La festa di Laura

 di Roberta Pedrotti

Il ciclo del Sabato all'Accademia Filarmonica di Bologna si inaugura con un apprezzato concerto del duo composto dal pianista Olaf John Laneri e dalla violinista Laura Marzadori.

BOLOGNA, 5 marzo 2016 - E dopo il ciclo dedicato al quartetto d'archi, l'Accademia Filarmonica di Bologna dà il via, nella stagione del suo trecentocinquantesimo compleanno, anche alla rassegna cameristica del sabato pomeriggio.

Il primo sabato all'Accademia è in compagnia del pianista Olaf John Laneri (come il nome suggerisce, origini per metà svedesi e per metà italiane) e della violinista Laura Marzadori, festeggiatissima profeta in patria. Benché, infatti, non sia poi così raro rivederla imbracciare il violino nella sua città natale, l'affetto si rinnova sempre palpabile per questa bella ragazza bionda dall'aria semplice, senz'ombra di divismo glamour ma sempre elegante in un abito nero fasciante non alla portata di tutte, vincitrice a soli venticinque anni del concorso come spalla al Teatro alla Scala di Milano e forte di uno splendido curriculum come solista e camerista, ma anche tanti ricordi di una carriera che, fin dall'età più tenera, non ha mai scordato le splendide sale, note e meno note, in cui, a Bologna, è possibile fare e ascoltare buona musica.

Il programma ha come assi portanti due capisaldi del repertorio per violino e pianoforte: il Gran Duo (Sonata in La maggiore D 574) di Schubert e La primavera (Sonata in Fa maggiore op. 24) di Beethoven. Segue, come gran finale, un divertissement in cui il protagonismo è tutto per l'archetto, la Fantasia brillante sopra la Carmen di Jenö Hubay, e pure incentrato sul violino sarà il bis, la Méditation dalla Thaïs di Massenet, in cui alla tastiera non resta che occuparsi di quel poco che, nell'opera, avrebbe qui da fare l'orchestra.

Fra virtuosismo, brillante o lirico, e dialogo cameristico, si bilanciano bene le personalità dei due interpreti, entrambi molto concreti nel loro vivere la musica, intelligentemente sobri, schietti e onesti nel loro franco duettare, poco inclini alla trascendenza o alla singolarità eclatante dell'artista. Eppure differenti: più riservato, pacato Laneri, viceversa più teatrale la Marzadori, energica e appassionata nella gestione sia dei colori sia del vibrato, più fisica e temperamentosa che levigata esteta del suono e del virtuosismo, indubitabilmente salda nella tecnica e dunque capace di riviverla secondo le sue esigenze espressive. Senza perdere una misura e un'eleganza rigorose e innate, non sembra preoccuparsi d'essere sfacciata, quasi aspra a tratti, nelle danze di Carmen, là dove, poi, partecipa con intensità alla lacerante crisi mistica di Thaïs. Insomma, Laura Marzadori ribadisce di non essere solo l'enfant prodige di Bologna, ma la ragazza che, seconda donna nella storia e una delle più giovani in assoluto, ha debuttato in un'orchestra direttamente dal leggio più prestigioso d'Italia: un gran talento, certo, ma anche un carattere forte e agguerrito come pochi. Una musicista da cui non ci si aspettano smancerie, ma quella incisività, quella duttilità d'interprete che le permettono di cogliere nel segno del melodramma - anche condensato in qualche pagine di riduzione o di assolo strumentale - così come del repertorio cameristico, asciutto, schietto, ben calibrato nel suo duettare con il tocco morbido ma netto di Laneri.

Grande successo, inevitabile, perché, sì, c'è l'affetto dei bolognesi per Laura, ma è l'affetto motivato e orgoglioso per il vero talento della violinista Marzadori. E la sala dove Mozart sostenne il celebre esame d'ammissione corretto da Padre Martini ancora una volta vibra di musica e gioiosa condivisione.