L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Riparte Veronalirica

 di Andrea R. G. Pedrotti

 

Tiziana Caruso, Anna Malavasi, Rudy Park e Dalibor Jenis sono i protagonisti del grande galà d'apertura per la stagione concertistica 2015/16 del circolo scaligero.

VERONA 11 ottobre 2015 - Chiusa la parentesi dell'Accademia Filarmonica e in attesa dell'inizio della cosa della stagione lirica al chiuso, torna la grande lirica al Teatro Flarmonico. Torna con quello che, più che un concerto di un semplice circolo, si accosta a un gala di una facoltosa, quanto virtuosa, fondazione.

Alla presenza del presidente Giuseppe Tuppini e del direttore artistico dell'Arena di Verona, si sono avvicendati sui legni della sala di palazzo Maffei, l'orchestra della Fondazione, il baritono Dalibor Jenis, il tenore Rudy Park, il mezzosoprano Anna Malavasi e il soprano Tiziana Caruso. Tutti, come già fu lo scorso anno, sotto la guida del maestro Giorgio Croci. A presentare i brani, con dovizia, ma più celermente rispetto ai consueti appuntamenti al pianoforte, è stato, come sempre, Davide da Como.

Programma leggermente più ardito per un pubblico abituato al grande repertorio di tradizione, ma che ha ugualmente saputo cogliere un franco successo. Si è cominciato con l'ouverture dal Tannhäuser Richard Wagner, autentica novità per molti spettatori e per il complesso areniano, che non ha avuto spesso occasione di cimentarsi con l'autore tedesco. Bella esecuzione nel flusso narrativo, priva di sbavature e gestita con precisione dalla bacchetta di Giorgio Croci.

Da Wagner a Verdi il passo è anagraficamente breve e filosoficamente lungo, anche se uno non esclude l'altro. Nell'immagine che gli appassionati si sono fatti dei due autori resta sempre accesa la rivalità, così come “Stride la vampa” di Azucena da Il trovatore, affidata, ovviamente alla voce del mezzosoprano Anna Malavasi, la quale, qui come nei brani successivi, insiste su un'accentazione particolarmente marcata del testo, sottolineandone la passionalità e l'impeto. Ancora Giuseppe Verdi e un titolo notissimo al pubblico scaligero, ossia Nabucco. A interpretar la celeberrima aria “Dio di Giuda” è il baritono Dalibor Jenis, che affronta la scrittura musicale con bella intepretazione e gestione dei fiati. Purtroppo l'assenza del coro ci priva della possibilità di sentir eseguita la splendida cabaletta. Ancora un brano sinfonico, con un'altra opera che ormai raramente si ascolta nei teatri italiani: Adriana Lecouvreur di Francesco Cilea; dramma d'amore nei palazzi del potere, così come tragedia di gelosia fu Otello di Giuseppe Verdi. Soprano e tenore (Tiziana Caruso e Rudy Park), come si confà al loro registro vocale, si fanno attendere sino all'ultimo, ma decidono di presentarsi con gli splendidi versi del grande Arrigo Boito, musicati con la consueta maestria da Giuseppe Verdi. L'elegia di “Già nella notte densa”, porta noi alla pausa e gli artisti al meritato riposo.

Si riapre con il grande romanticismo tedesco e la sinfonia di Der Freischütz di Carl Maria von Weber, colui che ispirò molti grandi contemporanei, come Gaetano Donizetti. Lupi, foreste e mistero tipici del primo Ottocento alemanno ci riconducono al nostro Giuseppe Verdi e all'ostentata crudeltà, in parte dettata da un senso di frustrazione, di Jago, con il grande duetto fra il subdolo alfiere e il moro. Qui Rudy Park improvvisa un accenno di recitazione, a far da contorno al grande impeto di soli e orchestra, specialmente nella chiusa. Applausi fragorosi, infatti, salutano l'acuto conclusivo di Rudy Park e Dalibor Jenis.

A seguire una piccola anticipazione della prossima inaugurazione del 13 dicembre, con La forza del destino, e la bellissima aria di Leonora. Particolarmente appassionata e tecnicamente precisa l'interpretazione di Tiziana Caruso, che affronta “Son giunta… grazie, o Dio!" con bella gestione di fiati e dinamiche. Sfumature e accenti sono ben calibrati e salutati con calore dai numerosi presenti.

Secondo intermezzo sinfonico, con I Pagliacci di Ruggero Leoncavallo, seguiti da un'altra aria simbolo di Verona e della sua Arena. Rudy Park interpreta “Nessun dorma!” dalla Turandot di Giacomo Puccini, aiutato dal notevole volume che da sempre caratterizza la sua vocalità.

Chiusura del programma con l'intero finale di Il Trovatore da “Madre?... non dormi?” sino al finale, salutato da ognuno con festosa gioia.

Bis esclusivamente sinfonico, scelto dallo stesso presidente Giorgio Tuppini, che decide di sfruttare al meglio la presenza dell'orchestra con l'esecuzione della meravigliosa Danza Ungherese N°5 di Johannes Brahms. Bella vitalità nella direzione di Giorgio Croci, adatta chiudere in festa il pomeriggio.

Pubblico numerosissimo e molti ragazzi delle scuole in galleria. Al solito qualche spettatore non ha resistito sulla propria poltrona, dopo l'ultimo accordo, desideroso di recarsi verso l'uscita, amando certamente la musica, ma ossequiando ben poco la pazienza.

In quest'occasione ci piace ricordare la Signora Tuppini, venuta a mancare lo scorso aprile e simbolo della fusione fra i circoli Verdi e Zenatello e il cui lavoro viene proseguito con passione dagli altri dirigenti, capeggiati dal consorte.

L'invito, per chi ancora non l'avesse fatto è di sottoscrivere la tessera per i prossimi concerti (il primo dei quali sarà il primo novembre), anche rammentando lo sconto sulle attività della Fondazione Arena, riservato ai soci.


 

 

 
 
 

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