L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Mito nella contemporaneità

di Michele Olivieri

L’emergenza sanitaria ci ha imposto un nuovo comportamento. Non si può andare a teatro ma questo non significa sospendere ogni attività e non coltivare più gli interessi, bisogna solo fruirne in maniera differente. Grazie al web importanti proposte arrivano direttamente a casa dando una mano alla cultura e un senso di aiuto per ciascuno di noi. In streaming sul canale televisivo tedesco 3sat, sul canale Youtube del Theaterhaus Stuttgart e sul canale Instagram di Gauthier Dance è andato in ondaThe Dying Swans Project ideato da Eric Gauthier per Gauthier Dance.

STOCCARDA aprile 2020 – Un progetto ben studiato e calibrato che ha dato i suoi frutti – la cultura è inarrestabile –: così Eric Gauthier si è fatto largo nell’incertezza del momento e ha aperto una inedita prospettiva malgrado il lockdown, non solo per i danzatori della sua compagnia ma anche per sessantaquattro artisti provenienti dai campi della danza, della coreografia, della musica e del cinema, attuando in streaming una serie di creazioni che sono andate a formare un unico filmato con le firme di sedici coreografi (otto donne ed otto uomini), i quali hanno creato ciascuno un assolo di danza per i sedici membri della Compagnia del Theaterhaus Stuttgart (un assolo per ogni membro del corpo di ballo). Le commissioni comprendevano anche le colonne sonore originali e le riprese filmate dei sedici brani. Il risultato è stato un occhio del tutto particolare sulla contemporaneità della danza attingendo ed omaggiando la storia mondiale del balletto: i coreografi Mauro Bigonzetti, Bridget Breiner, Virginie Brunelle, Kinsun Chan, Edward Clug, Dominique Dumais, Andonis Foniadakis, Itzik Galili, Eric Gauthier, Smadar Goshen, Anita Hanke, Guillaume Hulot, Nicki Liszta, Constanza Macras, Kevin O’Day, Elisabeth Schilling hanno reinterpretato ognuno con la propria sensibilità il breve assolo ideato da Fokine per la leggendaria ballerina Anna Pavlova, che lo tenne in repertorio costantemente sino alla fine dei suoi giorni, tanto che tra il cigno morente e la stessa Pavlova si instaurò una simbiosi quasi fosse una clonazione naturale, sia nell’immaginario collettivo che nell’essere artista ed interprete.

Il pezzo si rivela, fin dal suo debutto poetico, etereo, malinconico con quella grazia capace di rispecchiare l’incarnazione della disciplina classica accademica quale metafora di vita e morte. Ad oggi rimane uno dei brani del repertorio più celebri ed ammirati, danzato dalle grandi étoile. Di assoluta preminenza è il movimento delle gambe fondato sul “pas de bourrèe suivi” (nel metodo Vaganova viene eseguito dalle donne sulle punte in cerchio girando intorno), non tralasciando l’elemento fondamentale delle braccia le quali devono ricordare il batter d’ali di un cigno. Malgrado la performance si basi su uno schema ben prefissato, è spesso soggetta a modifiche, sfumature e coloriture differenti, e passi aggiuntivi che aiutano a delineare l’interiorizzazione del ruolo. Proprio da questo principio è partito Eric Gauthier ideando il suo attraente progetto, cioè lasciare libera espressione a nuove versioni del brano ponendo al centro le emozioni che da sempre accompagnano l’entrata  della ballerina-cigno, esprimendo la sofferenza di un essere che sta per effondere l’ultimo respiro. L’idea poteva apparire difficile per tecnica, e soprattutto per comprensione, ma la riflessione, o meglio il parallelismo, del destino che ha colpito il mondo intero con la pandemia è sfociato nel bisogno di immediata rinascita nell’estetica delle ali, sinonimo di nuovo volo. L’allegoria tra il mito e l’arte contemporanea si è rivelata, guardando i sedici brani, non un compito arduo ma bensì denso di risultati. I miti ci trasmettono un insegnamento secolare nel quale possiamo scorgere i nostri desideri, e anche se per molti hanno perduto il carattere sacro, per molti altri conservano un valore di monito, aiutando a narrare nuove storie, restituendo una memoria, rivelandoci spesso gli aspetti immutabili della storia umana ed artistica. Ogni coreografo coinvolto nell’operazione, più o meno con ingegno, ha fornito del cigno una figura retorica per mezzo della quale l’autore stesso (e il danzatore o la danzatrice) ha saputo esprimere allo spettatore (tra esterni ed interni scenografici) un significato, non solo teatrale, ma anche universale.

Conclusa la prima fase del progetto, Gauthier ha lanciato la seconda fase, cioè una versione live che verrà presentata il 22 maggio al festival Ludwigsburger Schlossfestspiele, in cui non verranno solamente mostrate le sedici creazioni (dal vivo o tramite filmato) ma dove un membro della Gauthier Dance indosserà le punte per ridare identità alla coreografia originale in palcoscenico. Eric Gauthier inoltre ha contemplato alcune dichiarazioni video di celebri interpreti come Polina Semionova e Diana Vishneva, le quali racconteranno cosa ha significato per loro interpretare La morte del cigno nella memoria della Pavlova e di Fokine. Il programma sarà completato da approfondimenti documentari di Rainhardt Albrecht-Herz che ha seguito passo dopo passo il progetto delle prove tramite la sua telecamera. La serata vedrà inoltre Eric Gauthier nel ruolo di gran cerimoniere, e presentatore di “The Dying Swans Project”. Significativo elencare tutti i sedici titoli i quali coreograficamente parlando hanno risparmiato la parodia, lasciando emergere profondamente la fecondità del talento: La Cigna, Covid Cage, Taleb’s Theory, Emovere, Fallen Wings, AellΩ, Silent Swan, Swanny side of life, Flatternd, Drops, Kamma, Oblong blur, Oloris Oram, Off white, We Were Many, All tomorrow’s parties. Il mito non è una favola ma è una realtà assoluta e moderna, mediante messaggi dal limpido significato, legati alla nostalgia del passato perduto: un modello da seguire tra corpo ed anima, pur oltrepassando i limiti della tradizione.

 

 

 

 
 
 

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