L'Arcadia delle donne

di Davide Mingozzi

Maria Teresa Agnesi

Arie con Istromenti, 1749

  1. Son confusa pastorella

  2. Non so: con dolce moto

  3. Ah, non son io che parlo

  4. Non piangete amati rai

  5. Lo seguitai felice

  6. Non dirmi crudele

  7. Scherza il pastor sovente

  8. Afflitta e misera

  9. Alla prigione antica

Elena De Simone, mezzosoprano

Ensemble Il Mosaico

CD Tactus, TC 720101, 2020

La notorietà della famiglia Agnesi è stata per lungo tempo legata a Gaetana, illustre matematica vissuta nel pieno Settecento milanese. Anche Google il 15 maggio 2014 volle celebrarne i 296 anni dalla nascita con un doodle a lei (e alla sua versiera) dedicato. Poco si sapeva, fino a non molti anni fa, della sorella minore Teresa, anch’essa ugualmente dotata in un campo limitrofo ma differente: la musica. Appartenente alla piccola nobiltà lombarda, Teresa fu un’abile clavicembalista, cantante e compositrice i cui interessi spaziarono dalla produzione per tastiera al melodramma (Ciro in Armenia, Sofonisba).La sua figura è tornata all’attenzione della musicologia e del pubblico solo in tempi recenti, grazie anche ai meritori studi approntati da Pinuccia Carrer e Barbara Petrucci che della compositrice milanese hanno dapprima curato l’edizione integrale delle opere per tastiera in tre volumi (Parma, Oca del Cairo, 2003-2007), seguita poi da una corposa monografia (Donna Teresa Agnesi compositrice illustre, Genova, San Marco dei Giustiniani, 2010).

Nel tricentenario della nascita della compositrice, il mezzosoprano Elena De Simone e l’ensemble Il mosaico hanno intrapreso un lodevole progetto di riscoperta della produzione vocale di Teresa Agnesi pubblicando per l’etichetta Tactus una selezione di nove arie tratte dalla raccolta Arie con istromenti. Agnesi approntò la silloge, costituita in totale da dodici composizioni, nel 1749 e la offrì in dono a un’altra compositrice “dilettante”: Maria Antonia Walpurgisdi Baviera, moglie di Federico Cristiano di Sassonia – non sfugga che il principe dieci anni prima, di passaggio a Milano, aveva incontrato Teresa e la sorella esprimendo entusiastici commenti sulla perizia nelle rispettive arti. Il prezioso manoscritto partì da Milano il 18 giugno accompagnato da una lettera; il 24 agosto la stessa principessa ringraziò la compositrice per l’omaggio e si complimentò. La scelta della dedica non fu casuale: Maria Antonia di Baviera era certamente un’interlocutrice di prestigio e possedeva tutte le doti che le permettevano di apprezzare il dono; era anch’essa cantante e clavicembalista, e si era perfezionata nella composizione con Nicolò Porpora e Johann Adolf Hasse – vale a dire il fiore dei compositori dell’epoca – firmando le proprie opere con l’acronimo E.T.P.A, Ermelinda Talea Pastorella Arcade.

Le dodici arie della raccolta prevedono l’impiego di due violini, viola e basso continuo per accompagnare la voce. La scrittura non è eccessivamente virtuosistica e il range vocale cui sono destinate è quello che oggi definiremo un mezzosoprano. I testi sono, in larga parte, tratti da drammi o feste teatrali del Metastasio (Ciro riconosciuto, Alessandro nell’Indie, L’olimpiade, Il trionfo d’Amore) cui si affiancano altri con ogni probabilità approntati da Teresa Agnesi stessa, versata come noto anche nella poesia. La destinazione è però cameristica e ciò permette alla compositrice di adottare uno stile assai diverso da quello teatrale. Lo scopo primario è di risaltare un singolo affetto, scisso dalla situazione originaria del dramma. Teresa, come evidenziano Carrer e Petrucci nel booklet allegato al cd, «si concentra su un dettaglio, approfondisce il senso delle parole non soltanto nella parte vocale ma sovente nelle parti strumentali, utilizzando particolari figurazioni». Tra queste, un frequente incrociarsi delle linee melodiche dei violini, quasi a mo’ di duetto tra voci. Siffatta ricercatezza stilistica non sfuggì al noto trattatista e teorico Giordano Riccati che nel Saggio sopra le leggi del contrappunto (1751 ma pubblicato nel ’62) espresse un’affascinata ammirazione per Teresa Agnesi. Si veda per l’appunto quanto scrive riguardo l’aria Ah, non son io che parlo (numero 3 del cd) che «risveglia nella fantasia la viva immagine della smania di un animo disperato. Si osservi quanti salti s’aprano e nella parte cantante e nei violini per esprime la furia del sentimento». La stessa dedicataria, Maria Antonia di Baviera, apprezzò nelle composizioni «il buon gusto, e l’arte vi è tanto più ammirevole perché esprime perfettamente il senso naturale delle parole».

Grazia ed eleganza di un cammeo musicale settecentesco che vengono oggi magistralmente resi nell’incisione di cui stiamo parlando. Eccelsa è la prova del mezzosoprano Elena De Simone. È dotata di una voce dalle sfumature ambrate, dai bassi corposi e dagli acuti non meno squillanti; ma che ha nel registro medio il vero punto di forza, ed è in questo che riesce a far risaltare la maggior espressività. Sa far sfoggio di tutte doti canore che le permettono di modulare la voce a seconda degli affetti che vuole rappresentare, nonché di essere egualmente versata sia nel patetico (si prenda ad esempio la struggente aria Non piangete amati rai) sia nel drammatico (Ah, non son io che parlo) e d’agilità (Scherza il pastor sovente). La dizione, sempre chiara, è accompagnata da un rigoroso rispetto dell’accentuazione metrica dei versi e da un fraseggio sempre aderente all’andamento musicale. L’ensemble Il mosaico, che si serve di copie di strumenti orginali, accompagna con vivacità, estro e gusto ma sempre nel rispetto del canto. Apprezzabili e in stile le volute inserite nelle riprese delle arie che conferiscono un’aura cameristica, quanto mai appropriata se si considerano le circostanze in cui furono ideate le composizioni e la loro destinazione. Il progetto, del tutto meritevole, si inserisce in una serie di analoghe riscoperte che, sempre più frequenti negli ultimi anni, ci permettono finalmente di ridar voce a compositori ingiustamente dimenticati; partiture finora note solo alla ristretta élite degli addetti ai lavori, possono oggi raggiungere un pubblico più vasto. Un’occasione di ascolto in definitiva cui varrà senza dubbio la pena confrontarsi, in particolare in quest’anno di ricorrenza agnesiana.