L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

L’anima abbraccia il corpo

di Michele Olivieri

L’emergenza sanitaria ci ha imposto un nuovo comportamento. Il teatro vive ancora di restrizioni, ma questo non significa sospendere ogni attività e non coltivare più gli interessi, necessita solo alternare le abitudini e fruirne in maniera differente. Grazie al web importanti proposte arrivano direttamente a casa dando così una solida mano alla cultura, e un senso di aiuto per ciascuno di noi. Sul canale YouTube del Ballett Staatstheater Nürnberg (Nuremberg Ballet) è stata visibile in diretta streaming la creazione coreografica Blitirí a cura di Goyo Montero.

NORIMBERGA – Nella suggestiva località bavarese, con le sue architetture d'ispirazione medievale, di cui le fortificazioni e le torri di pietra della città vecchia modellano un eccellente esempio, troviamo anche il Corpo di Ballo del Teatro dell’Opera diretto da Goyo Montero. Il direttore ha incluso la sua ultima creazione Blitirí andata in scena il 10 luglio, in prima mondiale, come parte della serata di danza in tre parti Goecke/Godani/Montero. E proprio questa coreografia è stata offerta in uno streaming dal taglio cinematografico (a cura di Stefan Kleeberger), con un’ottima regia e sapienti riprese, dal palcoscenico di uno tra i più grandi teatri tedeschi, costruito in stile Art Nouveau. Il contrasto vistoso, così volutamente marcato ha sottolineato un intento artistico del tutto vivace ed appariscente, ponendo in primo piano il lato estetico che attiene al bello inteso come componente dell’arte. Blitirí rende omaggio alla gioia della danza e alla sua purezza. I corpi degli straordinari esecutori appaiono bilanciati e in torsione, assecondando le dinamiche in piena compattezza. I ballerini danzano all’unisono, al ritmo di una musica lieta che altro non è che un inno al “ritorno”. Quel ritorno ad una artisticità vissuta nuovamente nella sua totalità. Lo streaming gioca con le prospettive, una tecnica geometrica che consente allo spettatore lontano di ammirare immagini corrispondenti a quelle fornite da una visione diretta in teatro, e questo è già un punto di partenza edificante. L’allestimento elabora a livello scenico dei chiaroscurali ben studiati, i quali, tra ombreggiature, colori e luci intense (a cura di Tobias Krauss), donano risalto e profondità all’ambientazione, anche a livello emotivo e tecnico. Blitirí nel linguaggio medievale significava “parola senza significato” per la quale Montero invece ha trovato il riscatto. Come si legge nell'articolo di presentazione “è un omaggio alla pura gioia dell’espressione della danza e allo stesso tempo una riflessione sul piacere e il peso dell’esistenza dei ballerini”. Ed è esattamente così, ogni intenzione si riflette con perizia, punteggiata da un intrigante mosaico musicale di partiture di W.A. Mozart, PJ Harvey, Bobby McFerrin e Owen Belton. Goyo Montero si conferma artista di primo piano: le sue pennellate coreografiche vengono applicate in maniera sensibile. I corpi si trasformano in cielo e terra, rugiada e prato. La stesura dei colori serve da sfondo all’immagine rappresentata con simbolismi circolari ed ispessiti nella ricerca gestuale. Spiccano i danzatori (Ana Tavares, Stella Tozzi, Sofie Vervaecke, Oscar Alonso, Carlos Blanco, Andy Fernández, Victor Ketelslegers, Edward Nunes, Juliano Toscano con Sara-Lee Chapman, Kate Gee, Karen Mesquita, Michael Garcia, Jaime Segura) assecondando la sperimentazione coreutica, e giungendo  a sorprendenti estremi. Il direttore del Nuremberg Ballet nel finale colpisce il segno, mentre i ballerini vengono sommersi da un cielo di palloncini neri, i quali risaltano ancor di più a confronto delle sgargianti tinte dei costumi firmati da Margaux Manns, come ad ottenere un contrasto di vedute ma anche un contrasto poetico. Fanciullezza, libertà, spensieratezza, leggerezza sono solo alcuni dei valori ai quali lo spettacolo rimanda, tra corse rapide, passi audaci, una commistione di stili e discipline mai scontate, e pas de deux dal gusto romantico, con la sensazione infinita del volo. Nel finale i palloncini scoppiano, quasi fosse in atto una rivoluzione piovuta dal cielo, la scena appare per un momento come un terreno di scontro quale contraltare di un sentimento di nostalgia. Ciò indirizzato a un transito di spensieratezza, nel desiderio di riconquistare piena leggerezza, nei pensieri e nell’animo.


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