Dieci anni di Fenice

di Francesco Bertini

Dopo il terribile incendio del gennaio 1996 La Fenice di Venezia riaprì al pubblico il 14 dicembre del 2003 con un concerto diretto da Riccardo Muti. Il teatro veneziano celebra oggi i dieci anni di attività nella sua sede ricostruita e lo fa con la Nona di Beethoven diretta da Lorin Maazel, concertatore della prima opera allestita alla fenice dopo l'incendio, La traviata. Solisti Ekaterina Metlova, Kate Allen, Jonathan Burdon e Luca Tittoto.

VENEZIA, 14 dicembre 2013 - Il 14 dicembre 2003 il Gran Teatro La Fenice inaugurò la propria attività dopo i lunghi anni di esilio, al Palafenice, per il terribile incendio che lo colpì il 29 gennaio 1996. In quel dicembre si tenne un concerto storico diretto da Riccardo Muti, primo evento di una settimana interamente dedicata alla musica, con le bacchette più importanti a livello mondiale, culminante poi nel concerto di Capodanno a Venezia, divenuto ora uno degli eventi di punta della programmazione annuale.

A reggere le fila di una ricorrenza di tale richiamo è stato chiamato un direttore profondamente e lungamente legato al Teatro Veneziano, Lorin Maazel che nella sala del Selva debuttò nel 1955. Dopo i saluti di rito, guidati con inappuntabile savoir-faire dall’attrice Ottavia Piccolo, e i ringraziamenti per i dieci anni di lavoro e crescita rivolti a tutti i lavoratori del Teatro, con una nota di merito ad Orchestra e Coro, il direttore ha guadagnato il podio per dare avvio all’esecuzione della Sinfonia n.9 in re minore op. 125 per soli, coro e orchestra di Ludwig van Beethoven, preceduta dall’inno nazionale. Il colossale capolavoro della maturità beethoveniana è stato scelto per il carattere celebrativo, ormai insito nella concezione occidentale di questo lavoro, e per il messaggio di pace condiviso dai popoli. La prolungata gestazione che impegnò il compositore per svariati anni, secondo la consuetudine del cosiddetto terzo stile dell’autore di Bonn, portò alla scrittura di una sinfonia completamente nuova nell’assetto, nelle forme e nella concezione. L’introduzione di un testo cantato, nell’ultimo movimento, l’ampiezza delle strutture e un timido approccio a motivi ricorrenti fa di questa composizione un punto di rottura, mai più riconciliabile con il passato, e un ponte verso il futuro culminante nelle sperimentazioni novecentesche.

Lorin Maazel, direttore avvezzo ad affrontare il repertorio più recente, rilegge la partitura alla luce di una visione tardoromantica, quasi decadente, che nella dilatazione delle agogiche sottolinea gli interventi delle singole sezioni orchestrali. Maazel frammenta la struttura beethoveniana ma appesantisce la resa della concertazione, spesso elefantiaca nell’incedere. Il terzo movimento, Adagio molto e cantabile, è forse quello che maggiormente si giova delle scelte del direttore statunitense il quale predilige e fa risaltare la cantabilità. Tra i solisti sfigura Ekaterina Metlova, soprano dall’emissione acidula e calante, mentre si distinge Luca Tittoto, basso. A completare il quartetto Jonathan Burton, tenore e Kate Allen, mezzosoprano. Positiva la prova di Coro e Orchestra della fondazione veneziana. Al termine della serata, nella sala festosamente illuminata si sono levati applausi calorosi per gli esecutori con particolare successo per il direttore.