L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

La favola delle figlie scambiate

 di Roberta Pedrotti

A. Messager

Les p'tites Michu

Polchi, Cochet, Estèphe, Lenormand, Bigourdan, Grape, Sargsyan, Meng, Dayez

direttore Pierre Dumoussaud

Orchestre National des Pays de la Loire

Choeur d'Angers Nantes Opéra

saggi di Ch. Mirambeau, A. Dratwicki, É. Jardin

174 pagine con illustrazioni, testi in francese e inglese

2 CD

Palazzetto Bru Zane, 2018

Due gemelle unitissime e perfettamente identiche. Uguali al punto da risultare indistinguibili e intercambiabili per tutti, genitori e innamorati compresi. C'è solo un problema: Blanche-Marie e Marie-Blanche Michu non sono vere sorelle, tantomeno gemelle. Una di loro è Irène, la figlia del Marchese des Ifs affidata al commerciante Michu per sottrarla alle turbolenze rivoluzionarie, solo che il buon Michu, vero padre modello, nel fare il bagnetto alle bimbe in assenza della moglie, al momento di rivestirle - che distratto! - non è stato più in grado di riconoscere la propria figlioletta e quella del Marchese. Né, in diciassette anni, nessuno, nemmeno Mme Michu, è stato in grado di sciogliere il mistero, lasciando crescere le ragazze come sorelle gemelle. Quando, però, il Marchese, che ha fatto fortuna durante le campagne napoleoniche fino al grado di generale, ritorna per riunirsi alla sua Irène e darla in sposa a un bel giovane commilitone, i nodi vengono al pettine. E, poiché non esiste nessun elemento concreto di distinzione (un neo, una voglia...), il destino delle ragazze identiche nel fisico dipende unicamente dalla loro indole: dopo un'inevitabile serie di equivoci e scambi, sarà identificata come Irène Blanche-Marie, di carattere più poetico, modi più raffinati, innamorata del militare Gaston, mentre di buon grado la più spiccia Marie-Blanche sposerà il commesso Aristide e resterà a gestire la fiorente attività commerciale della famiglia Michu. Nel 1897 Zola ha già portato a compimento il ciclo dei Rougon-Macquart e una sorta di predestinazione sociale è insita nel clima naturalista e positivista del tempo - tanto che, in area socialista, il critico dell'Aurore non mancherà d'ironizzare sul tema - ma nessuno ci obbliga a pensare che, realmente, Blanche-Marie sia la marchestia e che sia più felice nel mondo aristocratico, come Marie-Blanche in quello borghese, per una questione genetica. Questa visione rassicura senz'altro l'alta società della Terza repubblica, che considera Les p'tites Michu un delizioso onesto intrattenimento adatto alle ragazze più giovani, ma c'è un'altra faccia della medaglia: per tutti le ragazze sono indistinguibili, la sorte di Marie-Blanche e Blanche-Marie dipende unicamente da loro stesse, dal loro accordo per spartirsi il futuro secondo le rispettive inclinazioni. Una bella dichiarazione d'indipendenza in quella che si presenta come un'innocente favoletta di conservazione sociale!

A sostenere l'assurdità della trama (complimenti anche ai coniugi Michu per i nomi fantasiosi attribuiti alle due ragazze!) c'è la musica di Messager, che dopo un periodo di crisi succeduto al successo di Madame Chrisanthéme rilancia proprio con Les p'tites Michu la sua carriera, tanto che l'operetta verrà tradotta in inglese e tedesco e arriverà perfino a Broadway. Il segreto è nella studiata semplicità, nella capacità di apparire naïf con arte raffinatissima, sicché i tre atti - per meno di due ore complessive - scorrono leggeri leggeri, ma non restano in superficie, bensì seducono con la loro freschezza, con la delicatezza delle melodie e dei colori, con lo spirito tenero e brillante, con il ritmo sempre accattivante. Sarà davvero la figlia del Marchese/Generale quella che entrerà nel suo palazzo e sposerà Gaston? Poco importa, alla fine, perché tutti vivranno felici e contenti, e le ragazze scelgono il loro destino anche se il mondo non cambia. Ci divertiamo, senza troppi pensieri, ma sotto sotto, seppur riaccomodati in favola, ritroviamo i problemi aperti e le contraddizioni della Francia a cent'anni dalla Rivoluzione. E forse questo autoritratto lieve e sorridente di una società in realtà problematica, un disegno pastello fra nuvole rosa negli anni dell'Affaire Dreyfuss, è una delle chiavi, con la maestria suadente di Messager, del successo di Les p'tites Michu.

Come sempre, il Palazzetto Bru Zane restituisce al meglio questo repertorio, affidandosi a complessi artistici ben affinati, che conoscono a menadito l'idioma dell'operetta francese e possono anche prestarsi, nel caso del coro, a vivacissimi ritrattini solistici, fra le compagne di studi delle ragazza Michu e i clienti dello spaccio di famiglia a Les Halles. Il carattere d'evasione e rassicurazione dell'operetta rivive perfettamente in un cast ben assortito e spiritoso, a dipanare i diversi tipi vocali dell'operetta (non solo francese): il baryton Martin, vale a dire tendenzialmente chiaro e acuto, per un personaggio di rango, amoroso e brillante, il tenore innamorato più languido e sospiroso, soprani sentimentali e piccanti, ma anche schiettamente buffi (e così pure un mezzosoprano autoritario), un baritono più scuro e comico, tenori buffi o di carattere. Qualche burla, un po' di malinconia, e infine le coppie di compongono, gli amanti si uniscono e coronano la surreale commedia di zucchero filato rivelando la finzione chiedendo l'applauso del pubblico. Questo giunge puntuale per una succosa incisione effettuata dal vivo a Nantes e volentieri ci uniamo all'apprezzamento, lieti di esserci immersi, grazie anche al prezioso apparato di saggi e illustrazioni, in questa Francia fin de siècle in fuga verso la fiaba.

 


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