Chopin attraverso lo specchio

 di Roberta Pedrotti

Chopin Evocation

musiche di Chopin, Schumann, Grieg, Barber, Čajkovskij, Mompou

Daniil Trifonov, pianoforte

Sergei Babayan, pianoforte

Mikhail Pletnev, direttore

Mahler Chamber Orchestra

2 CD Deutsche Grammophon, 00289 479 7518

Daniil Trifonov, Mikhail Pletnev e la partecipazione di Sergei Babayan, che del primo è stato insegnante e del secondo allievo. Basterebbero questi nomi uniti alla Mahler Chamber Orchestra e alla musica di Chopin a garantire un prodotto discografico d'alto livello. E fra cotanto senno anche un'antologia, se non un'integrale, chopiniana, ci avrebbe facilmente appagati. Invece, il progetto punta più in alto, propone una riflessione ben articolata sul grande Polacco e sulla sua influenza sull'universo pianistico, riverberata fino ai giorni nostri.

Dei giorni nostri è proprio la riorchestrazione dei due concerti curata dallo stesso Pletnev, che ripensa le composizioni con respiro cameristico, in cui il pianoforte non si contrapponga drammaticamente a una massa strumentale accuratamente alleggerita. Ci si potrà interrogare sull'opportunità di questo lavoro, giacché, se non saranno le virtù d'orchestratore quelle che hanno consacrato Chopin nell'Olimpo della musica, è indubbio che i suoi concerti abbiano un carattere ben definito nella tinta strumentale e nei rapporti fra solista ed ensemble, Tuttavia, come principio, ci troviamo perfettamente in linea con lo spirito del progetto, dedicato a riletture e rispecchiamenti non solo nei confronti di Chopin, ma anche da parte di Chopin stesso, con le sue variazioni su Là ci darem la mano. In secondo luogo, ma non meno importante, il risultato è maiuscolo: il genio musicale di Pletnev lascia la tastiera per sovrintendere a una lettura di magnetica purezza, in cui il pianoforte sembra fondersi e ampliarsi nell'orchestra da camera ed esprimere con ineffabile sapienza un incanto perturbante, quasi sfacciatamente ingenuo. Pletnev lavora, si direbbe, in simbiosi con l'intelligenza di Trifonov, un pianista che anche in Cd sa inchiodare alla poltrona, tale è il fascino di un tocco preciso, netto, capace di evocare sonorità perlecee, iridescenti, sia in figure minutissime, rapide, rapinose, sia in un legato seducente, sempre in una chiarezza d'accenti e fraseggio, in un'incisività disinvolta che conquista e disarma.

Nei due concerti, Trifonov e Pletnev rivelano con un loro specialissimo punto di vista altre sfaccettature più intime e trasparenti ma non meno intense. Tocca poi al giovane Daniil salire in cattedra e dipanare nelle pagine esclusivamente pianistiche il discorso intorno a Chopin e alle sue evocazioni. La bravura, il virtuosismo sono impeccabili, luminosissimi, ma mai fini a se stessi, come dimostra una versatilità espressiva non meramente esteriore nello scavo tematico delle variazioni dello stesso Chopin (Là ci darem la mano) e di Mompou su un tema del Polacco. Parimenti il Rondò per due pianoforti affrontato con il maestro Babayan respira di una grazia intelligente rara, eppure profusa con naturalezza in ogni pagina, fino all'Impromptu n. 4 i do diesis minore Fantaisie-Impromptu, in cui le fila del discorso sono rette con cristallina sapienza e sinuosa comunicativa.

Nondimeno, quando Schumann, in Carnaval, Grieg, in uno studio, Barber nel Nocturne e Čajkovskij in Un poco di Chopin rendono omaggi diretti e indiretti a moduli ritmici, prerogative dinamiche e melodiche, soluzioni armoniche del Polacco, Trifonov sa scernere con giusto equilibrio punti di vista, sfumature, allusioni e mascheramenti senza che mai un aspetto soverchi l'altro, che Chopin soffochi il postero o che questo raffreddi la propria vena in una sorta di autopsia di riferimenti. Vediamo Chopin attraverso gli occhi di Schumann, Grieg, Barber, Čajkovskij, Mompou, ma in ciò che ciascuno coglie e rivive del giovane genio di Varsavia da una nuova prospettiva il tedesco, il norvegese, lo statunitense, il russo, lo spagnolo.

È davvero un piacere giocare fra queste evocazioni chopiniane in compagnia di artisti di tal calibro, capaci di leggere e rileggere senza mai sfiorare l'effetto facile o la banalità pur esprimendosi in un idioma tanto piacevole e con un gesto tanto disinvolto.

Davvero una bella conferma per Trifonov, un bel ritorno nel catalogo della Deutsche Grammophon per Pletnev.