Ballerina, chi è costei?

 di Irina Sorokina

A Modena il galà di danza di Svetlana Zakharova con i solisti delBols'oj è un'eccellente occasione per scoprire l'essenza della prima ballerina assoluta, della Diva étoile votata al culto di Tersicore.

MODENA, 5 maggio 2019 - Sembra che tutti sappiano chi sia ballerina. "Mia figlia fa ballerina", "questo ragazzo è un bravo ballerino", "quell'altro è un ballerino di Amici" e così via. Insomma, con questa parola si indica un persona che balla, sia tip tap o danze caraibiche non importa. È vero quando si tratta della lingua italiana. Tutto cambia, però, se si tratta della Russia, l’erede sia dell’Impero Russo sia dell’Unione Sovietica, pure quella un impero.

C’erano una volta i teatri imperiali. Godevano dell’attenzione speciale della corte e di alcuni zar, soprattutto usufruivano dei finanziamenti cospicui, usufruivano di mano d’opera preziosa, come Jules Perrot, uno dei creatori di Giselle, Marius Petipa, il padre del balletto classico, senza parlare delle numerose stelle del balletto, a cominciare da Maria Taglioni, la mitica Sylphide, fino a una pleiade do virtuose italiane, capitanate dalla regina delle ballerine milanesi Pierina Legnani, la prima interprete dei ruoli di Odette/Odile nel Lago dei cigni e di Raymonda nell’omonimo balletto. A loro la storia del balletto deve la nascita di un titolo speciale, prima ballerina assoluta. Cioè quella per cui le difficoltà tecniche non esistono e il cui fascino di donna e artista è indiscutibile.

Alla fine dell’Ottocento sul palcoscenico del Teatro Mariinsky di San Pietroburgo apparvero ballerine russe che non avevano nulla da invidiare alle colleghe italiane. Lavoravano sodo, vantavano la “punta d’acciaio”, suscitavano l'ammirazione sincera dei ballettomani pietroburghesi che spesso occupavano le prime file in platea. Una di loro, Matilda Kshessinskaya, divenne l’amante dell’erede del trono e futuro imperatore Nikolaij. Riuscì a capire la tecnica delle ballerine italiane e eseguì i trentadue fouettés en tournant, vertiginosi giri sulle punte codificati dalla grande Legnani. Diventò la prima ballerina assoluta di nazionalità russa.

Da quel momento tanta acqua passò sotto i ponti. Il pomposo titolo lo ricordano in pochi, ma il concetto rimane. “Ballerina” in russo significa “prima ballerina assoluta”, cioè una danzatrice in possesso di tecnica, fascino e qualità artistiche eccellenti che le permettono di ricoprire ruoli mitici quali la Sylphide, Giselle, Nikiya, Kitri, Aurora, Odette/Odile, Raymonda, Medora. Insomma, una Diva.

Svetlana Zakharova è una di quelle elette. Non citiamo qui la sua biografia, nota a ogni amante del balletto classico. Svetlana Zakharova: prima ballerina assoluta o, come dicono i francesi, étoile, prima ballerina del Teatro Bol’soj di Mosca e la Scala di Milano.

Arriva al Teatro Comunale Luciano Pavarotti di Modena con un’anteprima dello spettacolo intitolato Svetlana Zakharova e i Solisti del Teatro Bol’soj di Mosca che presenta un divertissment composto da coreografie di Gordeev, Bigonzetti, Possokhov, Vasiliev e Hirayama e un nuovo balletto di Possokhov Mademoiselle, in cui alla stella russa è affidato il ruolo di Coco Chanel. Inutile aggiungere altro: il teatro è gremito, il pubblico emozionato.

La prima parte si apre con Last tango, un passo a due sulla musica di Astor Piazzolla, coreografato da Vyacheslav Gordeev, una delle glorie del balletto sovietico, già primo ballerino del Bol’soj e da molti anni direttore artistico di una propria compagnia, Russkij balet. Il balletto L’ultimo tango a Parigi, ispirato dal romanzo di Robert Ellie e al film di Bernardo Bertolucci, ebbe la prima al Teatro Bol’soj nell’ormai lontano 1996 e, insieme a pezzi di altri autori, segnò un'epoca: l’arrivo al teatro-simbolo del potere delle coreografie contemporanee. All’epoca, la creazione di Gordeev vantò interpreti quali Nadezhda Gracheva, Mark Petetokin, Sergey Filin.

Circa vent’anni dopo, nel 2014, Gordeev ha riproposto l’Ultimo tango, stavolta con gli artisti del Russkij balet, rivisitando la coreografia e aggiungendo video proiezioni. Il passo a due, sulla musica celebre di Libertango, gode una certa popolarità e apre la parata di passi a due e assoli uniti sotto il nome di Divertisment a Modena. Nei panni dei protagonisti, un parigino di mezza età, in crisi profonda per la morte della moglie, e una giovane donna, Ana Turazashvili e Mikhail Lobukhin. Lei, di fisico statuario e gambe chilometriche, in un abito corto nero dalle maniche lunghe e lui, sciolto e grintoso, in bianco e nero, conducono con maestria il gioco eterno tra la femmina e il maschio, ballando una passione travolgente e quasi malata, condannata a finire, e mostrando un’intesa perfetta e una grandissima tecnica nelle prese spettacolari.

La Diva fa la sua prima apparizione nell’ormai famoso duetto dal balletto Caravaggio coreografato da Mauro Bigonzetti sulla musica di Bruno Moretti. Con questo pezzo, che abbiamo visto interpretare da molti ballerini celebri del nostro tempo, il gioco eterno tra la femmina e il maschio continua, rivelando sensi e sfumature completamente diversi. Corpi di una rara bellezza, quello di Svetlana e del suo partner, l’italiano Jacopo Tissi, vestiti di color beige, interagiscono nel modo delicato e passionale, accennando alla fragilità umana e all’amarezza presente in ogni rapporto.

Un interesse particolare suscita l’assolo maschile Letter to Nureyev, coreografato da Yuri Possokhov, già il primo ballerino del Bol’soj e oggi un coreografo affermato, sulla musica di Ilya Demutsky. Poche, davvero poche sono ancora le persone che hanno potuto vedere il balletto Nureyev sul palcoscenico storico del Bol’soj, creato dal triumvirato Kirill Serebrennikov (regia), Ilya Demutsky (musica), Yuri Possokhov (coreografia), già autori di un lavoro notevole, sempre al Bol’soj: Un eroe del nostro tempo ispirato dal famoso romanzo di Mikhail Lermontov. Nureyev aveva suscitato polemiche tanto accese che la prima era stata clamorosamente annullata e nelle date stabilite al Bol’soj era andato in scena il vecchio Don Quisciotte.

Nureyev è un balletto classico, ma, prima di tutto, è un fenomeno di teatro, e il vero leader della produzione del Bol’soj finita quasi con uno scandalo è il regista Kirill Serebrennikov e non il coreografo Yuri Posokhov. Serebrennikov ha creato uno spettacolo interessantissimo; si tratta del teatro totale dove la danza convive con elementi dell’opera lirica e del cinema, senza parlare di molte letture dei documenti dell’epoca, quali lettere e denunce.

E proprio delle lettere si tratta nel gala a Modena, o, precisamente di Lettere a Rudy. Nel lavoro di Serebrennikov e Possokhov sono presenti due scene di cui protagonisti sono l’Allievo e la Diva. L’assolo dell’Allievo viene accompagnato dalla lettura delle lettere di Charles Jude, Manuel Legris e Laurent Hilaire e di quelle della Diva, dalle lettere delle sue storiche partner Alla Osipenko e Natalya Makarova.

È davvero magnifico l’assolo dell’Allievo (interpretato al Bol’soj da Denis Savin e a Modena da Vyacheslav Lopatin). Sulla scena vuota si vede soltanto la sbarra, “l’amica” di ogni ballerino che lo accompagna per tutta la vita. Un ballerino snello, vestito di pantaloni neri, giacca verde e golf color vino (nell’Unione Sovietica fu curiosamente chiamato “vodolazka”, un termine difficile da tradurre, che si riferiva a un indumento da subacqueo), dalle doti fisiche incredibili, si esibisce in un monologo piuttosto lungo che, però, non stanca mai lo spettatore. Il giovane uomo mostra leggerezza e morbidezza nel movimento, a volte sembrava che stesse scherzando. Adun certo punto si toglie la giacca e la danza è diventa sempre più libera ed eterea. Colpisce per i salti acrobatici, i giri spettacolari, le cascate di chaine, ma le prodezze tecniche non sono mai il suo vero scopo, rivelano l’animo tormentato e quasi sanguinante di un artista. Non per nulla questo assolo è affidato a Vyacheslav Lopatin, un ballerino tanto versatile, unico del suo genere: un grande artista, appunto.

E sono sempre i ballerini maschi i protagonisti di Underwood, creato dal Ivan Vasiliev, uno degli artisti del Teatro Bol’soj, diventato famoso in tutto il mondo grazie alla tecnica fortissima e l’espressività particolare. Due giovani stelle del Bol’soj, Denis Savin e Anton Gaynurdinov conquistano il pubblico con spirito virile e grandi virtuosismi.

Un pezzo celebre ormai, Revelation creato dalla coreografa giapponese Motoko Hirayama sulla musica di John Williams appositamente per Svetlana, conclude la prima parte della serata. La creazione risale al 2006 e l’étoile russa lo aveva interpretato in tutto il mondo. Sulle note struggenti, divenute celeberrime, Svetlana affronta il pubblico da sola, “in compagnia” di una sedia. Non è aiutata da una qualche scenografia o da un costume particolare, si presenta con i capelli lunghi sciolti, veste un abito leggero chiaro lungo che mette in risalto la bellezza quasi incredibile del suo corpo capace di movimenti e pose impossibili. È un monologo importante di una donna, di una persona che accenna alle difficoltà esistenziali, alle tragedie vissute e alla forza quasi disumana che le permette di superare ogni cosa e sopravvivere. Grande étoile, Svetlana colpisce per le sue doti fisiche, davvero eccezionali, le sue linee che possono essere paragonate a delle lunghe melodie, e la sua forza espressiva. Revelation provoca nel pubblico qualcosa simile a una catarsi.

Nella seconda parte della serata viene presentato il nuovo balletto del collaudato tandem Possokhov-Demutsky che, al primo sguardo, non risulta altrettanto convincente, se paragonato a Un eroe del nostro tempo e Nureyev. Mademoiselle racconta la vita della famosa stilista Gabrielle (Coco) Chanel in modo dinamico, laconico e didascalico. La musica di Demursky è difficile da ricordare, una volta usciti dal teatro; gradevole all’orecchio, non ha una fisionomia tutta sua, ma, del resto, conosciamo molti balletti di successo e, addirittura, dei capolavori, creati sulla musica non proprio geniale. Possokhov racconta la biografia della famosa stilista non soltanto col linguaggio coreografico, ma ricorre anche ascritte proiettate o parole pronunciate, come avveniva in Nureyev; stavolta si avvale della collaborazione di Alexei Frandetti (libretto), Maria Tregubova (scenografia), Ivan Vinogradov (luci), Ilya Starilov (video). La nuova creazione appartiene al genere del balletto narrativo e presta un’attenzione particolare alla descrizione dei singoli personaggi.

Tutti loro facilmente rimangono nella memoria e nei cuori degli spettatori grazie agli interpreti affascinanti e brillanti. La divina Svetlana primeggia su tutti; gli occhi sono puntati su di lei, sulla sua figura snella, gli occhi ammirano la sua grazia impareggiabile, la mente apprezza le sue qualità d’interprete che le permettono di disegnare l’evoluzione di una donna in tutta la sua complessità. Ma quel che colpisce di più è la maturità raggiunta. Compie quarant’anni tra poco, Svetlana, ed è ancora più bella di quando ne aveva venti.

La affiancano un irresistibile Jacopo Tissi nel ruolo di “Boy” (Arthur Capel) che Coco amò, e un focoso Michail Lobuchin – Etienne Balsam, il suo amante e finanziatore - mentre Vacheslav Lopatin presta la sua grande personalità al personaggio di Serge Lifar, che interpreta il ruolo di Apollo nel famoso balletto di George Balanchine. Bravissimi tutti gli altri interpreti.

Mademoiselle ha ancora tempo per cambiare, crescere e migliorare; il suo debutto a Mosca avverrà alla fine di giugno. Il pubblico modenese la accoglie con entusiasmo.

Siamo partiti dalla figura della prima ballerina assoluta. Nella danza classica europea, anche per diventare una ballerina di corpo di ballo, si deve iniziare da piccole e possedere fisico perfetto e bellezza del volto. La futura prima ballerina assoluta affronta mille difficoltà e sacrifici sulla strada del servizio all’unico Dio, la danza, appunto. Diventa una prigioniera di Tersicore, una schiava di bellezza. Spesso lascia dietro le spalle la vita quotidiana e arriva a capire quali sono “le leggi immanenti della danza classica”, secondo l’espressione del critico russo Valerian Svetlov, contemporaneo alle grandi ballerine italiane a cavallo dell’Ottocento e il Novecento. Tra queste persone è Svetlana Zakharova. Donna, Diva, Ballerina.