Le metamorfosi nella forma

 di Roberta Pedrotti

G. Rossini

Overtures

da La scala di seta, Tancredi, L'italiana in Algeri, Il barbiere di Siviglia, La gazza ladra, Matilde di Shabran, Semiramide, Le siège de Corinthe, Guillaume Tell

direttore Michele Mariotti

Orchestra del Teatro Comunale di Bologna

Registrato a Bologna nel maggio 2018

SA-CD, Pentatone 2018, PTC 5186 719

Lo studio scrupoloso e appassionato dei classici, di Haydn, di Mozart e della forma sonata; la reinvenzione della stessa forma sonata con l'innesto del crescendo – quasi metafora dell'età delle rivoluzioni e del Romanticismo. Così Rossini plasma la sua Sinfonia, e ne fa modello d'elezione per tutti i colleghi fino a Verdi, non solo quello “di galera”, ma anche quello di Les vêpres siciliennes e della Forza del destino. Rossini per primo, però, crea e distrugge: forgia una forma nella sua gioventù, la porterà alla massima espansione ed espressione nei suoi due addii, alle scene italiane (Semiramide) e alle scene operistiche in generale (Guillaume Tell), ma nel frattempo vi rinuncia, azzarda incipit in medias res, preludi, o sinfonie anomale, sperimentali, come quella di Ermione (con l'intervento del coro), di Armida (tema e variazioni) o di Ricciardo e Zoraide (saldata all'introduzione senza soluzione di continuità, con la presenza della banda dalle quinte e sezioni concertanti per corno, clarinetto e flauto soli).

Michele Mariotti, per il disco con cui conclude ufficialmente la collaborazione in qualità di direttore musicale del Teatro Comunale di Bologna, non sceglie le sinfonie sperimentali, ma punteggia la carriera di Rossini dalle farse giovanili (La scala di seta) alla grande affermazione del 1813 (Tancredi e L'italiana in Algeri), dal Barbiere di Siviglia ai due capolavori semiseri (fra di loro agli antipodi) La gazza ladra e Matilde di Shabran, dall'apoteosi di Semiramide alla Francia di Le siège de Corinthe e, naturalmente, Guillaume Tell. L'uniformità formale dell'archetipo permette di apprezzare come il modello si adatti a contesti diversi, dia adito, perfino nell'utilizzo di medesimi temi, ad “atmosfere morali” affatto differenti.

La capacità di Rossini di esaltare la forma in quanto tale, quasi un preludio al concetto futuro di musica oggettiva, va di pari passo con la capacità di plasmarla in senso drammatico e, dunque, essere insieme attuale e inattuale, sincero e straniante. Il tema ebraico del Siège e il Ranz de vaches del Tell, il rullo di tamburi militari della Gazza ladra sono oggetti musicali reali, elementi di verità legati al dramma che si va a rappresentare, ma si inseriscono in una logica formale che li astrae e ne moltiplica i possibili valori.

In questa logica geometrica e drammatica, Michele Mariotti si muove con totale disinvoltura, fa respirare i dettagli e il rimbalzare dei temi fra gli strumenti, gioca in quei contrasti dinamici così ben dipanati, con la naturalezza di chi non cerca l'effetto e non scade nel manierismo, ma offre la precisa misura di un'architettura musicale e del suo ethos peculiare, della sua mobilità e della sua nobiltà, del suo slancio impetuoso, rivoluzionario, e del suo controllo neoclassico. Se Mazzini definì il Pesarese “Napoleone della musica”, se Wagner disse che la sua non è solo musica dell'avvenire ma “di ogni tempo” una ragione c'è. E qui l'ascoltiamo.

La registrazione è stata effettuata in una delle sale bolognesi preferite da Claudio Abbado, la Biblioteca di San Domenico, dove il suono è letteralmente coccolato dalle pareti tappezzate di libri: il risultato si sente tutto in una prova davvero ineccepibile dell'orchestra del Comunale, al suo meglio nel respirare con il suo direttore e dipanare la scrittura rossiniana. E, dunque, se questo disco chiude il ciclo dell'impegno di Mariotti come direttore principale e musicale bolognese, che non sia un addio, ma un arrivederci, speriamo a presto.