Romantico agrodolce

di Suzanne Daumann

Fa pensare a Orgoglio e pregiudizio - e ci ricorda che Inghilterra e Russia non sono poi così lontane, ma nell'800 l'Europa nella cultura sembrava forse più unita di oggi - questo bell'allestimento di Evgenij Onegin, coinvolgente e riuscito sotto ogni punto di vista.

Angers Nantes,  21 maggio 2015 - Per il suo allestimento del 1997 all'Opéra de Nancy, assai felicemente ripreso qui, Alain Garichot si basa sulle parle dello stesso Cajkovskij. Questi scrisse nel 1877 in una lettera: « … Mi serve una messa in scena senza lusso, ma che corrisponda rigorosamente all'epoca. I costumi devono necessariamente essere dell'epoca in cui si svolge l'azione (cioà gli anni 20 dell'800)… »

Costumi d'epoca, dunque, e scene minimaliste, a cura di Elsa Pavanel: tronchi d'albero nudi, come bois flotté, simboleggiano la campagna, ma anche l'inesorabile scorrere del tempo e del dramma che si va compiendo. Uno sfondo blum alcuni mobili, un abile gioco di luci è tutto ciò che serve per i primi due atti. I bei costumi di Claude Masson permettono di distinguere facilmente i personaggi: Evgenij Onegin elegantissimo in frac, cilindro, pantaloni e stivali da equitazione - un perfetto gentiluomo di campagna. Elegante, arrogante e altero, questo Onegin non può non ricordarci un altro grande personaggio della letteratura della sua epoca, Mr Darcy. Il baritono Charles Rice lo interpreta in modo assai convincente. La tenuta di Lenski è, per contrasto, proprio corretta, con il suo abito nero un po' stazzonato. Si tratta, è chiaro, di un poeta, e il tenore Suren Maksutov gli offre profondità e sensibilità, davvero pregnanti nell'aria del secondo atto.

Sul versante femminile, la njanja Filipp'evna, interpretata dall'eccellente mezzosoprano Stefania Toczyska, si distingue dalle padrone di casa per una cuffia e un abito color miele che richiama discretamente i costumi dei contadini, in cinquanta sfumature di beige. Le dame di casa Larin si presentano prima con vesti semplici e campagnole, in toni chiari per le ragazze, un po' più scuri per la madre; più tardi in sfarzose toilette da ballo. Il gioco scenico all'arrivo degli ospiti ricorda ancora la signora Bennet e le sue figlie, e l'atteggiamento romantico di Tat'jana la delinea come una lontana cugina di Marianne Dashwood. Ma sì, i sistemi politici erano ancora i medesimi un po' dappertutto in Europa...

Gelena Gaskarova, soprano, è Tat'jana. Con voce ampia e luminosa, padroneggia tutti gli aspetti del suo ruolo, e toglie il respiro nella scena della lettera, e si freme di vergogna con lei quando, più tardi, Onegin la respinge. Il notevole contralto Claudia Huckle dà vita e voce a Olga, e spiace che la parte sia così piccola. Degno di nota anche il mezzosoprano Diana Montague quale vedova Larina.

Il terzo atto si svolge in una scena nuda, con un'enorme luna proiettata sullo sfondo. Incontriamo qui il principe  Gremin, interpretato da Oleg Tsibulko, che canta la sua aria con voce di basso di velluto nero.

Ogni membro del cast è perfettamente aderente al personaggio, e così, trasportato dalla musica agrodolce di Cajkovskij e dalla direzione sottile e discreta di Łukasz Borovicz, il dramma si sviluppa, affascinante ingranaggio fatale di convenzioni sociali delle quali ciascuno è, infine, vittima. Non stupisce che quest'opera sia così popolare, con un libretto così psicologicamente esatto, e una musica che lo segue nel dettaglio. Questa sera, la regia ha seguito passo passo la musica. Assistiamo a uno spettacolo intelligente, pregnante, efficace.

Usciamo per la strada, con un po' di malinconia, la testa piena di musica e di domande. Se Mr Darcy non fosse stato salvato da Elizabeth, avrebbe fato la fine di Onegin, avrebbe potuto uccidere in duello il suo amico Bingley? Olga, che ne è stato di lei? Come ha potuto la Russia diventare oggi così lontana, quando un tempo faceva parte di un'Europa ben altrimenti unita?

foto Jef Rabillon per Angers Nantes Opéra