorati dei suoni dell'Oriente e del Caucaso risponda un turco affascinato dall'Occidente, allievo di Nadia Boulanger, incoraggiato da Atatürk a contribuire allo sviluppo moderno della musica della nuova repubblica post-ottomana. Esponente del gruppo dei Cinque Turchi con Ahmed Adnan Saygun, Cemal Reşit Rey, Hasan Ferit Alnar e Necil Kazim Akses, Ulvi Cemal Erkin (1906-1972) offre con la rapsodia di danze Koçekçe un perfetto esempio di assimilazione delle forme occidentali con il patrimonio ritmico e melodico tradizionale, sulla scia di tanti classici europei che, a diversi livelli di elaborazione e raffinazione, hanno tratto ispirazione dalle radici popolari dei rispettivi paesi.

Musica che fa bene ascoltare, per ricordarci, oggi più che mai, quanto sia prezioso e vitale l'osmosi fra Oriente e Occidente, quanto dannoso e sterile ogni conflitto.