Ji-Yeon Mun consacrata al Busoni

 di Federica Fanizza

 La Corea vince a Bolzano. Assegnato alla pianista Ji-Yeon Mun il primo premio del 60°concorcoso pianistico Internazionale “F. Busoni”

BOLZANO 4 settembre 2015 - Primo premio assegnato, per la sessantesima edizione del concorso pianistico internazionale Ferruccio Busoni di Bolzano, nella serata conclusiva che ha portato alla ribalta del Teatro Comunale della città i tre concorrenti selezionati a sostenere l'ultima delle prove con l'orchestra.

Non è scontata, in questa competizione, l'assegnazione del primo premio: era dall'edizione del 2009 che il concorso, trasformato nel 2000 in competizione biennale con eliminatorie negli anni pari e finale nei dispari, non proclamava il vincitore.

E quest'anno la giuria presieduta da Jorge Demus (Busoni 1956) ha voluto emettere il suo verdetto assegnando il primo premio alla pianista sudcoreana Ji-Yeon Mun, classe 1995, che ha spazzato via con l'esecuzione del Concerto n. 2 di Chopin gli altri due pretendenti, l'ucraino Roman Lopatynskyi (classe 1993), che ha eseguito il Concerto n. 2 di Franz Liszt e l'italiano Alesssandro Ferro (1996), con il concerto n. 2 di Bela Bartok.

La giuria risultava interamente composta da artisti già premiati a Bolzano: lo statunitense Jerome Rose, vincitore nel 1961; il brasiliano Arnaldo Cohen, primo premio nel 1972, il tedesco Robert Benz, trionfatore della finale del 1974. Ad essi si affiancavano Boris Bloch, statunitense salito sul gradino più alto del podio nel 1978, i canadesi Catherine Vickers, vincitrice nel 1979, e Louis Lortie primo classificato nel 1984; la pianista russa Lilya Zilberstein, Premio Busoni nel 1987, l’italiano Roberto Cominati, insignito del Primo Premio nel 1993, e Alexander Kobrin vincitore dell’edizione 1999. A rappresentare la corrente sempre più influente del pianismo orientale, la celebre pianista cinese Zhu Xiao-Mei

Il pubblico che riempiva il Teatro Comunale di Bolzano, appassionati locali e ospiti internazionali che seguono tutte le fasi del concorso dalle eliminatorie dell'anno precedente fino alla finalissima, sembrava decisamente schierato per l'italiano Alessandro Ferro, accolto, dopo una strepitosa esecuzione dell' arduo concerto di Bartok, con una lunga ovazione. Il premio del pubblico però è stato assegnato all'ucraino Lopatynskyi, che si è accontentato del terzo posto. Ad Alessandro Ferro il merito di essersi conquistato il favore dell'Orchestra Haydn di Bolzano e Trento, che gli ha assegnato il premio speciale appositamente creato, e il premio della Critica internazionale.

A sostenere tutte le prove orchestrali delle fase final, che prevedeva la selezione dei sei finalisti sulla base dei concerti pianistici di Beethoven, l'ottima prestazione dell'orchestra regionale Haydn di Bolzano e Trento diretta da Arvo Volmer.

Certamente la prova della coreana non ha impressionato particolarmente il pubblico; ma se la giuria si è espressa con questo verdetto, le motivazioni trovavano certamente fondamento nelle prove che vanno oltre la finalissima. Le è stata riconosciuta la semplicità e la facilità esecutiva, continuità di rendimento nelle varie selezioni, senza fuochi d'artificio. E bisogna aggiungere, come espresso da pareri autorevoli del pianismo internazionale, una apertura di credito e una scommessa anche verso le nuove scuole orientali, più volte arrivate alla fase finale della competizione, ma senza ancora pieno riconoscimento.

De resto la giovane coreana Ji Yeong Mun aveva trionfato nel Concorso di Ginevra del 2014, con un percorso di studi tutto interno al suo paese, nella Korea National University of Arts di Seoul, esattamente come un altro suo grande connazionale pianista e direttore Myung-Whun Chung, a consacrazione ormai di un mondo orientale emergente che si sta imponendo anche nel panorama della musica concertistica internazionale.