Variazioni fra simili

di Roberta Pedrotti

Sonar in ottava

musiche di Bach, Vivaldi, Goldberg

violino Giuliano Carmignola

violoncello piccolo Mario Brunello

Accademia dell'Annunciata

direttore e cembalo Riccardo Doni

registrazioni effettuate nella Chiesa dell'Annunciata di Abbiategrasso (MI), 28-30 giugno 2018

CD Arcana A472, 2020

Già da qualche anno Mario Brunello ha dichiarato il suo amore per il violoncello piccolo, tanto che nel 2017 il liutaio bresciano Filippo Fasser ha costruito per lui un esemplare dello strumento a quattro corde da un modello originale di Amati, dei primi del 600. Da allora, il violoncellista veneto non perde occasione di farlo ascoltare, specie in rinnovate letture del prediletto Bach. Ora può trattarsi di scoprire diverse sonorità nelle pagine del consueto repertorio violoncellistico, altre di approcciare la letteratura destinata al violino, giocando sulle caratteristiche affini ma distinte degli archi per colore, tessitura, perfino fraseggio , se non altro per quel che concerne il gesto e la postura dell'esecutore.

E, alla fine, tali e tante era le trascrizioni e trasposizioni per diversi organici, tali e tanti i membri di ogni famiglia strumentale prima che il cristallizzarsi della formazione sinfonica classica e romantica facesse piazza pulita di arpeggioni, viole da gamba e serpentoni - ma nondimeno tornasse ad accogliere novità come saxofoni o tube wagneriane - che una riesplorazione del repertorio come quella di Brunello con il violoncello piccolo ha la sua piena giustificazione nello spirito dell'interprete in rapporto allo spirito dell'epoca (XVII e XVIII secolo), deve confrontarsi solo con i propri risultati senza pregiudiziali di sorta.

Ecco qui, allora, che Brunello si fa complice il vecchio amico e compagno di avventure (non solo) abbadiane Giuliano Carmignola per una nuova avventura con il suo violoncello piccolo: i concerti per due violini di Bach e Vivaldi nei quali una delle due parti solistiche viene affidata, appunto, al pupillo di Brunello. 

Come giustamente sottolineano le note di copertina di Cesare Fertonani, il doppio concerto affianca di preferenza due solisti identici: per una questione di omegeneità di scrittura, e quindi di possibilità di dialogo, imitazione, botta e risposta, i simili hanno nettamente la meglio sui dissimili - e le eccezioni producono accostamenti di particolare interesse - affidando il principio della varietas barocca ad altri elementi strutturali. E, nondimeno, la possibilità di trascrizioni, trasposizioni per strumenti diversi dai primi destinatari sono all'ordine del giorno. Per tutte queste ragioni il duetto fra violino e violoncello piccolo funziona alla perfezione: è lecito trasporre una delle due voci, che rimanendo nell'ambito della stessa famiglia (e fra archi a quattro corde la vicinanza è molta) garantisce l'adesione alla linea originale e, nel contempo, producendosi all'ottava inferiore con un timbro, un colore differenti, più morbidi e meno penetranti anche se comunque più chiari e agili del violoncello standard, permette un nuovo gioco di ombreggiature, un diverso spessore, un'ulteriore dimensione di varietas esecutiva. 

Al di là dell'assunto fondamentale, e dell'indubbio fascino del nuovo impasto e del nuovo dialogo fra archetti, Brunello e Carmignola non si propongono di sorprendere. Il loro è un equilibrio impeccabile, a lungo rodato, fatto di scambi esatti, perfetta comunione d'intenti, chiaroscuri e dinamiche calibrati con precisione infinitesimale, fluidissime nelle loro gradazioni. È un barocco in cui la varietà è sempre sorvegliata dalla ragione, elegantemente levigata in morbide curve dietro le quali si ravvisa una logica matematica cartesiana. Proprio l'unione delle due voci simili e diverse, però, sottolinea in questo rigore una morbidezza, un calore che completano l'equilibrio complessivo del quadro, senza che nulla sorprenda per uno scatto improvviso, men che meno fuori posto.

Questa sofisticata concezione cameristica trova ottima risposta nell'Accademia dell'Annunciata diretta al cembalo da Riccardo Doni, che completa il programma con due pagine che non prevedono solisti concertanti. Così, se il programma verte sulla ben nota associazione Vivaldi - Bach (coevi, è noto che il tedesco mostrasse grande interesse per l'opera dell'italiano e nei punti di contatto e distanza fra i due può iscriversi buona parte dell'estetica musicale del primo Settecento), oltre a concerti doppi dei due e alla Sinfonia in re maggiore per archi RV 125 del Prete Rosso, costeggiamo il mondo del Kantor di Lipsia con la Sonata in sol minore per archi DürG 14 del suo allievo Johann Gottlieb Goldberg, colui da cui le celeberrime Variazioni presero il nome.