Ah, che piatto saporito!

 di Francesco Bertini

 

Fra i concerti organizzati dal Palazzetto Bru Zane intorno al periodo di Carnevale spicca la serata Le Ventre de Paris, consacrata a un raffinatissimo percorso musical-gastronomico.

VENEZIA, 10 febbraio 2015 - Tra i due festival che coronano la stagione veneziana del Palazzetto Bru Zane, Centre de musique romantique française, si inseriscono alcuni concerti, nel periodo invernale, che quest’anno cadono, quasi per intero, durante il carnevale. La serata più attesa è quella del 10 febbraio: la Scuola Grande San Giovanni Evangelista ospita Le Ventre de Paris che intende omaggiare l’imminente Expo di Milano “Nutrire il pianeta”. La cornice è ideale per accogliere l’allegra rappresentazione di un pasto, nelle sue varie fasi, con una rapida e concatenata successione di brani delle più varie fatture. Lo scorrere della luculliana mangiata è gestito dalle brillanti trovate di Arnaud Mazorati il quale immagina una riunione settaria per celebrare culto e potenza del cibo, coinvolgendo gli spettatori nel rito iniziatico.

Il tocco frizzante, indispensabile a rendere efficace l’azione, è opera di Florent Siaud che idea una fluida drammaturgia e regia. Il contatto diretto con gli ascoltatori e il quasi grottesco rapporto con la tavola rende lo spettacolo divertente e al contempo significativo.

Il programma, suddiviso in cinque sezioni, alterna cospicui passaggi estrapolati dalla Gastromania, un opuscolo ottocentesco dedicato all’arte culinaria, arie da chansonnier e effervescenti lavori di compositori francesi, più o meno noti ai giorni nostri. Si parte con L’arrivo degli iniziati sulle note, tra le altre proposte, di alcuni Chœur pour Orphéon, raccolta popolare per cori dilettanti, con i solisti a cappella, espediente utilizzato anche nel curioso Hymne à trois voix parodié: Liturgie de la gourmandise di Spontini. Segue la sezione A tavola che raggruppa brani di Lecocq, Offenbach, Pradels e Panard, in un crescendo comico d’attenzioni rivolte al momento topico dell’appagamento dello stomaco. Si inneggia all’aperitivo nel divertente Ensamble et couplet de l’apéritif da Sainte Freya, opéra-comiquein tre atti di Edmond Audran, che, senza soluzione di continuità, introduce la terza tranche, più ampia, intitolata La battaglia delle carni.

Le nove proposte annoverano passaggi corposi per i vari artisti: in particolare si apprezzano Le Taureau,air du Toréador parodié da Carmen dove si inanellano i motivi celebri, qui affidati al mezzosoprano, intonati da Escamillonell’opera di Bizet, la versione strumentale del Brindisi "Ô vin dissipe la tristesse" da Hamlet di Thomas, momento parodistico durante il quale i quattro cantanti danno vita ad un simpatico siparietto conviviale, e l’invocazione del baritono nei confronti della tanto vituperata acqua, così necessaria, come sottolinea Raoul Ponchon in Vive l’Eau, ma troppo frequentemente posposta ad altre bevande. La penultima sezione, denominata Strana digestione,affida ancora al mezzosoprano la bizzarra e pedante Chanson du ver solitaire di Vincent Hyspa e di seguito, al quartetto vocale, la cinetica e stravagante Salade, del già nominato Ponchon, che ironizza sui parassiti intestinali citando la celeberrima folie d’Espagne. Suggella il concerto la Guarigione e lieto fine sullo stomaco che governa il mondo che lascia spazio ai solisti, nel tripudio generale provocato dalla gioia delle pietanze. Il bis finale riprende, con il coinvolgimento del pubblico, il ritmato Plus on est de fous, plus on rit à table di Charles-François Panard.

Tra i cantanti spiccano lo stesso Arnaud Marzorati, baritono e ideatore dello spettacolo, e Caroline Meng, mezzosoprano. Il primo evidenzia ottimo fraseggio, dizione godibile, timbro virile e presenza scenica invidiabile, la seconda pone ampia attenzione alla parole, cesellando con efficacia il testo francese. Discutibile, al contrario, la prova del tenore David Ghilardi che palesa disomogeneità, particolarmente evidenti in zona acuta, mente il soprano Camille Poul, nonostante i limiti, ha personalità spiccata. Tra gli strumentisti si segnalano Mélanie Flahaut, al fagotto e al flagioletto, e Daniel Isoir, al pianoforte. Meno pregevole la prova di Isabelle Saint-Yves, violoncellista dai frequenti cedimenti d’intonazione.

La sala, completamente esaurita, mostra di apprezzare l’itinerario alimentare e i giochi scenici basati sul cibo, elemento fortemente legato alla cultura musicale francese ottocentesca.