L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

E Miranda divenne Prospero

 di Giuliana Dal Piaz

L'attrice Martha Henry, che era stata Miranda a Stratford nel 1962, interpreta ora, a ottant'anni compiuti, la parte di Prospero in un allestimento in cui attori e personaggi non sono necessariamente legati al genere.

Stratford, 10 giugno 2018 - Splendida. È la parola che riassume tutte le considerazioni relative alla produzione che lo Stratford Festival presenta, al Festival Theatre, il 10 giugno in prima assoluta: previsto infatti per l’inaugurazione del Festival il 31 maggio scorso, lo spettacolo fu cancellato all’ultimo minuto per una minaccia di bomba, poi dimostratasi inesistente.

Questa è una delle due opere shakespeariane in cui, in questa edizione, una delle maggiori compagnie teatrali canadesi –l’ultratradizionale Stratford Festival – esplora nuovi collegamenti con l’attualità. Dopo la grande attenzione dedicata in Nordamerica alla parità di genere (con relativi eccessi ed esagerazioni), il festival sceglie come filo conduttore il potere nelle sue varie manifestazioni, con il suo opposto, la libertà, e lo fa anche attraverso la libertà di attribuire ruoli importanti indipendentemente dal genere.

“Vedere delle donne in posizione di potere sul palcoscenico, in ruoli tradizionalmente affidati agli uomini, trasmette un messaggio importante” -dice l’attrice Seana McKenna, che interpreta (in veste maschile) il personaggio di Giulio Cesare- “Stiamo sfumando i confini tra i generi. Stiamo dicendo che esistono prima di tutto personaggi e ruoli. Poi, forse, viene il genere”. Il Direttore del Festival, Antoni Cimolino (regista della Tempesta), sottolinea da parte sua: “Il Teatro ha un nonsoché che ci rende capaci di sentire in modo diverso, vedere il mondo in modo diverso e chissà poi comportarci in modo un po’ diverso”, e aggiunge che, in un’epoca che non permetteva la presenza di donne in scena, Shakespeare era l’esperto per eccellenza della fluidità di genere: assegnava a dei ragazzi ruoli di giovani donne per poi travestirle da ragazzi... Logico, quindi, imparare da lui a rinnovare il concetto nelle messe in scena delle sue opere.

La tempesta è l’ultima opera scritta da Shakespeare da solo. Dopo quello che lui intendeva evidentemente come l’addio all’attività drammaturgica, collaborò ancora alla scrittura di un paio di testi. Molto di sentimentalmente autobiografico è stato letto nel personaggio di Prospero, in quest’opera che è – è di nuovo Cimolino che parla – “in parte ‘mistero’, coi suoi testi ritualistici di sopportazione, in parte tragedia della vendetta (che non avrà luogo) e perfino, sostiene qualcuno, l’invenzione della fantascienza, con i suoi viaggiatori intrappolati in un nuovo mondo pieno di strane creature. [...] È anche una pièce sul potere di governo. Sembra che ognuno voglia governare gli altri ma sia incapace di governare se stesso [...] ... l’unica libertà duratura pare risultare dall’autocontrollo personale e dal mettersi al servizio degli altri”. Certo è che Shakespeare deve essersi immedesimato parecchio nel protagonista, lui stesso mago e, con le sue magie, produttore e regista di spettacoli fantastici – e catartici.

La trama è nota: il Duca di Milano, Prospero, spodestato dal fratello Antonio, e imbarcato su una scialuppa con la figlia Miranda, di appena tre anni, approda a un’isola sconosciuta, con un solo abitante, Calibano, figlio del demonio e di una maga, a cui Prospero insegna il linguaggio. Ma ne fa poi il proprio schiavo quando Calibano tenta di violare Miranda. Con l’aiuto dello spirito Ariel, Prospero usa la magia per attrarre all’isola l’usurpatore Antonio e i suoi amici/complici, il re di Napoli Alonso e il fratello di questi, Sebastiano; vuole vendetta ma vuole anche che la figlia Miranda incontri il principe di Napoli, Ferdinando. I due giovani si conoscono e si innamorano, Prospero ne benedice l’unione mettendo in scena una grande festa. Poi, soprattutto per influenza di Ariel, decide di perdonare i nemici e abbandonare per sempre l’arte della magia.

Malgrado il ruolo sia affidato a una donna, resta il nome di Prospero, interpretato dalla grande attrice, nata negli USA ma naturalizzatasi canadese, Martha Henry che debuttò a Stratford negli anni ’60 proprio nella parte di Miranda, accanto a un altro grande attore canadese, William Hutt, congedatosi dalle scene a Stratford nel 2005 nella parte di Prospero. La trasformazione di “lui in lei” nell’opera non solo non toglie nulla alla potenza e alla bellezza della parte, vi aggiunge un tocco di tenerezza materna mai apparso in Prospero, studioso, letterato e mago prima che padre. Martha Henry ha compiuto ottant’anni quest’anno, ma ciò non le impedisce di dare una bellissima interpretazione della Duchessa di Milano spodestata.

La scenografia è efficace nella sua sostanziale semplicità. Gli effetti speciali sono affidati al gioco delle luci, ai suoni, al mostro semovente che appare sulla torre di Prospero ad atterrire i malvagi che lo hanno tradito, e alla festa che celebra il matrimonio di Miranda e Ferdinando, con personaggi celesti (tutte dee) che appaiono in sontuosi abbigliamenti mentre due di loro (due ottimi soprani, in particolare Alexis Gordon/Cerere), cantano una melodia.

Belli e suggestivi i costumi: quello di Ariel ci ricorda che, prima dell’arrivo di Prospero, lo spirito era stato intrappolato in un albero dalla maga Sicorace, morta senza liberarlo. Quello di Calibano indica la natura doppia di essere umano e ibrida creatura di terra e mare. Sontuosi e coloratissimi quelli delle dee durante la festa. Molto semplici invece sia la tunica di Prospero sotto il mantello (quando alla fine abbandona i suoi attributi di maga, Martha Henry ricorda moltissimo l’attuale regina d’Inghilterra...) sia l’abbigliamento di Miranda e le tuniche degli elfi dei boschi. Una curiosità: il mantello di Prospero in questa produzione – quello che, col suo bastone di comando, gli conferisce poteri magici – è stato confezionato aggiungendovi pezzi di stoffa dal costume di ognuno degli attori che, lungo gli anni, ha interpretato Prospero a Stratford, ma anche un lembo del vestito che Martha/Miranda indossò nel 1962.

Foto di scena di David Hou

THE TEMPEST, di William Shakespeare. In scena al Festival Theatre, Stratford, Ontario dal 12 giugno al 26 ottobre 2018.

Regia: Antoni Cimolino. Scenografia e costumi: Bretta Gerecke. Luci: Michael Walton. Musiche: Berthold Carrière. Suono: Thomas Ryder Payne. Maestro di scherma: John Stead. Coreografia: Philippa Domville

Personaggi principali e interpreti:

Prospero: Martha Henry

Ariel, spirito servo di Prospero: André Morin

Calibano, schiavo di Prospero: Michael Blake

Miranda, figlia di Prospero: Mamie Zweitter

Alonso, re di Napoli: David Collins

Sebastiano, suo fratello: André Sills

Antonio, duca di Milano: Graham Abbey

Gonzalo, consigliere di Antonio: Rod Beattle

Ferdinando, figlio di Alonso: Sébastien Heins

Stefano, maggiordomo di Alonso: Tom McCamus

Trinculo, buffone di corte: Stephen Ouimette

Adrian, gentiluomo spagnolo: Emilio Vieira

Francisco, gentiluomo spagnolo: Jonathan Sousa

Iride: Chick Reid

Cerere: Alexis Gordon

Giunone: Lucy Peacock

Marinai, Spiriti, Mostri, Arpie, Ninfe, Rapaci, Cani


 

 

 
 
 

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