L’Ape musicale

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Quarta giornata: epilogo

L'ultima nostra giornata,alla Roque, il 14 agosto, comincia alle 18 al Parc du Château con il gettonatissimo e ormai classico “Concerto dei Professori dell'Ensemble in Residenza”, altra bella tradizione del festival che vede alcuni noti strumentisti francesi e un gruppo ospite esibirsi in programmi rarissimi appositamente pensati. Al Trio Wanderer (trio con pianoforte) si sono aggregati quest'anno i pianisti Claire Désert, Emmanuel Strosser e Christian Ivaldi (il grande pianista francese che costituì uno storico duo con Noël Lee), il fascinoso violinista Olivier Charlier e il simpatico violoncellista Yovan Markovitch, storico componente dell'ormai disciolto Quartetto Ysaÿe. Ecco dunque i quattro pianisti (il quarto è Vincent Coq del Trio Wanderer) prodursi in una sconosciuta quanto interessante trascrizione a otto mani (e due pianoforti) di Emil Kronke de Le Préludes di Franz Liszt, poi il duo Markovitch-Ivaldi in Waldes ruhe dalla suite De la Forêt de Bohème op. 68 di Dvorak, poi lo Scherzo dalla Sonata F.A.E. d Brahms col duo Charlier-Désert e le tre Bagatelle per due violini, violoncello e pianoforte di Dvorak (Charlier, Phillips, Markovitch, Strosser). Esecuzioni davvero impeccabili. Infine il Trio n. 2 per pianoforte, violino e violoncello di Mendessohn col Trio Wanderer, in forma scintillante. Dunque un concerto da camera di gran pregio che ha preceduto l'atteso recital di Benjamim Grosvenor. Che a soli 23 anni è ormai da considerare il pianista inglese più ricercato al mondo, presente nelle maggiori istituzioni concertistiche. Cos'ha di così speciale? In una parola, il suono. Grosvenor possiede mezzi prodigiosi, mani grandi, una corporatura ideale per il pianoforte, ma in particolare una sensibilità al fatto sonoro, alla calibratura del tasto, da vero virtuoso. Ascoltandolo vengono alla mente nomi leggendari. Se n'è ben accorta la Decca che l'ha subito messo sotto contratto e sforna ogni sei mesi sue splendide incisioni. Il suono di Grosvenor, così ricco di rifrazioni infinitesimali e di screziature dai colori pastello, ha illuminato due Preludi e Fughe di Mendelsshon, la Ciaccona di Bach-Busoni, il Preludio Corale e Fuga di Franck e soprattutto Le Tombeau de Couperin di Ravel, vero cuore del programma, in cui Grosvenor ha sfoderato milioni di sfumature timbriche dal pppp al ffff, con l'exploit finale della temibile Toccata conclusiva, dominata con la souplesse dell'assoluto fuoriclasse. Chiusura con Venezia e Napoli di Liszt e tre fuori programma deliziosi: Love Walked in di Gershwin/Grainger, Boogie Woogie Etude di Morton Gould e Mazurca in fa minore op. 62 n. 2 di Chopin. Di Benjamin Grosvenor sentiremo parlare molto nei prossimi anni.

 


 

 

 
 
 

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