L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

S'ei piace, ei lice

 di Roberta Pedrotti

Alfabeto falso

Foscarini, Kapsberger, Carbonchi, Murcia, Valdambrini, Piccinini, Bartolotti, Corbetta

I bassifondi

Simone Vallerotonda, tiorba, chitarra barocca, chitarra battente e direzione

Josep Maria Martì Duran, calascione basso

Gabriele Miracle, percussioni

CD Arcana, A 435, 2017

“S'ei piace, ei lice” (Tasso, Aminta, coro atto I). L'interpretazione musicale è anche libertà, estro, sperimentazione e i confini in cui ci si può muovere sono quelli della consapevolezza e della chiarezza, oltre che del valore artistico – se mai quantificabile – dell'esito finale.

Simone Vallerotonda, uno dei più apprezzati e affermati tiorbisti italiani, lavora regolarmente con complessi barocchi ai massimi livelli, ma ama anche osare e spiazzare con accostamenti anche audaci. In questo caso si concentra sul repertorio per tiorba e chitarra barocca del primo Seicento (solo i due pezzi di Santiago de Murcia si collocano qualche decennio più avanti), ma, intercalati con quattro improvvisazioni omogenee per spirito e stile, non li propone nell'usuale veste solistica, bensì in trio, con l'aggiunta di un basso continuo non presente nei testi originali. Una scelta che può far discutere, ma che è esposta con chiarezza nelle note di copertina e deliberata con documentata consapevolezza. Si chiamano in causa fonti iconografiche e testuali da cui traspare una libertà d'organico nella prassi esecutiva barocca, fra lo strumento solista e il suo possibile accompagnamento con gruppi più ampi. La discussione è senz'altro aperta, ma non si può dire che l'idea di suonare Kapsberger o Foscarini affiancando percussioni e calascione al solista designato non sia stata ben ponderata ed esposta. E non esclusiva, ché Vallerotonda si esibisce anche come solista in due improvvisazioni, in una passacaglia di Francesco Corbetta e nella Toccata cromatica di Piccinini, a riprova che l'interpretazione in trio possa essere un'opportunità, non un'opzione esclusiva.

Come la scelta dell'organico, così anche la prassi esecutiva, le scelte armoniche nello sviluppo del basso continuo rispondono a criteri rigorosamente espressi nelle note di copertina, che approfondiscono la notazione alfabetica per chitarra e la sua evoluzione con la nascita anche di un alfabeto falso a indicare acciaccature e dissonanze. Queste potenziano, nel vivace sviluppo dei Bassifondi, un effetto quasi straniante, che avvicina pagine di quattro secoli or sono a sonorità ben più vicine a noi. Eppure gli strumenti sono rigorosamente d'epoca, eppure si segue con scrupolo la notazione barocca. Ma, al pari di certe estrose ed esuberanti esecuzioni di Jordi Savall, lo slancio un po' spregiudicato, l'evidenza propulsiva delle percussioni conferiscono a tutto il programma un sapore inedito. Dopo aver giocato con le contaminazioni d'epoca e di registro, fra antico e contemporaneo, fra pop e musica d'arte, Vallerotonda e i Bassifondi rivivono il rigore con spirito vivace e divertito, sicché l'ascolto incuriosisce e intriga. Dove si trova il confine fra la filologia e l'invenzione, fra la storia e l'attualità? Alcune soluzioni armoniche suonano modernissime, ma stanno già nello sviluppo dell'alfabeto falso, alcune percussioni ricordano suggestioni etniche ormai familiari, e invece risalgono a fonti barocche. Fra alfabeto vero e alfabeto falso l'enigma persiste: se piace, lice, ma fa anche riflettere.


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