L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

D'amore e di morte

 di Andrea R. G. Pedrotti

 

Daniela Schillaci, Marina de Liso, Max Jota e Mario Cassi sono le voci che, per la stagione di Veronalirica, delineano un percorso fra Eros e Thanatos attraverso un programma non banale, che spazia da Haendel a Puccini, da Rossini a Verdi, da Donizetti a Gomez.

VERONA, 24 gennaio 2016 - Se è vero, e noi pensiamo sia così, il mondo è trainato dalle passioni, come la passione verso la musica che guida i dirigenti del circolo di Veronalirica, la passione per eccellenza dell'umanità e comune a entrambi i sessi è, senza dubbio, l'amore. L'amore, tuttavia, non è solo gioia, complicità, affetti, ma anche dolore e morte. Eros e Thanatos sono la linea guida dei rapporti umani, con la loro manifestazione dirompente dalla letteratura dalla seconda metà del Settecento fino al termine dell'Ottocento. Questo il sentore che ci ha guidati nel pomeriggio al Filarmonico e che ha avuto la propria genesi nelle arie d'apertura di questo concerto veronese. Mario Cassi, al suo debutto al circolo scaligero, presenta “Cruda, funesta smania” dalla Lucia di Lammermoor di Gaetano Donizetti. L'impeto anima Enrico di Ashton, pronto a ostacolare l'unione fra la sventurata sorella e Sir Edgardo di Ravenswood. Prima aria del concerto, prima aria della carriera a Veronalirica di Mario Cassi, il quale canterà questo ruolo per la prima volta a Piacenza fra meno di un mese. Nel tema dell'amore, non poteva esserci miglior inizio se non un'opera tratta da un capolavoro immortale del romanticismo letterario, come La sposa di Lammermoor di Walter Scott.

L'amore e la sua smania cominciano ad avvincerci, ma non sempre il finale deve essere tragico, come nel capolavoro di Donizetti, con i due amanti congiunti solo dal "Nume in ciel", non sempre "l'ira dei mortali" è foriera di morte, perciò ci conviene fare un salto indietro nel tempo, e dal 1835 (anno di composizione della Lucia di Lammermoor) passiamo al 1819 con Rossini e Bianca e Falliero. “Tu non sai qual colpo atroce” è il gradito ritorno di Marina de Liso al Teatro Filarmonico, dopo la bella prova nell'Italiana in Algeri del 2014 [leggi la recensione]. La cantante conferma la crescita degli ultimi anni con il passaggio a un repertorio più lirico, rispetto ai titoli barocchi che hanno caratterizzato la prima parte della sua carriera. L'origine artistica le consente di mettere in luce un fraseggio curato e molto elegante, arricchito da una gran precisione in una coloratura maturata verso un belcanto rossiniano. Siamo a Verona, la città dell'amore sventurato, ma Bianca e Falliero ha, quale cornice delle vicende narrate, Venezia. Siamo sempre in Veneto, la città lagunare può definirsi anch'essa patria del principe dei sentimenti e ascoltiamo una rarità, ossia Fosca di Antonio Carlos Gomes, ambientata sempre a Venezia, grazie alla voce del tenore brasiliano Max Jota, il quale ha interpretato con grande passionalità la romanza di Paolo “Intenditi con Dio... Ah! Se tu sei fra gli angeli”. Nel melodramma del compositore carioca torna il finale tragico dell'amore impossibile e sventurato senza speranza alcuna. È Daniela Schillaci a proporci la cavatina di Leonora da Il trovatore di Giuseppe Verdi “Tacea la notte placida”. La giovane narra a Ines di essere innamorata di Manrico, con il racconto delle immagini della sua pura passione amorosa. Quella di Leonora è una confidenza, ma chi più di due amici sono capaci di confidarsi nella propria intimità, perché l'amore è un sentimento intimo e privato, come intima e privata è la soffitta del quartiere Latino, che ospita Rodolfo e Marcello. L'uno confida all'altro i propri tormenti nel gestire il sentimento nei confronti di Mimì e Musetta. “In un coupé” è sicuramente uno dei più bei duetti del melodramma italiano e bravi sono Max Jota e Mario Cassi nell'interpretare le chiacchiere fra il poeta e il pittore, in attesa che la tragedia della giovane ricamatrice si compia in tutto il suo irresistibile struggimento.

Rivali e confidenti anche Norma e Adalgisa in un altro tormento, l'amore della sacerdotessa di Irminsul per la prole generata con l'uomo che ha stregato entrambe. Marina de Liso e Daniela Schillaci (che hanno interpretato recentemente l'opera assieme) cantando “Mira, oh Norma”, raccontano come una madre arrivi a ricevere consiglio da una vergine alunna, seguendo l'assennatezza della giovane solo verso i figli. L'amore per Pollione, infatti, travierà entrambe, conducendo Norma stessa alla morte, assieme al proconsole romano, proprio nell'estremo accento dell'amore.

Dopo una piccola pausa di riflessione (l'intervallo) ci accingiamo ad ascoltare un altro aspetto dell'amore; quella gelosia - ahinoi - parimenti componente dell'animo umano. Il monologo di Ford, interpretato ovviamente da Mario Cassi, “È sogno o realtà” è immagine del sospetto reso ridicolo non tanto da chi intona l'aria ma dal timore che l'uomo desiderato da Alice sia Falstaff, sconfitta ancor più grave per l'ego virile di Ford.

Ritorno al barocco per Marina de Liso con Rinaldo di Georg Friedrich Händel. “Lascia ch'io pianga” viene affrontato con grandissima precisione e attenzione al fraseggio e racchiude in sé tutto il sentimento e l'esperienza maturati dalla De Liso in questo repertorio. L'amore si avvicina al tragico epilogo, Thanatos s'appressa e, a Verona, è Romeo a chiamare la sua Giulietta, dopo l'avvelenamento simulato di quest'ultima, con l'aria “Giulietta, son io” dall'opera di Zandonai, cantata con grandissima espressione da Max Jota. Proprio con questo brano, nel 2012, il tenore brasiliano vinse il premio Zandonai a Riva del Garda. Se l'amore giunge al termine - o al suo compimento - resta sempre la speranza, spesso fallace, a guidarci. Butterfly spera e si figura il ritorno del suo Pinkerton in “Un bel dì vedremo”. Daniela Schillaci, in questo modo, ci ha guidati dal sogno di Leonora, amorosa verso il suscettibile menestrello Manrico, fino a quello di Cio Cio San, speranzosa nel ritorno dell'uomo che le aveva dato un figlio. L'amore è anche malizia in ogni suo momento e ce lo dimostra l'impertinente lettura di Marina de Liso e Mario Cassi, ottimi interpreti del duetto di Il barbiere di Siviglia fra Rosina e Figaro.

Torna il presagio di morte e il gaudio dell'amore sta cessando nell'approssimarsi di una fine di morte o di abbandono, preceduta dalle effusioni carnali narrate Cavaradossi in Tosca, con “E lucevan le stelle”, affidata, ovviamente, alla voce di Max Joda.

Morte, sacrificio, tradimento e amore a far da suggello a tutto nel grande quartetto del Rigoletto “Bella figlia dell'amore”. Gilda muore per amore dell'uomo libertino, vittima dell'amore apparente e funesto del padre, che, indirettamente, avrebbe armato i fendenti di Sparafucile.

Non si deve pensare che la chiusura ci racconti di un concerto malinconico, poiché quello del 24 gennaio è stato uno dei pomeriggi di maggior successo per Veronalirica, nonostante il freddo cittadino di questi giorni. Per rammentarci che tutto questo è letteratura e che la vita va affrontata con fiducia verso il futuro tutti i cantanti si sono riuniti per intonare (con applauso ritmato del pubblico) il brindisi della Traviata, perché, infine, tutto sia follia nel mondo ciò che non è piacer.

Come sempre tutti i brano sono stati presentati da Davide da Como, con l'accompagnamento musicale di Patrizia Quarta.


 

 

 
 
 

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