Nell’albergo dei destini incrociati

 di Joseph Calanca

Si apre con Così fan tutte la ripresa del trittico Mozart – Da Ponte creato da Guy Joosten per l’Opera delle Fiandre e in scena, per un totale di ventinove recite, ad Anversa e Gand tra lo scorso dicembre e il prossimo giugno. Un cast giovane e affiatato da cui emergono piacevoli riconferme e interessanti scoperte.

GAND, 11 gennaio 2015 - Mollemente adagiata sulla sua conchiglia, tra onde, delfini e putti, Venere ci sorride maliziosa su uno sfondo d’intenso rosso pompeiano. Giusto il tempo dell’ouverture ed ecco che questo sipario, assieme alla madre d’Amore, viene svogliatamente aperto da Despina, moderna divinità erotica in grembiule e caschetto nero, cameriera e coautrice del bizzarro intreccio d’amore creato dal geniale librettista veneto. Guy Joosten sceglie di ambientare tutta l’azione della terzultima opera di Mozart nella hall di un albergo di dubbio gusto, tra mosaici romani, affreschi lascivi e invadenti turiste armate di macchina fotografica. Qui, all’ombra del Vesuvio intravisto dalle vetrate, pronto a risvegliarsi (senza comprensibili motivi drammaturgici) nel finale, si incontrano e si mescolano le coppie formate dalle sorelle in villeggiatura e dai due soldati, mutati dal regista in marinai. Una scenografia fissa, magicamente rovesciata a specchio nel secondo atto, in cui si susseguono gag che già nel 1997, quando vide la luce questa produzione, dovettero sembrare piuttosto sciocche e di dubbio gusto. Il cuoco che starnutisce nella pentola in cui sta cucinando, le costanti attenzione riservate al deretano della bella Despinetta oppure i versi “Ov’è un acciaro? Un veleno dov’è?”, sublime parodia dell’aulica tragicità dell’opera seria, trasformati nella reazione di Fiordiligi alla vista del conto dell’albergo, scatenano infatti ben poche risate nella gremita sala fiamminga.

Se numerose perplessità desta la parte visiva, maggiori soddisfazioni regala il versante musicale. Cristina Pasaroiu, recentemente impegnata in ruoli di tutt’altra natura come Adriana Lecouvreur, Suor Angelica e Micaëla, affronta Fiordiligi con schietti mezzi da soprano lirico, pregevoli ma comunque non sufficienti. Le agilità e i trilli finiscono infatti per essere regolarmente spianati e la discesa al registro grave (e la parte, si sa, prevede affondi negli abissi contraltili del la sotto il rigo) diventa inesorabilmente problematica. Più a suo agio risulta invece Maria Kataeva: dotata di un bel timbro sensuale dal tipico velluto russo, riesce a essere, se pur debuttante, una Dorabella pienamente convincente nonostante qualche tensione in acuto. Altro debutto è quello della deliziosa, anche grazie a un’invidiabile presenza scenica, Despina di Aylin Sezer, membro dell’ensemble giovanile dell’Opera delle Fiandre e prossimamente in cartellone come Zerlina e Barbarina. La compagine maschile è invece dominata da Riccardo Novaro (Guglielmo), l’elemento più interessante di questa produzione. Baritono italiano troppo assente dai patri palcoscenici, unisce a una solidissima linea di canto, un’ammirevole gusto per l’articolazione e l’accentazione della parola, merito anche del naturale dominio della lingua. Sébastien Droy, Ferrando che dopo la sua aria del primo atto ottiene un solo timido applauso, è un tenore dalle evidenti belle intenzioni e dalle ancor più palesi inadeguatezze tecniche. Completa il cast Umberto Chiummo, maturo ma affascinante Don Alfonso.

Umberto Benedetti Michelangeli dirige l’Orchestra Sinfonica delle Fiandre con algida e metronomica speditezza, non riuscendo comunque a evitare qualche sbandamento degli ottoni. Una menzione particolare è doverosa per il Coro dell’Opera delle Fiandre, particolarmente impegnato nel rappresentare il personale e gli ospiti di questo bizzarro hotel napoletano.