L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Roberto Valentini: Sonate per Mandolino

Un inglese a Roma

 di Roberta Pedrotti

R. Valentini e P. G. G. Boni

Complete Mandolin Sonatas

ensemble Pizzicar Galante

Registrato dal 17 al 21 ottobre 2015, Chiesa di S. Giuseppe, Montevecchio di Pergola (PU)

CD Brilliant Classics, 95257, 2016

Nessuna opera d’ingegno, men che mai d’arte, si può considerare avulsa da un contesto, sospesa nel tempo e nello spazio senza legami con la vita di chi l’ha creata e di chi si confronta con essa. Le Sonate per mandolino e basso continuo di Roberto Valentini non sono graziose pagine fini a se stesse: dietro di esse c’è la vicenda affascinante di Robert Valentine, quarto figlio di Thomas Valentine (o Follentine, o Follintine), musicista al servizio della città di Leicester. Intorno ai vent’anni, sul declinare del diciassettesimo secolo, Robert lascia la provincia inglese e raggiunge la trionfante Roma barocca dei papi. Chiamato Roberto Valentino o Valentini, metterà su famiglia, si affermerà come strumentista (a fiato, prevalentemente) e compositore, terminerà i suoi giorni nell’Urbe. Come in un romanzo, il giovanotto cresciuto all’ombra di una sorta di banda municipale, ma nella terra del liuto di John Dowland, arriva a suonare con Corelli nella prima assoluta della Resurrezione di Haendel, assorbe curioso gli stimoli romani, ma sa anche guardare alle novità che spirano da Nord, elabora la scuola corelliana non insensibile agli allettamenti del linguaggio operistico e del nascente stile galante. Sa essere un autore “alla moda” non perché si appropria di formule di sicuro successo, ma perché guarda avanti con arguzia e curiosità, coglie lo spirito dei tempi che cambiano e che verranno.

Questa raccolta di Sonate per strumento e basso continuo sono esplicitamente destinate, in alternativa, a “flauto traversiero”, “violino, mandola et oboe”: fiati, dunque, o corde sollecitate con le dita o con l’archetto a illuminare diversi aspetti della musica di Valentini, la cantabilità espressiva o l’affinità con la letteratura per tastiera. A differenza delle Sonate da camera di Corelli, che procedono generalmente da tempi lenti a tempi più mossi raggruppando i movimenti sul modello della bipartita ouverture francese, o delle stesse Sonate per violino, più varie nell’alternanza, in Valentini si avvicendano sempre regolarmente agogiche contrastanti, persino (Sonata in Re minore op. 12 n. 2) con un’indicazione come “Adagio Amorosa”. Si va, insomma, verso un’idea settecentesca di equilibrio e alternanza nell’espressione degli affetti, ma con una vivacità tutta personale nell’articolazione dei quattro (o sei, nell’ultima sonata) movimenti. In questo senso l’accostamento con il contemporaneo Pietro Giuseppe Gaetano Boni, allievo di Perti che lo raccomandò proprio a Corelli, è emblematico. Si avverte che il milieu culturale è il medesimo, le radici e il linguaggio prossimi, ma la scuola di Boni affonda sicura le sue fondamenta nella grande tradizione teorica bolognese, mentre la formazione di Valentini è più eterogenea. Le Sonate Op.2 di Boni sono tutte, agilmente, in soli tre movimenti, tranne la prima, che occhieggia alla Suite con quattro tempi di cui due di danza (la Corrente e la Sarabanda centrali), solo nella seconda affianca due agogiche omologhe (Largo – Allegro Giga – Allegro). Sottili differenze nella scrittura lasciano intendere come un percorso storico comune possa svilupparsi, a cavallo fra due secoli, in cammini prossimi, intrecciati, ma comunque distinti.

L’ensemble Pizzicar Galante si fa portavoce del linguaggio dell’epoca con sciolta competenza tecnica e stilistica, sensibilità espressiva, sì da lasciar fluire con naturalezza parallelismi e divergenze fra Valentini e Boni, da evidenziare con abilità sia il perfetto inserimento dell’inglese di Roma nella temperie musicale dell’epoca, sia la vivacità del suo ingegno. Anna Schivazappa è virtuosa del mandolino barocco in perfetto affiatamento con il cembalo di Fabio Antonio falcone, la viola da gamba di Ronald Martin Alonso e la tiorba di Daniel de Morais, che coloriscono con perizia e fantasia il basso continuo.

Buona l’incisione e pregevoli le note di copertina (purtroppo solo in inglese) che, a firma della stessa Schivazappa, illustrano la biografia e le caratteristiche di Valentini senza trascurare Boni; parimenti apprezzata è la dettagliata descrizione delle caratteristiche degli strumenti utilizzati, tutte fedeli ed efficienti copie moderne di esemplari d’epoca.


 

 

 
 
 

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