Andrea Leasi e Xu Zhong in concerto a Verona

Ligi alla grammatica

 di Andrea R. G. Pedrotti

Il debutto del nuovo direttore principale della Fondazione Arena, Xu Zhong, avviene all'insegna del classicismo viennese e di uno scrupolo tecnico non animato da particolari guizzi interpretativi.

VERONA, 18 marzo 2016 - Finalmente sale sul podio dell'orchestra della Fondazione lirica Arena di Verona il nuovo direttore principale Xu Zhong. Il maestro cinese, che inaugurerà il prossimo festival estivo con la Carmen di Bizet, si presenta al pubblico veronese con un programma che ben poche indicazioni ha fornito ai presenti riguardo future prestazioni operistiche e, comunque, circa il suo modo di affrontare il grande repertorio tipico dell'anfiteatro scaligero. Forse ci sarà dato sapere qualcosa in più nel corso del concerto che terrà nel mese di maggio al teatro Filarmonico e non al Ristori, come avvenuto in questa occasione.

Il programma è partito da Mozart, ha toccato Haydn, per tornare al genio di Salisburgo, e, come in occasione del concerto diretto da Marco Boemi, è stata una prima parte dell'orchestra della Fondazione (il cornista Andrea Leasi) a eseguire la parte solista.

Tutti brani molto famosi, uniti esclusivamente dall'arco cronologico, la città di riferimento dei due compositori (Vienna) e da un organico strumentale non troppo dissimile.

Abbiamo cominciato con la Sinfonia n. 35 K. 385 in re maggiore “Haffner” di Wolfgang Amadeus Mozart. Qui Xu Zhong ha dimostrato una buona propensione per il repertorio: molto composto sul podio, dirige con buona precisione. Nell'arco dei quattro movimenti le sezioni sono ben equilibrate e le sonorità risultano vibranti, senza eccedere nell'impeto. Buona esecuzione, dinamiche appropriate, molta tecnica, ma, a parer nostro, poco trasporto. Dei quattro movimenti il secondo e il terzo, ossia Andante e Minuetto seguono disciplinatamente la partitura, ma risultano fin troppo a sé stanti, anche per a pause molto lunghe fra i movimenti stessi. Per far meglio intendere il senso di ciò che abbiamo ascoltato, sembrava di assistere a quattro sinfonie indipendenti, ben eseguite, ma prive di corpo e fluidità.

Non muta la tonalità nel secondo brano, con il Concerto n. 1 per corno e orchestra in re maggiore di Franz Joseph Haydn. Sulla distinzione dei tre movimenti vale lo stesso discorso fatto per la “Haffner”, udita poco prima. Non si distingue molto l'Adagio centrale dall'Allegro d'apertura e chiusura. Bravo e preciso in cornista Andrea Leasi, il quale esegue le parti di sua competenza con dovizia, senza sbavature e con buone intenzioni di fraseggio. Bene anche il direttore Xu Zhong nell'accompagnare il cornista dell'orchestra della Fondazione Arena e dell'Orchestra da camera di Mantova.

Dopo un breve intervallo è stata la volta dell'esecuzione della Sinfonia n. 36 K. 425 in do maggiore “Linz” di Wolfgang Amadeus Mozart. Anche qui abbiamo ascoltato una bella unità fra le sezioni e una buona unità musicale, nel contesto d'un brano caratterizzato da una partitura priva di insidie particolari, se non interpretative. Gli archi hanno palesato, ancora una volta, un suono vibrante, anche se le differenze di intensità si avvertivano poco e la tecnica è stata sicuramente protagonista maggiore del fraseggio.

Nella “Linz”, come nei brani precedenti, notiamo una diffusa avarizia di sfumature, specialmente nell'esecuzione delle parti da suonare in piano o pianissimo.

Tutto il concerto è stato caratterizzato da eccessivi stacchi temporali fra i diversi movimenti, che si differenziavano ben poco fra loro per intensità. Ripetiamo, nulla da eccepire su un'esecuzione ligia alla grammatica del testo, ma il rischio - purtroppo concretizzatosi - era quello di trovare dei professori impegnati in un saggio di conservatorio più adatto a dei loro eventuali allievi. Disponendo di un'orchestra che sa suonar molto bene, si poteva osare certamente di più. Al termine nessun bis, applausi di cortesia e molta freddezza da parte del pubblico.

Purtroppo l'interesse fatica ad accendersi per un concerto sinfonico con un programma fin troppo simile a quello diretto pochi giorni or sono da Marco Boemi: le strutture dei due appuntamenti erano praticamente identiche e la drammaturgia alla base della scelta dei programmi molto latente. Senza andar troppo lontano alla ricerca di autori meno eseguiti, ma restando ugualmente su Mozart e Haydn, si sarebbero potuti scegliere molti altri brani per organico simile ma con legami e suggestioni più originali e intriganti.

Il prossimo appuntamento con la stagione sinfonica della Fondazione Arena di Verona è per il 24 marzo, al teatro Filarmonico, con il maestro Francesco Ivan Ciampa, il mezzosoprano Clarissa Leonardi e il soprano Mihaela Marcu, ambedue presenti nella recente produzione di Rigoletto, sempre a Verona [leggi la recensione].