Incanto a Ravello

 di Isabella Ferrara

 

Fra laboratori e occasioni per giovani musicisti e un sentito omaggio a Pino Daniele e alla sua passione per la musica rinascimentale si schiude lo scrigno incantato del Ravello Festival.

RAVELLO, 29 agosto 2015 - Sulla strada che percorre la costiera amalfitana a ogni curva corrisponde un tuffo dei sensi in un mare che, a perdita d’occhio, si offre incondizionatamente a chi lo vuol godere. Attraverso questo percorso di sogno si raggiunge Ravello, piccola perla e finestra privilegiata su un panorama ineguagliabile per bellezza e armoniosità.

Ed è qui che si svolge, da 63 anni ormai, il Festival di Ravello, famoso in tutto il mondo, scrigno di musica che si apre sempre nuovo per i visitatori fortunati che possono goderne almeno una sera, quando da villa Rufolo, e dal suo incantevole belvedere, si liberano note che sembrano risonare in consonanza con l’armonia del panorama.

Il Ravello Festival 2015 – Incanto – 20 giugno/ 5 settembre quest’anno non si è limitato a concerti per il pubblico pagante, ma ha offerto anche occasione di stage e esperienza creativa per giovani musicisti. È partito, infatti, il progetto culturale destinato a gettare un ponte ideale tra Italia e Bielorussia: l'iniziativa ha visto per una settimana 21 allievi provenienti dalle quattro maggiori scuole – accademia e università – per la Musica e la Danza di Minsk per una full immersion di studio e di perfezionamento artistico. Musica da Camera, Percussioni, Piano Jazz e Danza sono state le piattaforme di una vera e propria operazione di contaminazione culturale.

I giovani artisti hanno aperto la strada, non solo metaforicamente, al concerto di sabato 29 agosto, suonando, singolarmente o in gruppo, in vari angoli della villa verso il palcoscenico del belvedere. Quali presenze discrete ma capaci di evocare un'atmosfera magica e seducente e di fondersi con essa, hanno creato una sorta di viaggio, sono stati il viaggio verso l’Incanto finale.

Alle 21.30 ha avuto inizio il concerto della Nuova Orchestra Scarlatti, diretta dal maestro Gianluca Podio, con una suite sinfonica su temi del musicista e cantante Pino Daniele dal titolo ‘O mare, un lavoro per coro e orchestra con l’intento di raccontare aspetti della ricerca che i due artisti, amici fin dal 1997, hanno condotto insieme. Fra i brani presentati anche alcuni scritti a quattro mani durante il periodo del comune interesse per le musiche del Rinascimento, oltre a temi facilmente riconoscibili tratti da successi senza tempo del musicista napoletano scomparso a gennaio di quest’anno, come Napul’è, Quanno chiove, Terra mia, Chi tene ‘o mare.

La musica leggera che abbraccia la musica classica, che sorprende l’ascoltatore proponendo canzoni conosciute in una veste inedita, arricchita di sfumature inusuali, trasportandolo sulle onde di un’arpa o sui sentieri sinuosi di un flauto, accendendo le luci di tutto un mondo di note e suoni nascosti dietro le parole di una canzone amata, restituendola naturalmente all’infinita varietà della musica, della sua capacità di sintesi e distinzione, unità e molteplicità.

Si passa attraverso alcuni pezzi più coinvolgenti di altri, alcuni arrangiamenti più riusciti di altri fino alla chiusura e al bis, con l’esecuzione di Lazzari felici, la cui ultima strofa recita: "... e rieste all'erta tutt'a nuttata  penzanno addò' si' stato".

Ed è così, si può restare impressionati e “all’erta”, svegli, attenti, stupiti, tutta la notte pensando a dove si è stati, a cosa si è vissuto, in quale favola o quadro o posto speciale si è stati accolti.